mercoledì 30 aprile 2008

Il decalogo dell'utente di Oknotizie

Io sono Oknotizie!


1. Non sono il Signore Dio tuo. Cercane un altro al di fuori di me.

2. Critica ogni tanto il mio nome. C’è un apposito pulsante (feedbacks), usalo! Sono un algoritmo umano, e quindi imperfetto.

3. Non stare sempre in adorazione davanti a me. Ricordati di alzarti ogni tanto e di sgranchirti le gambe. Fai qualche festa; prendi un po’ d’aria.

4. Onora gli amministratori Antirez e Trent. Sono i miei genitori. Non dimenticarlo, quando viene il momento della defaillance.

5. Non uccidere gli altrui post senza un vero motivo con i tuoi No. La pena di morte è in mora quasi ovunque.

6. Non tradirmi con altri aggregatori. Rimani aggregato/a solo a me, (amore!)

7. Ruba notizie più che puoi, fresche come mozzarelle di bufala; ma che non siano bu
fale.

8. Non usare nick falsi. Dio perdona. L’algoritmo no.

9. Non desiderare l’Home Page degli altri più bravi di te; (di quelli meno bravi, sì).

10. Non desiderare il karma degli altri; (se il tuo karma è zero, sì).

martedì 29 aprile 2008

Ben venga maggio...!

Maggio è certamente uno dei mesi più belli dell’anno.

Ha ispirato la musa dei poeti: basterà ricordare Leopardi (A Silvia), che con un solo aggettivo riesce a descriverlo perfettamente:

* Era il maggio odoroso

Più prosaicamente, è il mese in cui finalmente si può tirare un sospiro di sollievo, per essere riusciti a superare i rigori dell’inverno:

* Le pecore si contano a maggio.

Per questo è il mese della speranza, che non si deve mai perdere:

* Coraggio!… che dopo l’aprile viene il maggio!

Il tepore primaverile e qualche opportuna pioggia portano gradite sorprese:

* Maggio: un fungo per assaggio.

L’inizio del mese (calendimaggio) era una volta dedicato all’allegria e alla gioia. C’era l’usanza di attaccare un ramoscello di pianta selvatica (gonfalon selvaggio) alle porte delle case e di ‘cantar maggio’, cioè canti in rima.

* Ben venga maggio e il gonfalon selvaggio!

Può sembrare a prima vista incredibile, ma con il mese di maggio, cioè con la buona stagione, riprendeva anche un’attività purtroppo molto frequente: la guerra. Le varie città armavano i loro eserciti e andavano a guadagnarsi la pagnotta e qualcosa di più combattendosi tra di loro e portando a casa la preda degli sconfitti.
Per questo nelle allegorie medievali dei dodici mesi, il mese di maggio è spesso raffigurato con un cavaliere con la lancia in resta.



(Allegoria del mese di Maggio. Museo del Duomo di Fidenza)


La guerra era una “attività” che si doveva fare col tempo buono, altrimenti si rischiavano altri pericolosi e non retribuiti malanni.

* Meglio morir in guerra di ferite, che nel letto per una polmonite!

(Ma quest’ultimo detto è di un antico scrittore toscano o di un anonimo attuale?)


Il mese di maggio è per i credenti il mese mariano. E il primo maggio è per tutti la festa dei lavoratori.


Ben venga maggio, dunque!

giovedì 24 aprile 2008

Padre Pio da Pietrelcina. Un santo tra di noi.



















Ancora una volta si vede la distanza che c'è tra la gente del popolo e quelli che dovrebbero capirla e rappresentarla. I post dedicati alla figura di Padre Pio a Oknotizie ne sono una chiara testimonianza.

P. Pio era piccolo di statura, ma rimane una figura gigantesca del XX secolo. Ha operato un’infinità di bene in un’epoca segnata da un’infinità di male.

Moltissimi segni prodigiosi sono avvenuti per sua intercessione, testimoniati da persone ancora viventi, e refertati da perizie mediche e scientifiche.

Moltissime persone hanno ritrovato la pace e la serenità nell’incontro con questo umile frate, brusco nei modi, ma sapiente e ispirato nel guidare le coscienze.

Milioni di persone in Italia e in tutto il mondo lo invocano per avere un segno di speranza e di consolazione. E i gruppi di preghiera a lui dedicati, presenti un po’ ovunque, sono punti di riferimento di pace e di bene per la società, e non solo per la chiesa.

La ricognizione sulla salma di Padre Pio, a 40 anni dalla sua morte, è una normale prassi ecclesiastica. Per ogni santo, dopo un certo periodo di tempo, viene fatta una ricognizione scientifica; devono essere esaminate le spoglie mortali, per documentarne l’autenticità ed eventuali fatti prodigiosi.

