venerdì 2 agosto 2013

Il processo di Kafka, cioè di Berlusconi











L’Italia non è più una repubblica fondata sul lavoro (anche perché il lavoro scarseggia assai); è una repubblica fondata sulle sentenze dei giudici.

Da vent’anni a questa parte questi signori eletti da nessuno, che pretendono di parlare “in nome del popolo italiano”, stanno decidendo come deve essere formato il parlamento e il governo, chi ci deve accedere e chi no, e soprattutto in quale parte i parlamentari devono sedere:  a sinistra.

Esagerazioni? No, pura e semplice constatazione dei fatti.

20 anni fa tutti i partiti di governo (e solo quelli) furono messi sotto inchiesta e con processi allucinanti vennero condannati e spazzati via per finanziamento illecito, quando tutto il sistema politico era allora consociativo ed il PCI aveva le medesime identiche responsabilità degli altri.

Rimase così in piedi solo “la gioiosa macchina da guerra” di Achille Occhetto, pronta a entrare vittoriosa in  Roma, dopo che i cosacchi guidati da Di Pietro (ma non era quello di mani pulite?!) avevano spianato la via: un solo partito al potere. Se non vince da solo...

Scese in campo Silvio Berlusconi e la gioiosa macchina da guerra di Occhetto si rivelò come l’esercito di Mussolini: carri armati da rottamazione e scarpe di cartone per i soldati dell’Armir. Una completa disfatta politica.

Ma, parafrasando Von Clausewitz, la via giudiziaria è la continuazione della guerra in altro modo. E così l’armata cosacca dei giudici milanesi (pagata lautamente da noi contribuenti) si rimise sovieticamente al lavoro per cercare di eliminare quell’homunculus che si era messo in testa di dare voce alla maggioranza degli italiani.

Un uomo che è stato spiato, passato al setaccio, analizzato ai raggi X, alle risonanze magnetiche, ai controlli satellitari, ai raggi ultravioletti, infrarossi, agli ultrasuoni e infrasuoni. In nome del popolo italiano gli hanno fatto l’analisi del sangue e dell’urine, prelevato campioni di capelli sintetici o naturali e di altro materiale biologico, si sono messi al buco della serratura della sua camera da letto e hanno imbastito 50 processi (cinquanta!) in meno di vent’anni. Roba da Jack lo squartatore.

Dopo tanto travaglio, ieri alla fine si è vista la condanna. Non si capisce nemmeno per quale motivo sia stato condannato, come il protagonista del "Processo" di Kafka. Importante che sia stato condannato. Ciò che conta è la preda.

Mi sento vicino al Signor Silvio Berlusconi, per l’inaudita sentenza di condanna di ieri; e lontano anni luce dalla casta dei giudici che lo hanno condannato, con quel ridicolo codicillo di una ridefinizione della pena accessoria.

Una tirata di sigaretta per il condannato a morte. Penosi!

Non credo che Berlusconi fumi; e non credo sia disposto a mettere il collo nel cappio dei Mastro Titta romano-milanesi.

Di certo chi ha perso è l’Italia, una ex-repubblica fondata sui Mastro Titta.

E poi qualcuno ancor oggi osa scandalizzarsi della medievale Inquisizione...


13 commenti:

  1. Buongiorno carissimo Amicus Plato ^_^

    il sorriso è per te, per il resto posso solo citare la frase scritta di un prezioso postatore:

    "I tribunali sovietici al tempo di Solgenitzin dicevano: “Dateci l’uomo, l’accusa la troviamo noi” (Arcipelago Gulag)."

    Lo potrei solo riscrevere a chiare lettere cubitali ma non riesco, ci che posso fare è condividere il post per farlo leggere altrove.

    L'odio, è come croste sugli occhi ma anche sul cuore, fa piombare l'uomo negli angoli più bui e brutti.

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    1. Carissima Terry, il diavolo fa le pentole, ma non è capace di coprirle, dice il proverbio. 50 processi contro una sola persona è troppo anche per il cornuto.

      I giudici (si fa per dire) di Milano-Roma l'hanno fatta fuori del water, e vista l'età, se la sono fatta sui piedi.

      Che tristezza!

