sabato 7 marzo 2015

La riforma della Boldrini (Boldrini chi?)




















Mentre un milione (!) di immigrati dall’Africa sta per invadere l’Italia, mentre l’Isis – oltre alle solite orrende nefandezze - sta distruggendo immensi patrimoni storici e artistici dell’umanità come Ninive e Nimrod (la città della Torre di Babele), mentre l’Italia è alle prese con una criminalità sempre più spudorata, e mentre il mondo politico e amministrativo sta affogando nell' indecenza di sprechi, mazzette, privilegi e vergognosi emolumenti, il Presidente della Camera Laura Boldrini ha emanato un provvedimento d’urgenza atteso da tutto il popolo italiano, ignorante e ciuco.

Da ora in poi non dovremo più dire Il Presidente della Camera, ma La Presidente della Camera; addirittura, spiega la Boldrini, “a tutela della dignità della persona, in conformità a quanto previsto dagli articoli 2 e 3 della Costituzione”.

Nientemeno! Ci voleva una riforma grammaticale (sgrammaticata) per riformare l’Italia, per dare dignità alle donne, per portare finalmente la giustizia nel nostro scandaloso Parlamento.

Così non dovremo più dire Il Ministro, ma La Ministra, e via dicendo, ove si tratti di una donna: chissà perché questo termine al femminile mi fa pensare alla cucina, e al brodo Star.

Non conosco gli studi fatti dal Presidente della Camera Boldrini; ma si dà il caso che in italiano non tutto può essere femminilizzato con un articolo o con una desinenza –a. Ci sono ad esempio delle parole che hanno il femminile diverso dal maschile, per cui al termine Presidente (usato comunemente anche per il femminile, ovviamente) corrisponde il termine Presidentessa, come al termine Professore quello di Professoressa. È così, se la Presidentessa Boldrini vuole rispettare la grammatica, oltre che la Costituzione (che ha ben altro per la testa con gli articoli 2 e 3).

Vedi ad esempio, il Vocabolario Zingarelli, voci Presidente e Presidentessa.

Sul termine “ministro” bisogna che si metta l’anima in pace: il femminile "ministra" è cacofonico e fa pensare alle pentole che bollono in cucina (non si vorrà riportare le donne “emancipate” del parlamento al ruolo di casalinghe...). La Boldrini potrà imporre con la sua ordinanza che negli atti parlamentari si scriva: "la ministra tal dei tali...", ma sarà a ridicola memoria di questa donna vanitosa e insipida.

E il termine "sindaco", al femminile, come dovrà essere declinato? E quello di "governatore"? governatrice? governante? 

Inoltre la neo-riformatrice della grammatica italiana dovrebbe sapere che ci sono dei termini maschili ormai entrati in uso per il genere femminile: quali “soprano”, “mezzosoprano”, “contralto”; la Callas era un soprano  e non si offendeva; la Podles e la Garança non si offendono se sono considerate magnifici contralti e mezzosoprani. Si sentirebbero prese in giro se fossero dette soprane e contralte.

Capisco che per lo stipendio che prende, per la vanità che la distingue, per la nullità di cui è la quintessenza, il Presidente della Camera qualcosa deve fare e qualcosa deve dire.
Ma la grammatica è più complessa di un regolamento parlamentare.

E mi sembra che il Presidente non sappia cavarsela né con l’una né con l’altro.

Mi consola il pensiero che oggi è la festa (con il 28 gennaio) di S. Tommaso d’Aquino. Un pensatore sommo: acutezza di pensiero, chiarezza di esposizione, umiltà assoluta.

Il contrario della Boldrini, insomma.





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