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giovedì 11 ottobre 2018

Il pastore smarrito (e ritrovato)




















Ben nota è la parabola della pecorella smarrita. Il buon pastore lascia le altre 99 pecore e va alla sua ricerca. Trovatala, fa grande festa con tutto il vicinato (Lc 15, 3-7; anche Mt 18, 12-14).

Talvolta però può succedere che a perdersi sia il pastore. In questo caso sono le pecore che devono andare alla sua ricerca. Trovatolo, fanno anche loro una grande festa.

Mi perdonerà l'evangelista Luca, mi perdonerà soprattutto il buon Dio, ma questa variante mi è venuta alla mente ieri nella catechesi di Papa Francesco in Piazza S. Pietro.

Finalmente il pastore è tornato, o è stato ritrovato. Ha terminato di girovagare per i meandri del politichese, ed ha choccato i benpensanti buonisti con parole inequivocabili sull'aborto.

"E' un modo di dire interrompere la gravidanza, perché in realtà significa fare fuori qualcuno".
L'aborto è "come affittare un sicario".

Finalmente ho ritrovato la voce del pastore, finalmente mi riconosco nelle sue parole, che sono le parole di Cristo. "Chi accoglie uno di questi piccoli accoglie me. Chi scandalizza [figuriamoci chi uccide] uno di questi piccoli, è meglio per lui che gli si metta una macina da mulino al collo e sia gettato in mare" (Mt 18, 5-6).

Ovviamente si alzeranno ora le voci delle femministe, della Bonino, dei "progressisti"...; insomma di tutti quelli che pensano che si possa fare della vita umana intrauterina ciò che uno vuole. Con il risultato, oltretutto, di ciò che abbiamo davanti ai nostri occhi. E cioè una società di vecchi, nella quale le nascite sono un evento eccezionale, e dove sono più protette le specie animali che la razza umana, in via di estinzione dalle nostre parti.

Ben tornato Papa Francesco! Speriamo che questo sia solo l'inizio di quel parlare "sì quando è sì, no quando è no" (Mt 5, 37).


PS. Ma "Famiglia Cristiana" avrà il coraggio di mettere in copertina la Bonino  con un "Vade retro"?






giovedì 14 giugno 2018

Flipper e jukebox: il 1968 è servito!





Molte sarebbero le notizie da commentare, e qualcuna anche con delle pasquinate. Basti pensare alla Francia che pontifica sugli emigranti e intanto li respinge, o all'inizio dei Campionati del Mondo di Calcio di Russia 2018, nei quali manca indecorosamente l'Italia (non accadeva dal 1958).

Ma preferisco continuare con ben altra e migliore musica: quella del 1968.

In quell'anno una delle canzoni più gettonate era "Il ballo di Simone", cantata da Giuliano e i Notturni, cover di "Simon says" della band statunitense The 1910 Fruitgum Company (ma ancora l'inglese non era adeguatamente apprezzato).

Entrando in un bar o in locali simili, si aspettava che qualcuno mettesse nel jukebox le 50 lire per questa hit; intanto da un altro lato del locale qualche giocatore di flipper, attorniato da vari curiosi, con altre 50 lire, faceva impazzire la pallina tra i "funghi" del biliardino, provocando luci e rumori che facevano da controcanto. 

Flipper e jukebox: bastava poco per divertirsi, in quegli anni musicali e coloratissimi.

E intanto molti giovani presenti si mettevano a ballare, con le mani alzate e "vibranti", come richiesto dal ballo di Simone.




sabato 9 giugno 2018

Quelli erano giorni... (1968)





Sono passati 50 anni e sembra ieri. Mi riferisco al 1968.

Non starò a fare riflessioni socio-politiche sul '68. Dico solo che stava cambiando il mondo e ci sembrava un mondo a colori. Cosa sia successo dopo, ognuno può giudicarlo da sé.

Ma forse quei giorni sono irripetibili.

Basti pensare al fatto che i cantanti inglesi e francesi cantavano in italiano...

"Quelli eran giorni" (cover di Those were the days), cantata da Sandie Shaw, che amava esibirsi scalza.

Era l'epoca della contestazione, no?