      Un caro saluto, estivo, molto estivo, in tutti i sensi :-))

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    2. che paragone infelice quello con i tribunali sovietici.

      un ripassino di storia non farebbe male.

      luca

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    3. Sig. Luca,

      ciò che rende l'uomo infelice è proprio l'odio ma non solo... poichè nell'odio non vi è la libertà, quella vera.
      Infatti la vera libertà dell'uomo consiste nel fare il bene e non nel fare il male. Finchè il bene resta l'oggetto del nostro vivere siamo come pesciolini nell'acqua.

      Purtroppo, l'uomo spesso conosce il peso, la sofferenza e l'ingiustizia dell'essere vittima ma solo quando questo lo tocca da vicino, molto vicino. Invece scorda e non vuol conoscere il peso del carnefice quando la vittima è il "nemico". L'uomo profondo dovrebbe astenersi da tale male, evitando anche l'ipocrisia e l'incoerenza, poichè il bene dovrebbe appartenere a tutti!!! Questa è la cecità di cui parlo e che rende l'uomo egoista capace di volere bene e giustizia per sè ma non per chi odia credendolo semplicemente colpevole, come il sassolino nella scarpa.

      (si parla dell'uomo e non di politica e neanche di sassolini...)

      Spero di essermi espressa bene.

      Per quanto riguarda il ripassino di storia da lei suggerito, allora dovrebbe suggerirmene anche tanti altri, poichè in geografia ho scordato tanto.

      Non è ponendosi su altezzose dune o montagne che si inabissa l'altro, ma è amando e rispettando che ci si eleva.

      "La vera conoscenza non viene dai libri, ma dall'esperienza. Il miglior modo per capire la realtà è attraverso i sentimenti, l'intuizione, non attraverso l'intelletto. L'intelletto è limitato. (Tiziano Terzani)"

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  2. ma in fondo avete ragione voi.

    ridefinire l'interdizione è stata una cosa ridicola.

    a breve si arriverà alla fine degli altri processi e anche quelli non serviranno a farvi cambiare la vostra idea.

    ci tengo a precisare che nessuno vuole farvi cambiare opinione, ma
    intanto in questo processo Berlusconi e molti suoi collaboratori (e presto anche familiari) che non citate mai --come se Berlusconi fosse l'unica vittima-- sono stati condannati per frode fiscale. Kafka c'entra davvero poco.


    Antonio quando ti sarà chiaro di essere stato raggirato per 20 anni dall'uomo che difendi con così tanto amore forse vorrai cancellare anche i tuoi messaggi e non solo i miei.

    mi dispiace sinceramente per tutte le vostre speranze mal riposte.

    luca

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    1. Quando ti sarà chiaro, anonimo Luca, che l'anonimato è la forma di maleducazione meno civile di commento, allora ti risponderò.

      Cancellerò ogni altro tuo commento anonimo.

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  3. Io sono molto perplessa, caro Antonio.

    Come si può condannare un "innocente" ammesso che Berlusconi lo sia?

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    1. Di processi "politici" è piena la letteratura giudiziaria, cara Gianna :-( Quando c'è di mezzo la politica, come si è visto 20 anni fa con la DC, non si cerca la verità, ma un semplice sospetto diventa motivo di condanna. Poi magari si scopre che il condannato era innocente. La Rivoluzione francese ha fatto scuola ("la legge del sospetto").

      Che ci sia un accanimento giudiziario contro Berlusconi bisogna essere ciechi per non vederlo: 50 processi (dico, cinquanta!) unicamente da quando è entrato in politica... Prima era illibato.

      Nel caso specifico la condanna per frode fiscale implica che Berlusconi in persona (il crimine è personale) abbia commesso una frode, quindi ci deve essere una prova provata: un suo documento firmato, una telefonata intercettata, una testimonianza diretta, etc... Nulla di tutto questo; c'è solo il teorema che lui "non poteva non sapere" che alcuni suoi amministratori stavano frodando; anzi, che lui era addirittura l'ideatore della frode. E chi glielo ha rivelato, il mago Zurlì?

      In base a questo teorema ogni imprenditore può essere accusato di ogni crimine che avviene nelle sue aziende, perché non poteva non sapere... Ma per favore! Si dimostri la colpa, e non si facciano teoremi, che van bene solo in matematica.

