Mi pare utile fare qualche riflessione sui quattro Vangeli.
Poche note, ma essenziali, che siano di stimolo e di guida per una lettura personale.
Voglio partire dal Vangelo di Luca, perché offre alcuni aspetti che sono assai utili per una riflessione iniziale.
Luca è un medico, uno scienziato, e un discepolo e collaboratore di S. Paolo (Col 4, 14; 2 Tm 4, 11; Fm 24).
Proviene dalla cultura greca, e sa che la storia si fa con i documenti. Per questo, come Tucidide, egli inizia il suo libro non con la narrazione dei fatti, ma con una introduzione di carattere metodologico.
Egli ci informa che ha fatto “ricerche accurate” “su ogni circostanza” tra coloro che sono stati “testimoni fin da principio”. Il suo libro è perciò “un resoconto ordinato”, che documenta “la solidità degli insegnamenti” che la comunità cristiana del I secolo annunciava.
È Luca che ci dà notizie storiche preziosissime con le quali possiamo individuare, con grande approssimazione, la data della nascita e della vita pubblica di Gesù.
Luca ci fa sapere che Gesù nacque al tempo del grande censimento di Cesare Augusto (Lc 2, 1), che avvenne intorno all’anno 6 a. C. La nascita di Gesù si deve perciò collocare 5 o 6 anni prima di quello che è il computo corrente, dovuto a Dionigi il Piccolo.
Dionigi il Piccolo, un dotto monaco originario della Scizia, vissuto nel V-VI secolo a Roma, interpretò infatti in modo poco corretto un passo di Luca nel quale si dice che Gesù fu battezzato da Giovanni “nell’anno XV dell’impero di Tiberio”, quando “aveva circa trent’anni” (Lc 3, 1 e 23).
Il dotto monaco intese trent’anni come cifra tonda, eliminando il “circa” del Vangelo.
Di fatto Gesù aveva invece 35 o 36 anni, e l’evangelista Luca con il “circa 30 anni” intendeva dire soprattutto questo: l’età di Gesù era quella di un uomo ormai adulto, che poteva presentarsi al popolo con l’autorità del “maestro”.
Oltre alla metodologia storica, Luca si caratterizza per la capacità della descrizione, sia quando narra i fatti che quando riporta i discorsi di Gesù; la penna di Luca è quella di un grande artista; si potrebbe definire il pennello di un pittore.
Ecco ad esempio come descrive il ritorno di Gesù come “rabbi” nel paese che lo aveva visto crescere:
“Si recò a Nazaret, dove era stato allevato; ed entrò, secondo il suo solito, di sabato nella sinagoga e si alzò per leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; apertolo trovò il passo dove era scritto: ‘Lo Spirito del Signore è sopra di me’… Poi arrotolò il volume, lo consegnò all’inserviente e sedette. Gli occhi di tutti nella sinagoga stavano fissi sopra di lui. Allora egli cominciò a dire: Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi” (Lc 4, 16-21).
Una descrizione così viva, che sembra di essere presenti.
Ma l’aspetto più caratteristico di Luca è quello evidenziato anche da Dante (De Monarchia, I, 16) con una espressionbe perfetta: “Scriba mansuetudinis Christi”, lo scrittore della bontà di Cristo.
In Luca infatti sono riportate le parabole del figliol prodigo, della pecorella smarrita, del buon samaritano, del povero Lazzaro, che indicano la predilezione di Gesù per i poveri e per i peccatori. E quasi certamente era di questo Vangelo la narrazione dell'adultera salvata dalla lapidazione, episodio che troviamo nel Vangelo di Giovanni.
Solo Luca fa presente che, tra i due ladroni, uno si pentì: “Gesù, ricordati di me, quando sarai nel tuo regno”. “Oggi sarai con me in Paradiso”.
È il Vangelo che parla più diffusamente di Maria, la Vergine “piena di grazia”, la “Madre del Signore”, colei che “tutte le generazioni chiameranno beata”.
Buona lettura!
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