giovedì 17 settembre 2009

La pioggia: poesia e prosa














È notte e piove.

Qualche lampo fragoroso squarcia la tenebra e la quiete notturna.

Non ho paura dei fulmini; ma la connessione Adsl sì, e a ogni scarica, la spia del modem trema di spavento.

La pioggia ora è diventata un temporale. Sento l’acqua che batte a ogni lato della stanza, come in un assedio: preme dal tetto, dalle finestre, dai muri perimetrali. Tranne che dal piano di sotto.

Continuo a scrivere, accompagnato dal crepitio continuo delle gocce, che in certo senso accompagna il battere delle mie dita (i due indici, ovviamente) sulla tastiera.

Mi vengono perfino pensieri poetici, mi torna in mente D’Annunzio: “Ascolta, piove…”

La poesia mi fa alzare le dita, cioè gli indici, dalla nera tastiera comprata a buon mercato in un discount in tempo di saldi.

E mi fa alzare anche gli occhi verso l’alto, verso il soffitto… e in un angolo mi par di notare una macchiolina scura, che diventa sempre più larga.

La poesia lascia immediatamente il posto alla prosaica realtà. Il nemico si è aperto una breccia tra la grondaia e la parete, ed ora sta penetrando a gocce nel mio studio.

Cerco di correre ai ripari, con l’aiuto della tecnologia più sofisticata, cioè con una bacinella.

Ma un fulmine guizzante e fragoroso manda in tilt la luce del condominio e l’Adsl…

L'acqua è l'archè, il principio dei tutte le cose, diceva Talete.

E anche la fine di questo post.


Nessun commento:

Posta un commento