Che poi l'imponente afflusso dei fedeli per la grande devozione e il grande amore a S. Pio da Pietrelcina abbia anche dei risvolti economici a S. Giovanni Rotondo e zone limitrofe, questo è nella natura delle cose. Non dobbiamo dimenticare inoltre che il grande ospedale di S. Giovanni Rotondo, voluto da P. Pio, è frutto della carità del popolo.

Se non si riesce a capire perché milioni di persone si muovono verso questo umile frate, sarà difficile capire che cosa muove realmente il cuore della gente.

Ho scritto questo post perché P. Pio sia accolto anche nel mondo degli internauti.



Foto in alto: Chiesa di S. Pio da Pietrelcina (1994-2004), Renzo Piano (S. Giovanni Rotondo, Foggia)

Il bello di Oknotizie

Il mondo è bello perché è vario. Così anche il mondo di Oknotizie.

Ecco alcune cose che mi hanno colpito.

* Immaginarsi Kuros come un satirello scatenato. Trovarselo invece davanti con una faccia da bravo ragazzo educato. Ciro, ma eri tu nel video, o il tuo secondo account?

* Parlare teneramente con Paloma in un lungo thread, e accorgersi alla fine che è un uomo.

* Postare una notizia, lunga una pagina, e dopo un microsecondo trovarsi addosso 4 NO. 4 super strong, o 4 super stronz?

* Discutere animatamente su Dio con Dio (nick) che non crede in Dio.

* Chiamarsi Good_Luck e avere come karma 33. Buona fortuna!

* Veder stazionare in Home Page dei post da suppost.

* Fare un post sul Nano di Arcore e trovarsi subito in Home. Fare un post su Silvio Berlusconi e finire subito a ramengo (semplice nota apolitica).

* Fare un post sui bugiardi e venire colti con le mani nel sacco altrui (eheheheh, Amicus…)

* Postare nel blog “Nella mutanda di Miranda”. Ma postare… che cosa?

* Chiedere a No_Ratzinger cosa pensa del papa attuale.

Lapalissiano!

Tutti sappiamo che il termine ‘lapalissiano’ è sinonimo di ‘ovvio’, ‘evidente’, ‘scontato’.
Come noto, l’aggettivo deriva dal signor Jacques de Lapalisse, militare e nobiluomo francese, morto nel 1525 nella battaglia di Pavia.

In una canzone composta in sua memoria, vennero scritte frasi così ovvie, da divenire proverbiali. Eccone tre che si riferiscono alla sua morte:

* Il signor de Lapalisse un quarto d’ora prima di morire era ancora vivo.

* Il giorno della sua morte fu l’ultimo della sua vita.

* Morì per una ferita mortale.

Nella canzone non compaiono però due altre celebri frasi, che gli vengono attribuite:

* Il signor de Lapalisse, guardandosi di dietro, lo vedeva nettamente diviso in due parti.

* Io ho le mie idee, e le condivido.

Non gli si può dar torto… proprio lapalissiane!

Che cos'è la scuola?



“La scuola deve essere selettiva. Largo al merito!” “No, scolarizzazione di massa. Avanti tutti!”… Tra questi due estremi, ci sono poi le posizioni intermedie.

I problemi della scuola non sono solo questi (di cui parleremo in un altro post conclusivo, sulla valutazione). Ce ne sono molti altri, come ben sappiamo. Sia dal punto di vista, diciamo così, del software (cioè dei programmi, dei contenuti, della disciplina), sia dell’hardware (edifici inadatti, talvolta obsoleti e perfino fatiscenti).

Ma il problema di fondo, a mio parere, è indicato da questa semplice domanda: che cos’è la scuola oggi? Dalla risposta che viene data a questo interrogativo, dipende in buona parte la riuscita del curricolo di studi.

Cinquant’anni fa la domanda neppure si poneva: quasi tutto veniva appreso a scuola. La scuola era sostanzialmente trasmissione del sapere. Oggi le cose sono profondamente cambiate. Si apprende in infiniti modi. In casa la tv è sempre accesa, il pc è alla portata di tutti, con ciò che rappresenta il mondo del web; c’è abbondanza di materiale didattico tradizionale e informatico; ci sono giornali, giornalini, riviste; numerose le attività extrascolastiche; facilità negli spostamenti, con ogni mezzo e in ogni luogo… A questo riguardo, e per fare solo un esempio, fino a poco tempo fa quasi nessuno sapeva dove fosse la Moldavia; oggi magari abbiamo una badante (o una moglie, o una mamma) che viene da lì.

Bombardati come siamo da una infinità di informazioni, la scuola sembra così perdere la sua specificità di trasmissione del sapere. Per ovviare a ciò, si pensa che nella scuola debba entrare tutto, e le viene così demandato ogni compito: la scuola dovrebbe fare, la scuola dovrebbe dire, la scuola dovrebbe insegnare…

Ma non si può pensare solo ad aumentare le materie e le ‘educazioni’; le ore sono sempre quelle, per cui l’apprendimento risulta spesso generico e superficiale. I ragazzi non conoscono più la grammatica, non sanno le tabelline, non distinguono un equinozio da un solstizio…
Si capisce perciò che il punto fondamentale non è quanto, ma come deve operare la scuola. È qui che rimane il suo specifico e insostituibile ruolo.

