sabato 30 luglio 2011

Giorgio Vasari: 500 anni, ma non li dimostra










Il logo di Google è dedicato al 500° anniversario della nascita di Giorgio Vasari: 30 luglio 1511.

Come concittadino del Vasari ne sono ovviamente orgoglioso.

Chi ama leggere Wikipedia, vi troverà vita, morte e miracoli (e qualche banalità) del grande artista aretino.

Ma non troverà il suo straordinario linguaggio, la sua inimitabile capacità di dire le cose con pochi tocchi, la vivezza delle espressioni, le acute osservazioni stilistiche, che rimangono nella memoria per sempre, una volta lette.

Farò solo qualche esempio. Le citazioni le prendo dall’edizione giuntina (1568), pubblicata nella collana I Mammut da Newton (G. Vasari, Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti, 1997).
È anche un invito alla lettura del capolavoro vasariano.

Vita di Giotto

“Aiutato dalla natura et ammaestrato da Cimabue, non solo pareggiò il fanciullo la maniera del maestro suo, ma divenne così buono imitatore della natura, che sbandì affatto quella goffa maniera greca [i bizantini] e risuscitò la moderna e buona arte della pittura, introducendo il ritrarre bene di naturale le persone vive” (p. 150).

Vita di Filippo Brunelleschi

“Molti sono creati dalla natura piccoli di persona e di fattezze, che hanno l’animo pieno di tanta grandezza et il cuore di sì smisurata terribilità, che se non cominciano cose difficili e quasi impossibili, e quelle non rendono finite con maraviglia di chi le vede, mai non danno requie alla vita loro. [...] Come apertamente si vide in Filippo di ser Brunellesco, sparuto de la persona, ma di ingegno tanto elevato che ben si può dire che e’ ci fu donato dal cielo per dar nuova forma alla architettura, già per centinaia d’anni smarrita”. (p. 327).

Vita di Donato [Donatello]

“Fece con straordinaria fatica un Crucifisso di legno, il quale quando ebbe finito, parendogli di aver fatto una cosa rarissima, lo mostrò a Filippo di ser Brunellesco suo amicissimo, per averne il parere suo [...] Filippo rispose che gli pareva che egli avesse messo in croce un contadino”. (p. 352).

Vita di Fra’ Giovanni da Fiesole [Beato Angelico]

“Fu umanissimo e sobrio; e castamente vivendo, dai lacci del mondo si sciolse, usando spesse fiate di dire, che chi faceva questa arte aveva bisogno di quiete e di vivere senza pensieri, e chi fa cose di Cristo, con Cristo deve star sempre. [...] Et i Santi che egli dipinse, hanno più aria e somiglianza di Santi, che quegli di qualunque altro. Dicono alcuni che fra’ Giovanni non avrebbe messo mano ai pennelli se prima non avesse fatto orazione. Non fece mai Crucifisso, che non si bagnasse le gote di lagrime”. (p. 385-386).

Vita di Raffaello da Urbino

“Ben poteva la pittura, quando questo nobile artefice morì, morire anche ella; che quando egli gli occhi chiuse, ella quasi cieca rimase. Ora a noi che dopo di lui siamo rimasi, resta imitare il buono, anzi ottimo modo da lui lasciatoci in esempio. [...] Che invero noi abbiamo per lui l’arte, i colori e la invenzione unitamente ridotti a quella fine e perfezzione che appena si poteva sperare, né di passar lui già mai si pensi spirito alcuno”. (p. 640).

Vita di Michelagnolo Buonarroti

“Il benignissimo Rettore del cielo volse clemente gli occhi alla terra, e veduta la vana infinità di tante fatiche, gli ardentissimi studii senza alcun frutto e la opinione prosuntuosa degli uomini, assai più lontana dal vero che le tenebre dalla luce, per cavarci di tanti errori si dispose mandare in terra uno spirito, che universalmente in ciascheduna arte et in ogni professione fusse abile, operando per sé solo a mostrare cosa sia la perfezzione dell’arte”. (p. 1201).

Michelangelo è per il Vasari il punto di arrivo del cammino dell’arte, nelle sue tre principali discipline: pittura, scultura, architettura.

