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domenica 26 febbraio 2017

Per Carnevale, una musica... bestiale!





Mi pare opportuno in quest’ultima domenica di Carnevale (mercoledì prossimo sono le Ceneri) divertirsi un po’ con la musica polifonica del geniale bolognese Adriano Banchieri (1568-1634).

Si tratta del madrigale carnascialesco a cinque voci “Contraponto bestiale a la mente” (1608), nel quale, come ci informa la Capricciata introduttiva a tre voci, si ode

"un cane, un gatto, un cucco e un chiù per spasso
far contraponto a mente sopra un basso”.

In altre parole, mentre il basso canta la sua parte, quattro voci che imitano il verso degli animali suddetti fanno per divertimento ("per spasso") una polifonia (“un contraponto”) improvvisata (“a mente”).

In realtà non c'è nulla di improvvisato, la partitura è tutta scritta.
I soprani primi fanno la terza discendente Mi-Do del cucco (cuculo); i soprani secondi fanno il verso del chiù, con le note Sol e La; i contralti il gatto, con una parte più elaborata; i tenori il cane, con un Do ripetuto.
Il basso fa la base al contrappunto, cantando queste parole in latino maccheronico e scherzoso, come è tutto il brano: “Nulla fides gobbis, similiter est zoppis, si sguerzus bonus est, super annalia scribe”, cioè: Nessuna fiducia nei gobbi, ugualmente è per gli zoppi, se un guercio è bravo, scrivilo sugli annali”.
L’inizio del madrigale (con ripetizione alla fine) è di carattere accordale, in tempo ternario.



Buona Domenica e Buon Carnevale!





Capricciata e Contraponto bestiale a la mente


Or s'ode una spassevol barzelletta
di certi cervellini usciti in fretta

Nobili spettatori,
udrete or ora
quattro belli humori:
un cane, un gatto,
un cucco, un chiù, per spasso
far contraponto a mente
sopra un basso.


Un cane, un gatto, un cucco, un chiù per spasso
far contraponto a mente sopra un basso.

Fa la la…

Nulla fides gobbis
similiter est zoppis.
Si squerzus bonus est,
super annalia scribe.
Bau, bau! 
Miao, miao!
Chiù, chiù! 
Cucù, cucù!

Fa la la…





martedì 7 febbraio 2017

Levàmmoce ‘sta maschera (anche se è carnevale)





Ci sono delle canzoni o dei brani musicali che ogni tanto devo riascoltare, quasi per una carenza di zuccheri a livello melodico-affettivo...

In ordine di priorità il Canto di Solveig, di Edvard Grieg, che non per niente ho messo come clip audio nel mio profilo di blogger. Ogni tanto devo riascoltarlo; se no, entro in crisi glicemica.

Poi (ma è un poi per modo di dire, siamo sempre a livelli clinici), Mattinata ("O Lola") della Cavalleria Rusticana, specialmente nella registrazione di Caruso del 1905. 

Quando però mi assale la nostalgia, allora bisogna che faccia ricorso alla canzone napoletana; e qui la scelta diventa infinita: si tratta solo di mettere mano al barattolo della nutella.

Ora è proprio il caso della nostalgia; il carnevale mi fa quest’effetto. Ripenso ai carnevali di un tempo nel mio paese: coriandoli, stelle filanti, e qualche bella e indimenticata mascherina…

Ripropongo “Dicintencello vuje”, Diteglielo voi, che le voglio bene. Una canzone del 1930, di R. Falvo e E. Fusco,  qui cantata da Sal Da Vinci (2005).

Sembra una dichiarazione d'amore per interposta persona: 'A voglio bene (Le voglio bene), ma alla fine, tolta la "maschera", si scopre essere una dichiarazione in diretta: Te voglio bene...  

Pochi minuti per rialzare il livello degli zuccheri, e dei sentimenti.


È del tutto inutile notare che Lucio Dalla si servì del ritornello di questa stupenda canzone per la sua non meno stupenda “Caruso” (1986).




Dicitencello vuje

Dicitencello a 'sta cumpagna vosta
ch'aggio perduto 'o suonno e 'a fantasia...
ch' 'a penzo sempe,
ch'è tutt''a vita mia...
I' nce 'o vvulesse dicere,
ma nun ce 'o ssaccio dí...

Rit.'A voglio bene...
'A voglio bene assaje!
Dicitencello vuje
ca nun mm''a scordo maje.
E' na passione,
cchiù forte 'e na catena,
ca mme turmenta ll'anema...
e nun mme fa campá!...