Oggi perciò la scuola dovrebbe essere anzitutto, secondo una bella definizione di Bruner, il luogo della strutturazione del sapere. Le informazioni provenienti dalla realtà che ci circonda sono molteplici, ma disorganizzate. La scuola ha il compito di individuare e selezionare le strutture di fondo dei vari saperi, i loro punti essenziali e coerenti; questi devono costituire l’indispensabile bagaglio culturale di ogni studente, che potrà poi arricchire secondo le proprie capacità e inclinazioni.

Questo compito lo può svolgere solo la scuola, perché solo chi conosce in modo approfondito un sapere, come è il docente, lo può a sua volta insegnare, individuando proprio gli aspetti essenziali e qualificanti, organizzati in strutture significative. In questo modo potranno essere dati più facilmente a tutti gli indispensabili strumenti per orientarsi in un mondo che si evolve rapidamente.

Si risparmiano inoltre tempo e fatica, ed è uno sforzo gratificante perché segue le capacità di apprendimento dell’uomo, fin dai suoi inizi; infatti non si apprende principalmente per somma di stimoli, ma per strutture coerenti. Per fare solo un esempio, quando parliamo noi non siamo colpiti da una successione di sillabe, ma dal significato delle parole. E se un’espressione è senza senso, rimaniamo sconcertati.

Alla scuola il compito di far scoprire, attraverso le tecniche più varie, tradizionali o meno, i principi regolatori di ogni sapere, affinché, quando uno apre bocca o scrive qualcosa, non ci lasci davvero sconcertati.

lunedì 21 aprile 2008

È tornato Amicusplato (dedicato a Audrey)


























Dopo una volontaria penitenza
con cilizio, digiuni e con flagelli,
e femminil durissima astinenza,
sono tornato a rompervi i corbelli.

Il peccato era piccolo, ma c’era:
un error di tastiera in un commènt;
risero tutti nella blogosfera,
hanno riso perfino Antirez-Trent.

Perciò ho dovuto mettermi a studiare
e mi ha insegnato Swa con Gorgonzola;
mi hanno spiegato account e ogni altro affare:
ma loro sono due, o una cosa sola?

Sono tornato perché questo sito
è diventato, pare, un po’ più triste:
da quando me ne sono dipartito
è in mano a forze clerico-fasciste.

Ora invece ritorna più normale
e si potrà con tutte le ragioni
del papa e del governo parlar male
e mandar a ffan*giro Berlusconi.

Sono tornato poi perché gli utenti
mi han commosso il ventricolo sinistro:
han lasciato duecento e più commenti:
più raccomandazioni che a un ministro!

“Rimani qui con noi!” “Non te ne andare!”
“Se te ne vai io faccio una follia!”
(ma, Lacrimedipioggia, non la fare!)
ed altri ancora, in prosa e in poesia.

Mistersegnalator, con un bel ritmo
in siciliano, mi invitò a restare;
e Antirez ha lasciato l’algoritmo
e si è messo improvviso a poetare.

Perfino Swa ha composto un poemetto,
lui che già inciampa col prosaico scritto;
Dinanzi a tal dimostrazion d’affetto
son tornato nel luogo del delitto.

Vedo una donna con un ermellino,
che sorride col suo limpido sguardo;
riconosco Valeria, da vicino;
ma sembra una pittura di Leonardo!

Non sento in aria odor di caffeina:
la porta di Violaine rimane chiusa.
Spero che torni presto, con Ritina;
senza il caffè la mente mia è confusa!

Lieti rumori e autentici schiamazzi
dalla casa provengono di Lisa,
che è alle prese col blog e coi ragazzi;
ed entro anch’io, ché sono giunto a Pisa.

Vedo pronta una torta al cioccolato;
mi viene offerta questa leccornìa,
una delizia per ogni palato,
opera fine di Abagnomaria

che con Pinkopallina è straordinaria
nell’arte culinaria e in ricettari.
Quando sente parla di cul-in-aria
Kuros alza le antenne e accende i fari.

Vedo Maria Teresa sorridente
dall’alto del suo karma meritato;
Fiammifero è rimasta ancora a niente,
ma verrà il suo momento fortunato!

Mi viene incontro Mstatus, che saluto.
So che ha seguito il papa giù negli USA,
sui pedofili molto lo ha spremuto;
per questo il papa ha chiesto a tutti scusa!

A centro destra vedo alcuni utenti,
che festeggiano ancora le elezioni;
hanno vinto e sorridono contenti
e ringraziano Silvio Berlusconi.