La sua ammirazione si esprime così, già nel Proemio:

“E ben possiamo certo affermare che e’ non errano punto coloro che lo chiamano divino; poiché divinamente ha egli in sé solo raccolte le tre più lodevolo arti e le più ingegnose che si truovino tra mortali, e con esse, ad esempio d’uno Iddio, infinitamente ci può giovare”. (p. 37).

Michelangelo, come Vasari, è nato in terra d’Arezzo (non di Firenze!), a Caprese Michelangelo, presso Chiusi della Verna.

Prima di me lo ricorda ovviamente il Vasari, che al termine della vita di Michelangelo, di cui era amicissimo, riporta una sua confidenza, tra il serio e il faceto:

“Giorgio, si’ ho nulla di buono nell’ingegno, egli è venuto dal nascere nella sottilità dell’aria del vostro paese d’Arezzo, così come tirai dal latte della mia balia gli scarpelli e ‘l mazzuolo con che io fo le figure”. (p. 1202).

Ecco perché non mi accontento di Wikipedia.

martedì 26 luglio 2011

Con S. Anna, S. Gioacchino, eh!



Dopo aver ricordato S. Anna, la mamma della Madonna, non si può lasciar passare il 26 luglio senza far riferimento anche al papà della Beata Vergine Maria, e cioè S. Gioacchino.

Solo così la festa è completa.

Gli onori a S. Gioacchino li facciamo fare a colui che a questo nome ha fatto grande onore con la sua arte: Gioacchino Rossini (1792-1868).
Il genio di Pesaro non sarà stato uno stinco santo, ma con la sua musica ci ha fatto gustare un po’ di paradiso.

Si deve anche dire, per amor del vero, che quando Rossini smise di scrivere le sue opere, nel 1829, ruppe poi il lungo “silenzio musicale” soprattutto per onorare la sua fede cattolica, con un grande Stabat Mater e soprattutto con la Petite Messe Solennelle (1863).

Una Messa che egli definiva “un peccato di vecchiaia”, che voleva fosse cantata solo da 12 persone, come gli apostoli, e per la quale sperava di ottenere clemenza da Dio per i peccati di giovinezza.

Come si fa a non concedere un posto nel coro dei santi a uno che ha composto un simile capolavoro?

Ho scelto il versetto finale del Gloria, “Cum Sancto Spiritu”, trattato in forma di fuga (le varie sezioni del coro si rincorrono nel proporre il vivace tema musicale), perché Gioacchino dimostra di possedere quello spirito divino che solo può ispirare musiche così sublimi.

L’accompagnamento della Petite Messe è il pianoforte e un harmonium a pedali.
Il massimo del risultato, col minimo degli strumenti. E a prima vista, così discordanti (il profano e il sacro insieme!)

Genio.

Nel video che postiamo, l'esecuzione lascia molto a desiderare.
Ma ho voluto scegliere questa per dimostrare che, comunque si canti, la musica di Gioacchino Rossini lascia sempre ammirati per la freschezza inventiva, oltre che per la sublime bellezza.

Comunque bella!


Cum Sancto Spiritu,
in gloria Dei Patris. Amen.


Con lo Spirito Santo,
nella gloria di Dio Padre. Amen.


La nuvola di Sant'Anna






















Il sole è entrato nella costellazione del Leone, ma nessuno se ne è accorto.
Acqua, vento, temperature freddine caratterizzano queste giornate, invece dei raggi cocenti del “solleone”.

I vecchi contadini parlavano della “nuvola di S. Anna” (26 luglio), che veniva a spezzare la calura estiva.
Ma quest’anno la nuvola di S. Anna è arrivata con qualche giorno d' anticipo e mi pare che non abbia tanta voglia d' andarsene.

Ma non è solo il tempo atmosferico a preoccupare.
Ci sono altri nuvoloni, ben più preoccupanti, che oscurano questo periodo.

Il bagliore devastante della bomba, seguita dal mortale crepitio del fucile mitragliatore, nella “tranquilla” Norvegia, l’ennesimo soldato italiano ucciso in Afghanistan, una inquietante scossa di terremoto in Piemonte, lo sciame sismico dei “terremoti” economico-politici che sta scuotendo da un bel po’ la nostra nazione...

In qualche zona della Toscana la nuvola di S. Anna è chiamata “la tempesta (o turbine) di S. Anna”.
I temporali estivi sono talvolta disastrosi.

