venerdì 20 gennaio 2012

L'inchino alle vittime del Costa Concordia



Con il passare dei giorni il naufragio della nave da crociera Costa Concordia davanti all’Isola del Giglio ha assunto proporzioni tragiche: 11 morti e 24 dispersi.
A gesti di inconcepibile irresponsabilità, in primis del comandante della nave, hanno fatto riscontro altri comportamnenti degni di rimanere impressi per sempre nella nostra memoria e nel bronzo della storia.
Tra i tanti soccorritori (vigili del fuoco, palombari, elicotteristi, etc.), fra tutti meritano una menzione particolare
- gli abitanti del Giglio (meno di 700 persone in tutto), che hanno dato prova di una straordinaria generosità nell’accogliere e soccorrere gli oltre 4200 naufraghi. Inoltre, molti di questi sono stati strappati e salvati dalle gelide acque del mare proprio dall’intervento immediato degli isolani;
- il Capitano Gregorio De Falco e la sua telefonata dalla Capitaneria di Porto di Livorno, con quelle espressioni colorite e quel termine che nessuno potrà più dimenticare. Non mi riferisco alla sacrosanta (in questo caso) imprecazione “cazzo!”, ben nota nel frasario colorito odierno, ma alla parola “biscaggìna”, per moltissimi di noi del tutto sconosciuta prima; ripetuta più volte dal Capitano De Falco, abbiamo capito trattarsi della scaletta dalla quale i naufraghi stavano scendendo, e che il comandante del Costa Concordia non aveva intenzione di risalire per riprendere il controllo della nave;
- Giuseppe Girolamo, il giovane musicista-batterista della band della nave, che ha ceduto il posto ad un bambino nella scialuppa di salvataggio, e del quale poi si sono perse le tracce. Un gesto di eroismo che parla da solo, e ci commuove.

- Manrico Giampedroni, Capo Commissario di bordo, che ha salvato l’onore dell’equipaggio salvando, come hanno fatto altri anonimi membri della “ciurma”, innumerevoli vite umane ed è rimasto poi a sua volta intrappolato per 36 ore all’interno della nave con un gamba fratturata. È stato poi lui stesso miracolosamente salvato da altri.

È venuto perciò il momento di onorare le vittime e gli eroi di questa assurda tragedia, di omaggiarli con il nostro "inchino".
Lo facciamo con le intense e insieme suadenti note di Franz Schubert, e precisamente con il primo movimento della Sonata in La Minore per Arpeggione e Pianoforte, D. 821, del 1824. L’ “arpeggione” è uno strumento poco noto (un po’ come la “biscaggina” del Capitano De Falco!), una specie di viola da gamba, per cui abitualmente questa sonata viene eseguita con la viola  (da spalla) o il violoncello, e il pianoforte.
In questo caso, al pianoforte la grande Martha Argerich, e alla viola il più grande violista contemporaneo, Yuri Bashmet; virtuosismo e pathos: una esecuzione perfetta, la sua.

8 commenti:

  1. Mi associo al vero inchino, quello alle vittime e ai soccorritori di questa immane tragedia.

    Abbraccio, Antonio.

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  2. Gli abitanti dell’isola hanno compiuto un gesto di carità e di giustizia offrendo la loro disponibilità nei confronti di chi si è trovato nel bisogno. Ma anche a chi è lontano è chiesta carità e giustizia. La carità di una preghiera per chi soffre e per chi ha perso la vita, ragionevole riconoscimento che essa non è nelle nostre mani e che dovremo renderla; Dio è l’unico “capace di dare all’uomo un’accoglienza incondizionata e un amore infinito”, “Davvero il mondo è buio, laddove non è rischiarato dalla luce divina! Davvero il mondo è oscuro, laddove l’uomo non riconosce più il proprio legame con il Creatore e, così, mette a rischio anche i suoi rapporti con le altre creature e con lo stesso creato”. (Benedetto XVI).
    ciao
    luisa

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  3. Sì, un inchino vero, mia cara Gianna, da un genio della musica, da due mitici esecutori, e da tutti noi che abbiamo assistito attoniti alla tragedia del Concordia.

    Un abbraccio :-)

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  4. Sottoscrivo ogni tua parola, carissima Luisa, e faccio mie quelle di Benedetto XVI :-)

    PS. Avrò la gioia di vedere e di ascoltare il Santo Padre in visita nella mia città il prossimo 13 maggio ;-) Così è stato annunciato ufficialmente.

    Un caro saluto :-)

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  5. Ciao Amicus,

    mi unisco anche io al lutto che ha colpito le famiglie delle vittime,e un plauso va non solo agli abitanti dell'isola,al batterista disperso o a De Falco,ma anche ai 300 membri dell'equipaggio,quasi tutti stranieri,che hanno rischiato la loro vita per salvare quella di qualcuno che nemmeno conoscevano. Questi sono dei veri buon pastore,mentre il pastore mercenario che fugge davanti al lupo nemmeno lo nomino.

    Ciao e buona Domenica!

    Max

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  6. Nemmeno io, caro Max, non me la sento di nominare quel comandante, di cui tacere è meglio.

    Hai fatto bene invece ad aggiungere alla lista dei coraggiosi ed eroici protagonisti di questa tragica vicenda quei membri dell'equipaggio che si sono prodigati per salvare i naufraghi :-)

    Tra di essi metto ovviamente l'eroico capo commissario, Manrico Giampedroni, che dopo aver salvato innumerevoli vite umane, è rimasto intrappolato per 36 ore nel Concordia con una gamba fratturata ed è stato salvato miracolosamente da altri.

    Grazie, Max, del tuo prezioso commento, e della tua presenza qui :-))

    Ciao!

    PS. Il tuo commento mi ha obbligato ad aggiungere un paragrafo al post, quello sul Commissario Giampedroni e l'eroica "ciurma" dell'equipaggio.

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  7. Grazie Antonio, di aver ricordato queste persone!
    C'è una piccola-grande Italia che non fa rumore ma che nel momento del bisogno interviene con decisione ed efficacia: dagli abitanti del Giglio a quel batterista che hai ricordato...davvero un eroe!!!
    E' proprio questa la gente che meriterebbe di essere celebrata.
    Ciao!

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  8. Mi ha particolarmente impressionato quel giovane musicista di Alberobello, Giuseppe Girolamo.

    Un gesto eroico, che si è contrapposto e ha debellato tutti gli altri atti di egoismo che sono stati descritti da alcuni passeggeri.

    Una lezione di un giovane a tanti adulti pretenziosi e vacui.

    Ciao, carissima Annamaria :-))

    PS. Scusa il ritardo nella risposta; ho visto il tuo commento solo ora ;-)

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