Periclitor, GoodLuck, e Quandoposso
LordBrummel e Simona la leghista
brindano con lambrusco e chianti rosso
una vittoria a Okno un po’ imprevista…

Sulla sinistra invece vedo molti
che mi sembrano tristi, anzi abbacchiati;
han visto scomparir, come dissolti,
partiti, senatori e deputati.

Altri han seguito il dio bifronte Giano;
account doppio, alla Camera e al Senato.
Così una faccia ride, e non invano,
ma l’altra dice: “Qua ci hanno fregato!”

Ma lasciamo i politici lì a Roma
e torniamo a parlar di nostra vita.
Vedo Ganglio, con Riciard e Paloma;
Marisa, Annuska, Lillyth, Morosita.

Ecco Mikelo e Prostata. E poi Gero,
che nel vedermi si è pure commosso;
giunge Rossaura. Ma, non sembra vero,
invece di Audrey c’è Utente Rimosso.

Audrey, perché ogni traccia hai cancellato
della tua opra fine e intelligente?
Questo sito, che tanto hai frequentato,
ha bisogno di te; torna a tua gente!

Sei andata via senza nessun clamore
quasi in punta di piedi, in grande stile,
come solo san fare le signore,
abbandonando un luogo in parte ostile.

Ma la gran maggioranza ha grande stima
delle tue doti e della tua persona.
Ed io ti ho dedicato questa rima
e col tuo nome chiudo la canzona.




Foto in alto: "La Rinascente. Novità di stagione" (1934), Marcello Dudovich (Museo Bailo, Treviso)

venerdì 18 aprile 2008

Il mito della caverna (ovvero Platone a Okno). Dedicato a Audrey.


Platone nei suoi dialoghi si serve spesso dei miti, cioè di racconti immaginifici, per illustrare in modo efficace delle verità talvolta astratte o difficili da capire.

Il mito più celebre è quello della caverna, che si trova nel dialogo "La Repubblica”.

Alcuni schiavi sono incatenati, faccia al muro, nella parete di fondo di una caverna oscura, mentre davanti all’ingresso passano le persone. La luce del sole proietta nel fondo della caverna le ombre dei passanti e gli schiavi vedono nel muro questi simulacri. I loro occhi sono così abituati alle tenebre che riescono a percepire le varie differenze tra un’ombra e l’altra; sorgono spesso discussioni e litigi per dimostrare chi sia il più abile nell’individuare le varie caratteristiche di quella che credono essere l’unica realtà esistente: il mondo delle ombre.
Un giorno però uno schiavo riesce a liberarsi dalle catene ed esce dalla caverna. Così si accorge che la realtà non è quella vissuta fino ad allora, nel buio di una grotta, ma quella esterna, alla luce del sole. Lentamente si abitua alla splendente luminosità del giorno e arriva infine a scoprire la causa delle ombre, cioè cose, animali e persone, e la loro origine, cioè la luce del sole.
Felice della sua scoperta, ritorna nella caverna per annunciare la verità ai suoi vecchi compagni di prigionia; ma non viene creduto; poi, a causa della sua insistenza, viene ucciso.

Platone si riferiva a Socrate, of course, che districatosi dai lacci degli argomenti sofistici è riuscito a raggiungere la luce della verità, che trascende questo mondo. Ma il tribunale di Atene ne decretò la morte, mediante veleno (la cicuta). Era l’anno 399 avanti Cristo.

L'amica blogger Audrey, in un bellissimo post ,ha paragonato Oknotizie a una fishbowl, alla vaschetta dei pesci rossi, il cui mondo è tutto racchiuso in quella sfera di vetro; all’interno ci sono lotte per la supremazia, mentre fuori ferve un’altra vita, quella reale.

Il mito della caverna può insegnare molto anche ai blogger, nel 2008 dopo Cristo.
Attenti a non confondere la realtà con il mondo delle apparenze; o per meglio dire, il mondo reale con quello virtuale.

mercoledì 16 aprile 2008

Perché è scomparso il comunismo









Molti blogger sono ancora increduli per la scomparsa della sinistra massimalista dal parlamento italiano e si affannano a dimostrare che il comunismo è vivo, che bisogna ripartire da zero, rifondare la rifondazione…
Sarà bene allora fare due riflessioni, una storica e l’altra filosofica. Le conseguenze politiche le traggano coloro che vogliono.