Speriamo che tutte queste nubi che coprono il nostro cielo non si trasformino in una devastante grandinata.

I nostri vecchi pregavano S. Anna, la madre della Madonna, la nonna di Gesù.
Noi ci limitiamo a dire: "Piove, governo ladro!"

Ma se invece grandina? Allora dobbiamo prendercela anche con l’opposizione.

“A fulgure et tempestate, libera nos Domine!”


Nella foto in alto: "La sacra famiglia con S. Anna" (fine XVI secolo), El Greco, Ospedale Tavera, Toledo

sabato 23 luglio 2011

L'urlo di Munch




















L’orrendo attentato di ieri in Norvegia, che ha fatto una novantina di vittime, non sarebbe di matrice islamista, ma anzi della destra xenofoba e anti-islamica.

Ho seguito le agenzie di ieri nel fare il post, per cui mi scuso della fallace attribuzione. Il fanatismo islamista ha insanguinato il mondo in questi ultimi dieci anni, dall’11 settembre in poi, e il primo pensiero è stato purtroppo quello.

Ma anche il fanatismo xenofobo e razzista, a quanto pare, ha raggiunto livelli di guardia insostenibili.
La barbarie di ritorno è sempre in agguato e si esprime alla sua maniera: con le stragi.

In questo caso, l’Urlo di Munch si rivolge proprio verso i suoi concittadini: un urlo di dolore per le vittime e di condanna senza appello per i carnefici.

Di casa propria.


Foto in alto: Urlo (1893),  Edvard Munch, Galleria Nazionale, Oslo.

venerdì 22 luglio 2011

Nella civile Norvegia la barbarie islamista



L’attentato islamista odierno contro la Norvegia mi ha profondamente indignato e turbato.

Ancora una volta si deve fare la tragica conta delle vittime: alcune decine di morti e di feriti, a Oslo e nell’isola di Utoya; una carneficina, che ci fa tornare in mente crimini analoghi a Londra (nel 2005) e a Madrid (nel 2004), fino a quello orrendo dell’11 settembre 2001 negli USA.

Ma c’è un motivo particolare per cui oggi mi sento oltremodo turbato.

Quando penso alla Norvegia, oltre alla sua grande storia, penso istintivamente a Henrik Ibsen e a Edvard Grieg, due “amori” che ho coltivato fin dall’età giovanile e che sono gli epigoni moderni di una compiuta cultura.

Non accetto che la barbarie voglia in qualche modo minacciare tale irreversibile conquista.

L’orrore per quanto accaduto può essere espresso in modo adeguato dall’Urlo di Edvard Munch, il celebre dipinto (1893) del grande artista norvegese.

Contro la barbarie c’è solo una risposta: la grandezza dell’arte.

Dal Peer Gynt di Edvard Grieg, tratto dall'omonimo dramma di Ibsen, "La morte di Aase".

Un degno e appassionato tributo alle vittime norvegesi.

giovedì 21 luglio 2011

La bbanda larga (pasquinata)














La notte passata, come ormai mi accade spesso, ho avuto problemi di connessione, solo di carattere internettiano, intendo...
Perciò, in attesa (vana) che all'Adsl passasse il singhiozzo, mi sono messo a scrivere in romanesco. 
Un dialogo tra le "statue parlanti" di Marforio e Pasquino.
È una pasquinata, e il "topos" letterario (non è il mouse, ovviamente) esige qualche "francesismo".
Me ne scuso in anticipo con gli amici/amiche.



“Pasquì, che stai a ffa’ tutta la notte,
invece de ddurmì come i cristiani?
E ‘na volta scrivevi le tu’ bbotte
con un foglio, ‘na penna e co le mani!”

“A Marfo', mo'  le cose so’ ccambiate;
mo’ scrivo cor PC, ‘un so’ più un padulo.
Ma non riesco a scrive’ ste stronzate,
‘sta bbanda larga è stretta come er culo.

Va e viene come er cazzo, è intermittente,
e sto aspettà che tutto se riquadri.
La chiamon banda larga; gnente gnente,
a me me sembra ‘na bbanda de ladri."


Amicusplato

lunedì 18 luglio 2011

Una gradita sorpresa!





