mercoledì 18 febbraio 2009

Dio e i poeti





Grandi e meno grandi poeti hanno sentito il fascino di Dio e lo hanno espresso nelle loro opere.

Voglio riportare tre brani, di tre epoche diverse, stupendi nella loro brevità, e che una volta letti non si dimenticano più.


1. Dante Alighieri (1265-1321)

Avete il Novo e il Vecchio Testamento
e il Pastor della Chiesa che vi guida:
questo vi basti a vostro salvamento (Paradiso, V, 76-78)



2. Pietro Metastasio (1698-1782)

Dovunque il guardo io giro,
immenso Dio, ti vedo:
nell'opre tue t'ammiro,
ti riconosco in me.

La terra, il mar, le sfere
parlan del tuo potere:
tu sei per tutto; e noi
tutti viviamo in te.



3. Giulio Salvadori (1862-1928)

Piega, o mortale, al peso uman le spalle
giù, tra i fratelli, a migliorarti intento;
e del mistero avrai l’alta parola.

Sarai com’arbor posto nella valle
cui schermo è il monte all’impeto del vento;
e al piè gli s’apre l’umile viola (Accenna il cuore)




In una sola potente terzina Dante esprime la sua fede di “vir catholicus”, di uomo cattolico: sacra scrittura, chiesa e sommo pontefice. Questi sono i fondamenti della fede. Egli sa bene distinguere la figura del papa, vicario di Cristo, che guida infallibilmente la chiesa, dall’uomo Bonifacio VIII, che pur molte volte egli critica nel suo comportamento di uomo.

Le due strofe arcadiche del Metastasio riescono, come commenta il Calzabigi, ad essere più efficaci di dieci volumi di teologia.

Il Salvadori ci ricorda in modo mirabile che solo nel piegarsi verso il prossimo più bisognoso con amore si riesce a scoprire il mistero di Dio e si vedono crescere i primi segni di una vita nuova, dopo il gelo dell’inverno, metaforicamente espressi nell' "umile viola".



Foto in alto: Dante Alighieri, affresco di Giotto (1300 circa), Cappella del Bargello, Firenze

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