Il comunismo era già caduto fragorosamente nel 1989, con il crollo del muro di Berlino. Con un effetto domino, come birilli, sono caduti i regimi dell’Est europeo, compreso quello dell’URSS, all’epoca la seconda potenza mondiale. Tutto ciò è accaduto in modo inarrestabile, rapido e fatale. Tanto sembrava potente esteriormente l’organizzazione di quegli stati, tanto si è rivelato fragile il loro contenuto ideologico. Sono stati perfino modificati nomi di luoghi, di città, di stati…

E qui veniamo alla motivazione filosofica. Il marxismo-leninismo, a cui questi regimi facevano riferimento, riduce l’essere umano essenzialmente ad un’unica dimensione: quella economica, nella forma del collettivismo.
La sistematica repressione della libera iniziativa, come anche della libertà religiosa, di quella filosofica, letteraria e artistica, ha profondamente depauperato lo spirito di quei popoli e alla fine, poiché la menzogna non può che rivelarsi disgregatrice, ha segnato il fallimento di quella ideologia, in poco più di 70 anni di realizzazione.
Non si possono applicare i rigidi ed elementari schemi ottocenteschi alla complessa realtà post-moderna (si pensi solo alla pura contrapposizione ‘servo-padrone’, o alla sciocca teoria della ‘religione, oppio dei popoli’).

È stata proprio la fede cattolica, in modo particolare con l'elezione di Papa Giovanni Paolo II nel 1978, che ha dato un’anima alla rivolta della Polonia contro il regime di Mosca (altro che ‘oppio’!)
Ed è stato il desiderio di poter esprimere la libertà in modo compiuto e in ogni ambito dell’agire umano che ha fatto scrollare di dosso a quel popolo un regime e un’ideologia insopportabili.
Non con questo si vuol dire che il capitalismo sia la forma adeguata di una società e di uno stato. Ci sono molte storture che lo rendono disumano. Ma su questo torneremo in un altro post.
Ciò che ora si vuol far notare è semplicemente questo: il comunismo è caduto per la debolezza intrinseca della sua ideologia, che la storia ha già amaramente verificato.

Meravigliarsi, con un ritardo di decenni, di quello che è già avvenuto ovunque sotto gli occhi di tutti, significa non essere più in contatto con la realtà.


Foto in alto: "Che Guevara" (1968), Andy Warhol (dalla foto di Alberto Korda del 1960)

martedì 15 aprile 2008

Popolo bue? (a proposito di elezioni politiche)




"Italia" (dal Fregio dell'Aula della Camera dei Deputati, 1908-1912), Giulio Aristide Sartorio





Ciò che colpisce in questa tornata elettorale politica 2008 è la chiarezza delle scelte degli elettori.

* Hanno dato una netta vittoria al centro destra.
* Hanno fatto sparire dal parlamento la sinistra massimalista.
* Hanno fatto sparire dal parlamento la destra estrema.
* Hanno dato un evidente segnale di politica moderata.

Anzitutto va preso atto della volontà dei cittadini. La democrazia consiste proprio in questo.
È logico che chi ha subito una bruciante (e magari inaspettata) sconfitta sia profondamente rattristato. Ma il rammarico non deve trasformarsi in rabbia o in disprezzo per chi ha vinto.
Non si può dire ‘popolo bue’, perché questo non ha seguito le indicazioni politiche di qualche blog.
Deve essere invece fatta una seria riflessione per capire come mai molti blogger non sono stati in grado di accorgersi di uno tsunami ampiamente prevedibile.

Non sarà perché il mondo non è solo quello virtuale?

sabato 12 aprile 2008

Che cos'è la verità? (3)



