mercoledì 7 marzo 2012

Manzoni e Tommaso d’Aquino. Il valore della cultura













Oggi Google, con il suo logo, ci ha ricordato la nascita di Alessandro Manzoni (7 marzo 1785-22 maggio 1873).

Non starò a fare gli elogi di questo genio letterario. Sarebbe come fare l’elogio dell'ovvio.

Mi piace però sottolineare un aspetto, non sempre ricordato. La sua opera ha contribuito a formare l’unità d’Italia; senza le baionette, ma con un’arma più potente, quella della lingua nazionale. Il suo romanzo, studiato e commentato parola per parola, rigo per rigo, in tutte le scuole del Regno, ha unito Nord e Sud, “dall’Alpi alle Piramidi”; scusate, alla Sicilia (mi sono lasciato prendere la mano...).

Oggi però si ricorda anche la morte di un altro gigante della cultura: S. Tommaso d’Aquino (1225-7 marzo 1274).

Anche di lui, come per il Manzoni, e anzi a maggior ragione, appare superfluo tessere le lodi. Chi invece crede di poterlo trascurare, appare simile alla esopica volpe con l’uva.

Il Cristianesimo ha trovato nella filosofia di Tommaso una “via maestra” per giungere alla scoperta della verità; ma anche il mondo intero gli è debitore di acquisizioni definitive.

E che cosa ha portato al mondo intero? La fiducia nella potenza della ragione, che ha il compito di indagare la natura nelle sue leggi e nelle sue strutture.

Le verità soprannaturali, cioè la rivelazione di Dio, sono oggetto precipuo della fede.

Ragione e fede sono, nel loro ordine, sovrane. Questa distinzione (non separazione!) è fondamentale per gli sviluppi di tutta la cultura moderna; la ragione indaga il mondo della natura, e la fede indica quei valori finali che l’indagine scientifica non sempre riesce a precisare. "Gratia non tollit naturam, sed perficit" (Sum. Th., I, 1, 8), la fede non distrugge la natura, ma la porta a compimento.

Ragione e fede, senza invasione di campo, sono ambedue alla conquista della verità tutta intera.

Nel secolo XIII, in cui Tommaso è vissuto, sono state poste le basi dello studio della natura e i fondamenti moderni della civile convivenza.

Tutti coloro che, o in nome della fede o in nome della ragione, hanno voluto sopprimere o mettere in contrasto queste facoltà più nobili dell’essere umano, hanno dato un calcio alla filosofia tomista, e soprattutto hanno provocato guasti indicibili alla società umana.

In che cosa Manzoni e S. Tommaso si possono perciò unire, oltre alla data del 7 marzo?

Ambedue, educati dalla fede cristiana, hanno contribuito a formare una coscienza di grandi valori umani, sempre più attuali in una società che vorrebbe reggersi con il pensiero debole e il linguaggio da messaggini telefonici.




6 commenti:

  1. Quanta Verità, mio caro Antonio!

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  2. grande e bel abbinamento.
    amici insegnanti dicono che i giovani
    sms non sanno più scrivere nè esprimersi. Allarme!!! Hanno il cervello già metà bruciato!!!
    Non pensiamo solo ai soldi...
    sempre grazie
    ciao
    luisa

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  3. A parlare di certi personaggi mi si apre il cuore, in effetti, carissima Gianna :-)

    Questo sono i grandi "maestri" di vera umanità :-)

    Un grande abbraccio :-)

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  4. La povertà del linguaggio rispecchia spesso la debolezza dei valori che vengono propangati dai mass media.

    Ma la "massa", direbbe il Manzoni, non è una somma, ma una sottrazione di cervelli.. ;-)

    Cerchiamo di non lasciarsi massificare, carissima Luisa.

    Ciao :-))

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  5. Quello che mi dispiace è che S.Tommaso d'Aquino poteva osare di più, pensare dio con la ragione, ma hai! Attenti alla Chiesa

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  6. Ma, carissimo Luca,

    S. Tommaso ha osato eccome! :-) Ha dimostrato l'esistenza di Dio con la ragione, attraverso le ben note 5 "vie", che sono quelle su cui ogni persona, anche senza la fede, può percorrere per giungere a Dio, e che in pratica si possono riassumere in una sola: se esiste un universo in movimento, deve esistere un Essere al di fuori del movimento, e cioè trascendente ed eterno nel presente, che ha dato origine al tutto, un Primo principio Assoluto, che è Dio.

    La Chiesa ha fatto della filosofia tomista la sua "via maestra": ad esempio, per dimostrare l'esistenza di Dio si deve partire, come dice S. Tommaso, da ciò che vediamo, dal nostro mondo, e cioè dalla realtà che è mutevole e che ha bisogno di una causa, la quale ha bisogno di un'altra causa, e così via, fino a capire che la prima Causa deve essere incausata (se no, non sarebbe la prima, e avrebbe bisogno di una causa anch'essa, fino all'infinito, senza mai iniziare l'origine del mondo). La prima Causa, cioè Dio, deve essere perciò fuori della catena del movimento, trascendente il tempo e lo spazio, e dunque eterna nel presente: Dio È, il mondo e l'universo diviene, muta. Questo già Aristotele aveva detto.

    Le verità di fede su Dio si basano invece sulla diretta rivelazione divina, cioè su ciò che ci ha rivelato Gesù con la sua incarnazione, morte e Risurrezione. Queste verità vanno al di là della nostra ragione (ad esempio la verginità di Maria, la Risurrezione da morte).

    Sono verità che superano la ragione umana; ma nessuno può impedire a Dio di intervenire con la sua onnipotenza sulle leggi naturali che lui stesso ha creato.

    E questo anche la nostra ragione lo capisce, visto che sta ragionando su Dio, il Creatore e Signore di tutto.

    Superano la ragione, ma la ragione le accetta, perché derivano dalla rivelazione di Dio stesso, che la ragione riconosce come creatore.

    Un caro saluto, e grazie della sollecitazione :-))

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