      Io mi fido più dell'avvocato Franco Coppi, principe del foro e vero galantuomo, che nella sua esemplare difesa (a detta di tutti) ha dimostrato l'inconsistenza di tale assunto e l'insussistenza di prove nei confronti di Berlusconi; piuttosto che dei prevenuti giudici di Milano, i quali formulano teoremi e sentenziano senza nemmeno conoscere il codice (più si dà e meglio è, a Berlusconi).

      Ti pare, carissima Gianna, che i giudici di Roma osassero andare contro il giudizio dei colleghi milanesi nel caso così importante di Berlusconi? Sarebbe stato dichiarare la sconfitta del sistema giudiziario, avrebbero coperto di ridicolo in una causa così clamorosa i colleghi milanesi.

      La mafia parlerebbe di "sgarbo" intollerabile. Noi diciamo che "cane non morde cane".

      Un abbraccio :-)





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  4. Grazie dei tuoi chiarimenti, non sapevo che non sussistono prove...

    Un grande abbraccio, Antonio.

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  5. Il paragone con i processi stalinisti non regge. Se i giudici italiani fossero stati intenzionati a condannarlo senza prove avrebbero svolto il lavoro in due anni, non in venti. Putin, l'amico di Silvio, quando vuol liberarsi di qualcuno lo fa in quattro e quattr'otto. Invece Berlusconi è stato condannato alla fine di tre gradi di giudizio, dopo che ha avuto tutte le possibilità di difendersi e anche da posizioni di potere. E' stato condannato perché, secondo i giudici, che lo devono spiegare nelle motivazioni, si sono raggiunte le prove che per almeno dieci anni la sua azienda ha comprato i diritti di telefilm americani passando attraverso alcuni intermediari, e a ogni passaggio il prezzo saliva. E' stato dimostrato che quelle società fittizie conducevano tutte a Berlusconi. Il guadagno che derivava da ogni passaggio andava a finire nei fondi neri di cui Berlusconi si è servito negli anni per inquinare i mercati, del calcio, da quando comprò Lentini pagando una parte di soldi in nero, della politica, corrompendo De Gregorio e altri parlamentari e poi giudici e finanzieri vari. Lo sappiamo che Berlusconi non ha mai firmato un ordine d'acquisto, ma questo non basta a scagionarlo, come il mandante di un omicidio non è scagionato per il fatto che non ha certo messo per iscritto l'ordine al killer.
    Leggeremo nelle motivazioni su quali elementi i giudici hanno ricavato la certezza che Berlusconi fosse regolarmente informato degli acquisti da parte dei suoi dipendenti. Al profano riesce difficile credere che un imprenditore avveduto non si accorga, per anni e anni, che i suoi dipendenti gli portano in casa prodotti pagati 100 quando si possono comprare tranquillamente a 50, e una volta scoperti non li cacci a pedate.
    Adesso Berlusconi sta cercando di trovare una scappatoia per non scontare la pena, e non essere estromesso dalla politica, in base alla legge Severino che ha votato anche il suo partito. Ma non si vergogna di chiedere sempre privilegi? I suoi elettori invece di prendersela con i giudici, che fanno il loro dovere, dovrebbero rimproverare lui per la pessima condotta di vita tenuta. Se nel 1994, quando fu eletto per la prima volta, avesse deciso di cambiare vita, per dedicarsi solo al governo del Paese, adesso forse potrebbe vantare maggiori risultati conseguiti e aspirare legittimamente a un po' di clemenza per i reati del passato. Ma se fino all'altro ieri ha abusato della sua carica per fare pressione sulla Questura di Milano, inducendo alcuni funzionari a venire meno ai propri doveri, come si può pensare di premiarlo con un atto di clemenza?
    Ciao : )

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    1. Le motivazioni della condanna sono già state "depositate" dal presidente della corte di cassazione ad un... giornalista! L'ineffabile (ma è ancora compos sui?) presidente della corte le ha "spiegate" (si fa per dire) con tanto di intervista. Poi ha smentito di aver detto le cose dette, smentita che è stata seccamente ribattuta con l'esibizione della prova provata (qesta sì!): la registrazione che tutti abbiamo ascoltato.

      Caro ScudieroJones, il presidente (!) Esposito l'ha fatta grossa, e ci fa capire in che mani è la giustizia italiana. Il presidente della corte di cassazione non solo ha "depositato la sentenza" ad un giornalista, cosa incredibile (ma per Berlusconi si può far tutto!), ma ha mentito spudoratamente come un bambino davanti a tutti noi, in diretta.