Na lácrema lucente v'è caduta...
dicíteme nu poco: a che penzate?!
Cu st'uocchie doce,
vuje sola mme guardate...
Levámmoce 'sta maschera,
dicimmo 'a veritá...

Te voglio bene...
Te voglio bene assaje...
Si' tu chesta catena
ca nun se spezza maje!
Suonno gentile,
suspiro mio carnale...
Te cerco comm'a ll'aria:
Te voglio pe' campá!...

(R. Falvo)



martedì 21 febbraio 2012

Martedì grasso col botto! (Buscaglione)


Una volta il Carnevale, e specialmente l'ultimo giorno, era caratterizzato da pioggia di coriandoli, lanci di stelle filanti e, all’aperto, dallo scoppio di piccolissimi petardi di carta (anche tra le “zampe” di qualche malcapitato passante). Ve li ricordate?

Uno scherzo idiota, ma poi tutto finiva con il detto “a carnevale ogni scherzo vale”.

Un po’ meno innocui gli scoppi che Fred Buscaglione sente arrivare dal fucile imbracciato dalla mogliettina, che non ha gradito lo scherzetto del suo caro maritino...

Si tratta di una canzone, ovviamente: “Teresa, non sparare!”

Mi piace festeggiare il Martedì grasso con il botto. Non con quello di un fucile, ovviamente, ma con la fantasia, l’estro e l’inimitabile voce del grandissimo e modernissimo Fred Buscaglione.

Modernissimo: appena il 1955.


Teresa, non sparare!

Giornali! Il Messaggero, l'Unità, La Stampa, il Corriere della Sera, La Notte, La Gazzetta del Popolo,Il Ventesimo Secolo e poi il Resto del Carlino.
Giornale video. Casal Pusterlengo, 24 sera. La casalinga Teresa U, accortasi che il marito Properzio H la tradiva con una certa amica, Veronica S, lo accoglieva al suo rientro col fucile spianato minacciandolo di morte. Da testimonianze finora raccolte risulta che il marito infedele si giustificava pressapoco così:
Teresa, ti prego, non scherzare col fucile. Per la rabbia, la tua bile può scoppiar.
Teresa, ti prego, io non sono certo un vile, ma se tocchi quel fucile, può sparar.
É stata una follia! L'ho incontrata per la via, disse: "Vieni a casa mia". Cosa mai potevo far?
Un bacio ha domandato, te lo giuro, ho rifiutato, ed abbiamo poi parlato, pensa un po', sempre di te.
Vigliacco!
Perciò, Teresa, ti prego, non scherzare col fucile, far così non è gentile. Ma lascia andar!
No, Teresa, dai non mi sparare, Teresa! Su!
Tango!
É stata una follia! L'ho incontrata per la via, disse: "Vieni a casa mia". Cosa mai potevo far?
Un bacio ha domandato, te lo giuro, ho rifiutato, ed abbiamo poi parlato, pensa un po', sempre di te.
Vigliacco!
Perciò, Teresa, ti prego, non scherzare col fucile, far così non è gentile. Ma lascia andar!
Teresa, no, non mi sparare, ahi, ahi! Teresa mia, ti prego, non sparar!

(L. Chiosso-F. Buscaglione)

domenica 1 febbraio 2009

Chiacchiere e bugie... ma non è politica!


Febbraio.

Il mese breve.

Il perfetto mese lunatico. Le donne sono avvertite…

Il mese del carnevale: ogni scherzo vale!

Il mese delle feste Feralia e della dea Febbre. Attenti all’influenza, e vaccinate anche il computer; può prendere qualche virus.

Il mese delle maschere, dei travestimenti, dei fakes e dei trolls. Il mese dei blogger, insomma.

Il mese della Candelora (domani): dell’inverno siamo fora; ma se è il sole o solicello, siamo sempre a mezz’inverno.

Il mese dei cenci, stracci, strufoli, chiacchiere, frappe, bugie, cròstoli, galàni, intrigoni, pampuglie, cioffe, sfrappe, … tutti dolcetti che a me piacciono nella stessa maniera, anche perché sono più o meno la stessa cosa. Cambia solo il nome, la regione e la località (e qualche ingrediente).

Mentre scrivo, sto mangiando ottimi “stracci”. Se fossi senese (Dio me ne liberi!) mangerei “cenci”; se fossi perugino (Dio me ne scampi!) mangerei strufoli.

Oh, è carnevale: ogni scherzo vale! Anche per i cugini senesi e perugini…