In questi giorni di calura intensa
il mio PC ha fuso le bronzine.
Mi c’ero affezionato (ma tu pensa!),
e ho dovuto cambiarlo. Tutto ha fine...

Ma quando ho aperto il nuovo,  con sorpresa,
un bel premio era lì che mi aspettava.
Un saldo di stagione? un buono-spesa?
Ben altro dono il cor mi rallegrava!

Dal blog di Stella mi venia spedito
un fiore ed un sorriso, e un bacio infine.
Gianna, tu sai che il caldo mi è gradito;
ma così, anch’io fondo le bronzine...


Amicusplato

martedì 12 luglio 2011

Amo il caldo!












Questi giorni di calura
son per molti cosa dura.
Io mi sento ancor più baldo,
amo il caldo.

Oggi i gradi eran quaranta,
poi ce l’afa, che ti schianta.
Io resisto a piede saldo,
amo il caldo.

“Ma così finiamo male,
questo è un fuoco già infernale!”
Non lo temo, son ribaldo,
amo il caldo.

C’è chi in centri commerciali
cerca freschi artificiali,
e qualcosa compra in saldo;
amo il caldo.

Io del freddo son nemico,
qui l’affermo e qui lo dico.
Se mi sgridi, io mi riscaldo;
amo il caldo.

"Forse il sole ha folgorato
il buon caro Amicusplato,
che ripete, da spavaldo:
amo il caldo!"

No! Col sole risplendente
mi riposo e non fo niente.
Ecco, amici, perché araldo
son del caldo!


Amicusplato

domenica 10 luglio 2011

La regina dell'estate




Non ci sono più, durante l’estate, le canzoni-tormentone di una volta…

Peccato, perché caratterizzavano le vacanze al mare, e con i loro orecchiabili motivi diffondevano nelle italiche spiagge un valore aggiunto di vivacità e piacevolezza.

Mitico iniziatore, nel 1962, è stato Edoardo Vianello, con “Pinne, fucile ed occhiali” e nell’anno successivo con “Abbronzatissima”. Ma nel 1963 risuonavano anche  “Per quest’anno non cambiare” con la voce di Mina, e  “Sapore di sale” di Gino Paoli.

Da allora, per ogni estate, si potrebbero indicare una o più canzoni che l’hanno caratterizzata.

Mi vengono in mente “Una rotonda sul mare” (Fred Bongusto, 1964), “Lisa dagli occhi blu” (Mario Tessuto 1969), “Summer on a solitary beach” (Battiato, 1981), “Un’estate al mare” (Giuni Russo, 1982), “Vamos a la playa” (I Righeira, 1983)…

“Tutti al mare!”, di Gabriella Ferri (1973), non è stato solo un modo di dire e una canzone-tormentone anch’essa, ma un reale fenomeno di massa, una specie di rito collettivo agostano, che nel corso degli ultimi vent' anni si è trasformato in altre forme e riti vacanzieri.

In questo breve excursus-revival non ho però nominato quella che per me rimane la canzone regina dell'estate.

Si tratta di “Happy together”, dei Turtles, del 1967.

Quando la sentii nella spiaggia di Cesenatico in quella estate, nella cover italiana dei "Quelli” (la futura PFM), me ne innamorai perdutamente; e ovviamente me ne innamorai nella versione italiana: "Per vivere insieme”.

http://youtu.be/U1FfcMmxkJk

Fu il tormentone di quella estate; ma senza essere invadente.

Rimane la mia preferita.

giovedì 7 luglio 2011

Un'ondata di freschezza



Molti sono i modi per attenuare il caldo estivo, e già il ricordarli dà un benefico senso di freschezza.

Ovviamente, una "full immersion", nel senso vero e proprio del termine; e cioè una bella immersione nelle acque del mare. Possibilmente nel Tirreno, il mare più bello.
Ma van bene anche gli altri mari; l’acqua c’è.

Una bella passeggiata in una foresta di conifere. Anche qui suggerisco la foresta toscana, quella casentinese in particolare. Né troppo alta, né troppo bassa. Fresca al punto giusto.
In mancanza di Camaldoli e della Verna, ci si deve accontentare di qualunque altra zona boschiva; rigorosamente di conifere, però.