L’uomo non può fare a meno della verità; ogni giorno ne fa esperienza. “Possiamo ingannare gli altri, ma nessuno vorrebbe essere ingannato”, dice S. Agostino.
In ogni rapporto, con se stessi, con gli altri, con la realtà che ci circonda, ciò che desideriamo è un rapporto vero. Magari non ci riusciamo, ma questo è almeno il nostro desiderio.
L’amore alla verità inizia con la vita dell’essere umano, che è soddisfatto solo da ciò che risponde pienamente alle sue domande. Ogni genitore conosce bene le raffiche di perché del bambino (l’età dei perché) che già verso tre o quattro anni vuol conoscere, vuol sapere, vuole indagare... e non si acquieta finché non viene data una risposta soddisfacente.
Questa ricerca assume la forma di un vero e proprio amore per la verità. La persona umana ama quando trova nell’altro la piena rispondenza a ciò che cercava.
Platone nel dialogo il Simposio ha raffigurato l’amore come una divinità, figlio di povertà e ricchezza: ricchezza perché chi ama ha la più grande gioia della vita, povertà perché l’amore è un inesauribile desiderio, e quindi continuo bisogno.
L’amore verso le persone care è per Platone una grande manifestazione di quell’amore verso la verità totale che l’uomo porta dentro di sé. Infatti anche le persone più care non sono la verità assoluta; ne sono però una visibile e tangibile incarnazione.
Con un cammino dietro le orme di Platone, Agostino giungerà alla scoperta della verità nella fede cristiana: “Sero te amavi!” (tardi ti ho amato!), dirà rivolto a Dio.
Ma ognuno naturalmente ha un cammino proprio; importante non fermarsi, finché non abbiamo trovato ciò che risponde alle nostre domande più profonde…
La più bella definizione di verità è stata data, a mio parere, da Tommaso d’Aquino: la fede è “adaequatio rei et intellectus”, e cioè “corrispondenza tra intelletto e realtà”.
Bisogna distinguere senso e intelletto. I sensi ci danno la realtà immediata, il qui ed ora (hic et nunc). L’intelletto invece riesce ad astrarre dall’immediato, che è sempre particolare (legato al tempo e allo spazio), l’universale. Per fare un esempio, oggi esco senza ombrello perché non piove; ma domani vedremo. Invece io oggi, domani e postdomani non rubo perché è un’azione che va contro un valore che il mio intelletto ritiene universale, valido sempre, che piova o il sole splenda.
Già la corrispondenza tra realtà immediata e sensazione è una verità; che comunque va sempre confrontata con l’intelletto. Tutto il nostro essere, tutte le nostre capacità, partecipano a questa analisi critica. Anche il tempo che passa (perché noi siamo anche tempo e spazio) verifica la solidità di una affermazione o negazione. Il vero a lungo andare si conferma, il falso mostra la sua contraddittorietà e la sua negatività.
Il vero è l’essere, la realtà; il falso è il non essere, il non esistente, e ciò che distrugge.
I nostri sensi e il nostro intelletto tendono a scoprire la realtà, l’essere che ci sta davanti. Questa capacità di ‘colpire’ la realtà e di scoprirne il significato è una dote dell’intelletto (intus-legere): si chiama ‘intenzionalità del conoscere’.
Dopo ‘la sbornia’ dell’idealismo ottocentesco (secondo cui è il nostro io che genera la realtà), e ‘l’anoressia’ del pensiero debole post-moderno (secondo cui la realtà non può essere conosciuta), si ritorna a valorizzare la forza della ragione, che non genera la realtà, né le sta di fronte muta e balbettante, ma ha la capacità di capirla nei suoi più profondi significati. Un contributo a questa riscoperta dell’intenzionalità del conoscere è di Husserl e di tutta la fenomenologia contemporanea.
Ecco perché è quanto mai attuale la definizione di Tommaso d’Aquino: la verità non è manipolazione arbitraria della realtà, ma una rispettosa presa d’atto di ciò che ci sta davanti.
La forza della ragione implica anche la forza dell’amore. Non si può conoscere la verità se la ragione è solo un’asettica osservatrice; senza l’amore appassionato per ciò (o per chi) ci sta davanti, nessuno sarebbe spinto ad andare incontro alla realtà, qualunque essa sia.
Sarebbe la fine di ogni vero rapporto umano.


Foto in alto: "La disputa del SS. Sacramento" (1508-1509), Raffaello, Stanze Vaticane

giovedì 10 aprile 2008

Che cos'è la verità? (2)

















Tra i grandi ricercatori della verità, Socrate è certamente l’esempio più famoso.
Egli si trovò a discutere nell’Atene del V secolo a. C. (morì nel 399, una data che si ricorda bene!) soprattutto con i Sofisti, alcuni dei quali sostenevano che ognuno ha la sua verità (soggettivismo), altri la ritenevano inesistente o impossibile da trovare (scetticismo).

Il massimo esponente del soggettivismo fu Protagora il quale affermava: “l’uomo è la misura di tutte le cose”. Con questa notissima frase egli intendeva dire che ogni singolo uomo è il criterio del vero e del falso. Perciò ogni uomo ha la ‘sua’ verità.
Questa posizione porta inevitabilmente ad una deriva scettica: non esiste una verità valida per tutti; quindi, non esiste la verità. Esistono solo opinioni, che non tendono alla realtà delle cose, ma alla convenienza e all’utilità del momento. Un mondo chiuso nell’individualismo e nell’utilitarismo.

Il più noto sostenitore di questa teoria fu Gorgia, il quale diceva: “la verità (l’essere) non esiste; anche se esistesse, non si potrebbe conoscere; anche se si conoscesse, non si potrebbe comunicare”.
Scetticismo assoluto. A Gorgia perciò non interessava la ricerca del vero, ma convincere l’uditorio di qualunque cosa con l’abilità discorsiva.

Socrate supera la sofistica con la scoperta del concetto, la più grande scoperta del pensiero umano, paragonabile alle più grandi scoperte scientifiche…
Il concetto è la definizione universale e necessaria di una cosa. Universale, perché deve cogliere gli aspetti comuni, generali, dell'essere di cui si parla; necessaria, perché questi devono costituirne anche gli aspetti essenziali, fondamentali. Ad esempio, possiamo definire l’uomo come ‘animale razionale’. Questo è il concetto di uomo.