      A lui andrebbero dati quattro anni, per frode pubblica, altro che a Berlusconi, che è stato condannato senza una prova provata, ma solo con il teorema caro tutti i regimi: non c'è una prova? e noi la inventiamo, quella del "non poteva non sapere".

      Con quella "prova" furono epurati tutti i "nemici del popolo" (cioè del regime) nella rivoluzione francese, al tempo del fascio, dei nazi e dei soviet.

      L'Italia, pur facendo ridere con le bugie di Pinocchio di un povero (ma profumatamente pagato da noi) Antonio Esposito, cerca da venti anni di fare lo stesso con un solo uomo, quello che dà fastidio alla sinistra.

      Gli altri possono dormire sonni tranquilli. Devo fare la lista, cominciando da Greganti fino al Monte dei Paschi?

      Salute

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  6. Premesso che un giudice non dovrebbe mai rilasciare interviste specialmente su un caso che sta trattando, ho ascoltato l'audio dell'intervista, e ho constatato che effettivamente, come dice Esposito, la trascrizione che ne è stata fatta non è totalmente fedele.
    Il giornalista chiede al giudice se il principio del NON POTEVA NON SAPERE è giuridicamente sostenibile. Il giudice risponde di no e spiega che pur essendo un'argomentazione logica non può essere usata giuridicamente. E per farsi capire meglio fa un esempio: Noi non andremo a dire "Quello non poteva non sapere" noi potremmo dire, se la motivazione, eventualmente, "tu venivi portato a conoscenza di quello che succedeva. Non è che tu non potevi non sapere perché eri il capo. Pure il capo potrebbe non sapere. O no? - Eh, certo!- dice il giornalista. "Cioè è sempre una valutazione in fatti.- conclude il giudice - Tu non potevi non sapere perché Tizio, Caio e Sempronio hanno detto che te l'hanno riferito. Allora è un po' diverso". "Eh, certo!" - approva il giornalista. E anch'io. Abbiamo la dimostrazione che i giudici di primo grado, di appello e di cassazione sanno distinguere tra una generica presunzione di conoscenza di un fatto da una conoscenza reale attestata da documenti o testimonianze. Intanto la discussione di questi giorni sta mettendo in luce alcune verità. Sul fatto che Mediaset abbia frodato il fisco per parecchi anni pare che nessuno abbia più dubbi. Si tratta solo di stabilire se questo avveniva all'insaputa di Berlusconi o per suo ordine. Un po' alla volta lo scopriremo.
    Ciao : )

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    1. Il presidente della corte di cassazione (!) ha detto (e poi ha smentito-mentendo- di aver detto) che se Tizio Caio e Sempronio vanno a riferire all'imputato i fatti, allora l'imputato "sapeva", e non semplicemente "non poteva non sapere".

      È questo il punto. Il giudice Esposito, beato lui, ha voluto spiegare il motivo per cui B. (e chi se no?), non è stato condannato per il noto teorema che tutti dicevano, compreso il giornalista che lo ha intervistato ("non poteva non sapere"), ma che "Tizio Caio e Sempronio" lo hanno informato, quindi "sapeva".

      Pinocchi-Esposito ha pensato bene, a pubblicazione avvenuta, di negare di aver affermato questo. Ma guarda caso è stato incastrato proprio dal sistema i giudici hanno spesso cercato di mettere in atto nei confronti di Berlusconi: una registrazione. Solo che, questa volta, la registrazione canta chiaro.

      Gli avvocati Ghedini e Coppi hanno detto che dagli atti processuali non risulta nessuno che abbia riferito a Berlusconi alcunché, e hanno invitato il giudice a fare i nomi di Tizio, Caio e Sempronio.

      L'avvocato Coppi ha anche detto: "Evidentemente io e il presidente Esposito abbiamo partecipato a due diversi processi".

      Caro ScudieroJons, si voleva condannare Berlusconi, e lo si è fatto, in base a un teorema, e non perché "Tizio Caio e Sempronio lo hanno informato". Questa frase è stata smentita dal mentitore Esposito.

      Cosa vuoi di più? Il poveraccio (si fa per dire!) presidente giudice aveva condannato Berlusconi a prescindere, come avrebbe detto il suo compatriota Totò. Solo che Totò era un comico.

      Un genio delle comiche, come la giustizia italiana, ormai.

      Salute :-)

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