Per chi deve stare in città, e al chiuso, siamo sempre più condizionati... dal condizionatore.
Senza questo benefico strumento, la casa, l’ufficio, la fabbrica diventerebbero un forno a microonde.
Nella pausa pranzo, arrosto umano.

Naturalmente la doccia rimane un punto di riferimento essenziale, e il naufragare è dolce sotto il getto d’acqua, Leopardi permettendo.

Non può mancare il gelato. Sui gusti si può discutere sempre di più; nella gelateria vicino a casa ne trovo una trentina. Ma per me il gelato è ancora quello con cioccolato e crema (nel corso degli anni ho aggiunto anche la fragola).

Né può mancare il cocomero, autentico miracolo di fruttifera freschezza.
E poi dicono che Dio non esiste… Cosa pensate che mangi il giorno anche Lui, con questo caldo?

In Toscana, nella mia città in particolare, il piatto estivo per eccellenza è la panzanella.
Tra pranzo e cena oggi (anzi ieri, ormai) ne ho mangiata una zuppiera.

Ma anche la musica crea un’atmosfera; e per crearne una di freschezza,  ci vuole l'aria veneziana di Antonio Vivaldi.

Così, per rinfrescare il web, ecco il II Movimento, “Largo”, di quel capolavoro che è il Concerto in Re maggiore per Liuto, Archi e Basso Continuo, RV 93.

Nel video che propongo, il liuto è sostituito egregiamente dall’arpa.

Una fresca onda sonora!

sabato 2 luglio 2011

La conta delle zanzare














Un acquazzone estivo ha rinfrescato
uomini ed animal, natura ed aria.
Ma ad un’azione è stato dimostrato
che corrisponde una reazion contraria.

E così, con il fresco della sera,
ha fatto ricomparsa anche quest’anno
una nutrita ed agguerrita schiera
di zanzare, forier d’ogni malanno.

Di sangue umano ognor sempre assetate,
assalgono il tuo corpo da ogni lato;
e dove le tue membra hai denudate,
di buchi ti ritrovi crivellato.

Ti difendi con schiaffi e con manate,
aggiungendo così beffa ai dolori:
in faccia e altrove rosso di ditate,
e di bozzoli pieno e di gonfiori.

Oramai per stasera mi han fregato,
figlie di un temporale all’improvviso.
Ma il sangue con cui hanno banchettato
e i bozzoli ed i lividi nel viso

domani troveran giustizia pronta.
Andrò a comprare armi più efficienti,
e in aria spruzzerò, per lavar l’onta,
Flit, Ddt, piretro e altri elementi.

E in terra, di zanzar farò la conta.


Amicusplato


venerdì 1 luglio 2011

Luglio, il mese "democratico"



Il luglio sconsiglia impegni gravosi. Sono in agguato i colpi di calore.

Le scuole chiudono, molti vanno in ferie, il parlamento riduce ai minimi termini il lavoro e anche in situazioni critiche si preferisce sopravvivere con un governo balneare, in attesa dell’autunno “caldo”.

In passato però non sembra sia stato così. Le due più grandi rivoluzioni, che hanno dato inizio alle moderne democrazie, hanno il loro punto di riferimento proprio nel mese di luglio.

Il 4 luglio è il giorno che ricorda l’Indipendenza degli Stati Uniti, “Independence Day”.

Il 14 luglio ci fu l’assalto e la presa della Bastiglia, che rappresenta il simbolo della Rivoluzione Francese.

Evidentemente i nostri antenati sopportavano il caldo meglio di noi, abituati com’erano a lavorare anche sotto il solleone, per mettere al sicuro il raccolto di grano con la trebbiatura.

“Dacci oggi il nostro pane quotidiano” non era una preghiera scontata, ma un’accorata invocazione, che nel mese di luglio diventava una concreta realtà. Se l’anno era stato propizio.

Ricordo ancora quei bei grandi pani che mia madre, dopo averli impastati e cotti in forno al punto giusto, riponeva nella madia, riempiendo di profumo tutta la casa…

Altri tempi; oggi le “rivoluzioni” si fanno nella stagione fresca, e il pane si compra involtato nel cellophane.

Per iniziare bene il mese di luglio mi pare appropriata la trionfale musica finale del film “Independence Day” (1996), diretto da Roland Emmerich.

Una bella pagina del compositore inglese David Arnold.