Con la scoperta del concetto è possibile comunicare con tutti, perché le parole acquistano un significato univoco; è possibile insegnare, perché le parole del docente si incontrano con la capacità logica del discente; è possibile procedere verso ulteriori ricerche sulle solide basi di conoscenze acquisite. Senza l’uso dei concetti invece non sarebbe possibile la comunicazione.
Socrate arriva alla scoperta del concetto costringendo il sofista, con opportune domande, a rivedere le sue tesi soggettivistiche e scettiche e facendogli ‘partorire la verità’ dal suo intimo essere (arte maieutica). Ciò significa che la verità è insita in ogni essere umano.

Il dialogo di Socrate con Protagora, scritto da Platone, è uno degli esempi più perfetti. Si discute se sia possibile insegnare la virtù, cioè educare. All’inizio Protagora afferma con baldanza che questo è proprio il suo mestiere: egli fa l’educatore, il professore, e la sua arte è quella di insegnare ad essere virtuosi. Ma Socrate gli fa notare che, con le sue affermazioni soggettivistiche (l’uomo è la misura di tutte le cose), non può insegnare niente a nessuno, ma al massimo può indicare quali convenzioni sociali esistano in una società o in un’altra, e cioè una morale relativista. A questo punto le parti si capovolgono. Protagora mette in dubbio che l’educazione sia possibile, mentre Socrate lo porta a scoprire che esistono alcuni principi validi per tutti e in ogni società. E il principio fondamentale è questo: che ogni virtù sia riconosciuta come vera, che sia ‘conoscenza’ per tutti. Solo quando una virtù è conosciuta come vera, allora può essere insegnata.

La crisi della scuola e della società di oggi sta tutta qui: molti non sanno cosa sia una virtù, cioè la verità nell’agire. Quindi non è possibile insegnarla.

Concludo questo post con l’accenno all’altro grande dialogo con Gorgia. Socrate fa notare che la sola abilità dialettica può essere paragonata all’arte culinaria; Gorgia è come un cuoco, che prepara ottimi e piccanti manicaretti; ma a lungo andare guastano la salute. Il filosofo, il ricercatore della verità, è invece come il medico, che dà medicine amare; lì per lì sono dure da mandare giù, ma a lungo andare ridonano la salute.


Foto in alto: "La morte di Socrate", Jacques-Louis David (1787), Metropolitan Museum, New York

mercoledì 9 aprile 2008

Che cos'è la verità? (1)


Ora che ho lasciato (almeno per un po’ di tempo) Oknotizie, vorrei dedicarmi a questo mio blog.
Un argomento che mi sta a cuore è la ricerca della verità.

Importante è il punto di partenza. Infatti qualcuno dice: non esiste la verità. Colui che dice così, cade in contraddizione perché ne afferma subito una: che non esiste la verità. La sua posizione è perciò insostenibile: mentre nega la verità, ne afferma una.

Coloro poi che affermano che ognuno ha la sua
verità
, anch’essi cadono in contraddizione. Infatti non è possibile che su di un solo argomento si possano fare affermazioni contrarie: una persona non può essere dichiarata contemporaneamente colpevole e innocente sullo stesso crimine, né si può dire che Dio esista o non esista contemporanemente. Per cui se Dio esiste, è falso che non esiste, se Dio non esiste, è falso che esiste; le due affermazioni non possono essere vere entrambe, perché si escludono a vicenda. Perciò non possono esistere verità in tutto contrarie rispetto alla stessa cosa.

Arististotele per primo ha spiegato il motivo: la verità è una, perché la realtà (o la questione) di cui si parla è una.
Così ha potuto formulare il principio di non contraddizione, che è il fondamento di tutto il nostro pensare ed agire: “su di una realtà, e riguardo allo stesso aspetto, non si può contemporaneamente affermare e negare la stessa cosa”.
Coloro che dicono che ognuno ha la sua verità vanno contro il principio di non contraddizione.

Si può dire invece: ognuno ha la sua opinione, cioè un’idea personale; ma dicendo questo, si ammette di non avere ancora trovato la verità oggettiva, valida per tutti.
Ma esiste una verità valida per tutti? Certamente, poiché la realtà è una sola.
Non si può ad esempio dire che Berlusconi è Veltroni (anche se qualcuno ironicamente lo dice, Veltrusconi!), né che vinceranno le elezioni entrambi (se mai pareggiano!)

Ma intanto fermiamoci a discutere queste premesse fondamentali, perché molte volte sono proprio queste premesse che alcuni non accettano, o forse non hanno mai approfondito.


Foto in alto: Ragazza davanti allo specchio (1932), Pablo Picasso (Museo d'Arte Moderna, New York)

Il saluto di Amicusplato a Oknotizie

Sono entrato in Okno con lo scopo di rendere servizio alla verità. Il mio nick è: Amico è Platone, ma più amica è la verità.

