martedì 28 settembre 2010

Chopin-Gould: la strana coppia



Fryderyk Chopin (di cui quest'anno ricorre il 200° anniversario della nascita) non è solo il geniale e inimitabile compositore dei Notturni, ma anche il “rivoluzionario” della tecnica pianistica, con i suoi 24 Studi.
Ma anche in questi Studi egli sa trasformare un’arida materia didattica in straordinaria opera d’arte, dove sentimenti e pathos rimangono i veri protagonisti, sotto un diluvio di note e di funambolici artifici.

Glenn Gould (1932-1982) è l’impareggiabile interprete della musica clavicembalistica di J. S. Bach.
Nessuno come Gould ha saputo carpirne i segreti e proporli, con esecuzioni memorande. Basterà citare le Variazioni Goldberg. È stato detto, con efficace iperbole, che Gould non suonava Bach, ma “era” Bach.

Bach e Chopin, due autori a prima vista distantissimi: il mondo barocco e razionale, la musica passionale e romantica.

Gould ha suonato pochissimo la musica di Chopin. Non era certo il suo autore preferito…

Ma c’è una composizione che non si è lasciato sfuggire: la Sonata per Pianoforte n. 3, in Si minore, op. 58, del 1844.

In effetti ci sono alcune caratteristiche che la avvicinano alla musica di Bach; la limpidezza espositiva, la struttura contrappuntistica e il ritmo ben scandito fanno apparire questo IV e ultimo movimento della Sonata (“Presto, non tanto. Agitato”) quasi come un Preludio bachiano.

E Gould fa di tutto per farlo apparire tale.

Qualcuno potrà arricciare il naso, nel sentire una sonata di Chopin eseguita come un preludio di Bach. Se ascoltiamo lo stesso brano nell’interpretazione della Argerich o di Ashkenazy o di altri grandi interpreti, sentiamo quanto diverso sia l’approccio.

Ma a me personalmente l’esecuzione di Glenn Gould entusiasma più di ogni altra.
È proprio la limpidezza espressiva, senza tanti chiaroscuri, che francamente non emergono da questa partitura, a convincermi appieno.

Il pathos va saputo cogliere ascoltando attentamente, sotto quel profluvio di note cristalline, la linea tematica portante.

Ovviamente Gould fa apparire semplice un brano quasi “impossibile” da eseguire.

Cinque minuti di musica perfetta, che lascia stupefatti.

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