giovedì 12 febbraio 2015

Il silenzio delle femministe




Penso che siano molti oggi i motivi per essere "indignati" (non uso altre parole più colorite e più di moda...).

Ecco un bestiario minimale:
Le vergognose sperequazioni tra i lauti appannaggi della casta e i salari (e pensioni) da fame della vil plebe.
Le esose tasse su ogni genere, compreso ora anche “l’erbatico”, cioè la tassa sul proprio terreno. Nemmeno Quintino Sella aveva osato tanto.
Le infinite dispute parlamentari sulle riforme, che da montagne di parole, partoriscono il “ridiculus mus”, il ridicolo topo, di Fedro. Avete presente l’abolizione delle province? del senato? degli enti inutili? delle auto blu? Sono sempre lì.
Gli inverecondi traslochi di poltrone (e poltronieri occupanti) tra le varie sezioni di camera e senato, secondo il vento che tira. 
Lo stillicidio quotidiano dei furti e delle rapine a mano armata, anche con armi da guerra e con famiglia al seguito. Proibito difendersi o dare soccorso, perché il bandito può sbagliare mira, lo Stato no: lui colpisce sempre, la vittima ovviamente.

Se poi allarghiamo l’orizzonte e guardiamo fuori casa, allo sdegno si aggiunge la pelle d’oca.
La guerra civile in Ucraina (che sembra giungere a conclusione, finalmente!), le vittime del Mediterraneo in questi giorni.

E continuano a tenere banco le atrocità dell’Isis, che fanno impallidire anche la barba di Barbablù. 
Le ultime dall’inferno dei jihadisti ci mostrano il rogo medievale del pilota giordano, 21 cristiani copti decapitati ieri, 15 donne irakene sfregiate in faccia con l’acido da altre donne-poliziotto perché trovate senza velo, la ragazza americana forzata all’unione con un tagliagole e poi eliminata.

In particolare, questa violenza cieca e brutale contro le donne è ciò che più mi ripugna.
Ma non vedo intorno a me tanta indignazione nel mondo femminile. 
Dove sono finite le “femministe” che scendevano in piazza contro la società maschilista, contro la Chiesa, contro ciò che (a loro dire) impediva il libero esercizio dei loro “diritti”?

La Chiesa non faceva paura, ma l’islam sì. La Chiesa era capace di opporsi in alcune pretese considerate crimini (come l'aborto), nel rispetto della democrazia. L’islam no. Considera la donna proprietà del marito, e la mette a tacere. Con le buone e (soprattutto) con le cattive.

Non hanno niente da dire ora quelle femministe, tutte ormai ben sistemate nelle varie poltrone di comando e lautamente remunerate, contro lo scempio che viene fatto dell'universo femminile in buona parte del mondo, e soprattutto nel mondo musulmano, anche in Italia?

Silenzio di tomba. Nel senso vero del termine: gli islamisti lapidano, tagliano le gole, riducono in schiavitù, emettono sentenze di morte personali, impediscono l’istruzione femminile, insaccano le donne nel burka per tutta la vita, negano loro la patente d'auto... 

Visto che le femministe hanno perso la voce, facciamo sentire quella “indignata” di Cecilia Bartoli, che interpreta la Juditha triumphans (Giuditta trionfante) di Antonio Vivaldi (1716).

Giuditta, l'eroina biblica che tagliò la testa al generale Oloferne. 

Un pezzo di bravura della Bartoli. E un atto di ribellione femminile contro ogni forma di sopraffazione.

L'Oratorio fu composto da Vivaldi per la liberazione di Corfù dall'assedio dei Turchi. Sarà bene ricordare che la nostra civiltà è stata difesa con eroici sacrifici da valorosi combattenti.

Non esiste una civiltà senza eroi.





2 commenti:

  1. Arrivo tardi...e scusami! Ma hai perfettamente ragione!!!
    Grazie, di questo post, Antonio!

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    1. Sempre in tempo, cara Annamaria, il tuo prezioso apporto :-) e sempre molto gradito ;-))

      Un abbraccio :-)

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