Dopo il post di ieri, ‘il paradosso del bugiardo’ (e poi dicono che Dio non esiste!), e le polemiche che ha sollevato, ho deciso di ritirarmi a vita privata e tornare a coltivare i campi…

Volevo andarmene in silenzio come sono entrato. Ma siccome ora il mio nome è più conosciuto e anch’io ho avuto modo di conoscere tanti di voi, e fare amicizia, mi sembrerebbe scortese, andandomene, non salutare.

Voglio ancora ribadire che io e Filosganga siamo due persone distinte (non siamo parenti, solo amici), due account distinti.

Ma nel post di ieri ho certamente sbagliato e chiedo scusa a tutti, poiché qualcosa per colpa mia ha turbato la limpidezza della verità. Me ne dispiace profondamente.

Saluto tutti con affetto. Mi mancherete molto.

Il paradosso del bugiardo


Per far capire a un bugiardo che la sua situazione è insostenibile, basta proporgli l’insolubile questione che lo riguarda.

IO SONO UN BUGIARDO

Avete mai pensato che questa frase è in realtà incomprensibile?

* Infatti, se chi la pronunzia dice la verità (cioè, che sta mentendo), allora non è bugiardo (ma lui È bugiardo).
* Se invece egli dice come sempre una bugia, allora sta affermando una cosa vera, mentre egli sostiene il contrario.

La frase è perciò insolubile: dicendo il falso, il bugiardo afferma contemporaneamente il vero e se afferma il vero, contemporanemante dice il falso.

Non è solo un paradosso, è anche la realtà. Rimane difficile infatti credere a chi dice spesso le bugie…
Da questo si capisce che solo la verità ha senso compiuto.


Foto in alto: "Gonconde" (1953), René Magritte, The Menil Collection, Houston, Texas (cliccare sulla foto per ingrandire)

mercoledì 2 aprile 2008

Oknotizie è impazzita. Risposta al pesce d'aprile

Il simpatico pesce d'aprile postato da Swa è riuscito, con la complicità degli Admin. Ha messo in ansia i blogger, i quali si sono lasciati andare a commenti increduli o disperati (quando si tratta di pagare...)! Così ho voluto fare un pesce di regalo per ogni commentatore (mi scuso se ne ho tralasciato qualcuno).



* a Swa 5 euro di elemosina per pagare le spese del suo post farlocco.
* ad Antirez 5 anni di lager per le sue espressioni inneggianti al Fuhrer.
* a Trent come sopra. Ubi Caius ibi Caia: Auschwitz (o Guantanamo, ha inneggiato al capitalismo)
* a Loska: la rivoluzione è rimandata al 1 aprile 2009 (ricordatene, però!)
* a Mistersegnalatore multa per aver segnalato in ritardo il passaggio del pesce.
* a Danilemd un viaggio a piedi in Sicilia, alle falde dell’Etna (o del Kilimangiaro), per omaggiare i capi dei capi (ma non sono in galera?)
* a Ganglio un tappo di sughero per aver resistito a pressioni da tergo non meglio precisate (e da non precisare).
* a Mikelo un aumento di karma fino a 200, perché possa pagare anche lui il pizzo.
* a Anecoico finalmente la lettura dell’algoritmo di Okno, scritto in sanscrito.
* a Kuros che ha fatto da beta tester: un test… di catz … (lui non si offende)
* a Bagnomaria una leggera bollitura per aver confuso Faq con Fuck (chissà perché?)
* a SammyB un pesce illustrato (ancora non se n’è accorta)
* a Fabietto un NO per aver appoggiato la nuova linea tassinara del governo di OKNO
* a Quandoposso: Coraggio, paga! ché questa è l’ultima tassa di Prodi (chissà?)
* a Definitivo che non sa come pagare i 5 euro. Fare un bonifico alla Chiesa Cattolica (va bene anche a me)
* a Parsifal che guadagna 0,02 dollari giornalieri di adsense. Visitate il suo sito, per favore…
* a Doxaliber che la dà al miglior offerente, anche a rate (la sua postazione nel web...).
* a Pcdazero: con lui non provateci neppure, euro zero!
* a Fuorilemura che ha sentito da lontano odor di pesce. Certo, puzzava forte.
* a Spikespike che ha visto un pesce matematico. Dunque, un rombo.
* Yocoandra non solo ha creduto nel pesce, ma l’ha anche bevuto… (come avrà fatto?)
* Merlinox dopo 100 commenti avverte tutti che è un pesce; un mago un po’ … lentinox
* a Periclitor che vuole insultare gli Admin. Oggi niente banni: insulto libero…
* Comicomix il pesce non l’ha gradito: è diventato serio, gli ha fatto perdere la Comicità.
* Slasch: anche a lui il pesce è andato di traverso. Ma le lische non le togli?





(Altri commenti li aggiungo stasera...).

(Non ci avrete creduto, spero... È un pesce anche questo!)