Preferisco questa cover a quella di Mary Hopkin (diciassettenne allora), con bella voce, anche se ancora poco timbrata; ma la sua versione in inglese ottenne un successo planetario (aveva come sponsor i Beatles).

.... Di là passava la nostra gioventù...



Quelli erano giorni

C'era una volta una strada,
un buon vento mi portò laggiù.
E se la memoria non m'inganna
all'angolo ti presentasti tu.

Quelli eran giorni, sì, erano giorni,
al mondo non puoi chiedere di più.
Noi ballavamo anche senza musica,
nel nostro cuore c'era molto più.

La ra la ra la la...

Vivevamo in una bolla d'aria
che volava sopra la città.
La gente ci segnava con il dito
dicendo: "Guarda la felicità!"



Quelli eran giorni, oh sì, erano giorni,
al mondo non puoi chiedere di più.
E ripensandoci mi viene un nodo quì,
e se io canto, questo non vuol dir.


La ra la ra la ra...

Poi, si sa, col tempo anche le rose
un mattino non fioriscon più.
E così andarono le cose,
anche il buon vento non soffiò mai più.

Oggi son tornata in quella strada,
un buon ricordo mi ha portata là.
Stavi in mezzo a un gruppo di persone
e raccontavi: "Cari amici miei..."



Quelli eran giorni, sì, erano giorni,
al mondo non puoi chiedere di più.
Noi ballavamo anche senza musica,

di là passava la nostra gioventù.

La ra la ra la ra...


(Claudio Daiano - Gene Raskin)

martedì 20 febbraio 2018

Hybrid e Hybris




La Chimera di Arezzo.
Tra poco la vedremo circolare anche in altre località...










È l’epoca degli ibridi.

Ibridi (anzi, hybrid, l’inglesismo è d’obbligo) le automobili, ibridi le piante, i fiori, i frutti che mangiamo.

Ibridi per qualcuno anche i sessi.

Ma tutto questo appartiene ormai all’archeologia genetica. Ora siamo alla nuova frontiera.
Nascono gli ibridi uomo-pecora, uomo-maiale, uomo-cavallo… I Centauri sono esistiti, a quanto pare e forse anche l’Unicorno rosa, quello che piace tanto agli atei, i quali han sempre affermato che non esiste.

Io poi che sono di Arezzo vi posso assicurare che è esistito il leone-capra-serpente, detto volgarmente Chimera, sinonimo di fantasia inverosimile, che sputa fuoco e veleno.
Le Chimere, se non sono esistite, le stanno producendo in qualche laboratorio californiano, da dove vedremo anche uscire, volando, il cavallo Pegaso montato (o meglio, pilotato) da Bellerofonte.

Finalmente potremo vedere di nuovo le Arpie, le mostruose donne pennute con artigli, ma qualche arpia esiste già nella zoo parlamentare; le Sfingi, di cui ne abbiamo oggi in gran quantità; i Minotauri, uomini cornuti non solo metaforicamente; i Cerberi con tre teste, come certe aggregazioni politiche; i mostri con cento occhi, come Argo-Equitalia, che dorme con 50 occhi a turno, cioè sta sempre sveglio; e Morfeo, che dorme sempre e vive di sogni come il popolo ignorante e ciuco italiano.

Se la questione non fosse tragica, sarebbe farsesca.

C’è un’altra parola simile a hybrid. La usavano i greci, che di ibridi con la loro mitologia se ne intendevano: hybris. Vuol dire suprema presunzione umana, sfida agli dei, alla fine sempre severamente punita.

La hybrid attuale è la suprema forma di hybris: l’uomo vuole sostituirsi a Dio.
Con il risultato di creare mostri.





sabato 18 novembre 2017

A pensà mmale (pasquinata)

È un periodo in cui moltissime attrici o altre donne in carriera denunciano stupri subiti in età giovanile. Senz'altro sarà vero, ma forse è solo parte di una verità inconfessabile. 
E allora Pasquino aggiunge qualcosa di suo.















Anvedi te, ‘ste attrici ormai alla sera
vanno a cerca’ ne l’anni der passato
quarche avventura fatta per carriera
e confessano ar mondo: “M’han stuprato!”

Me viene da pensare, me cojoni,
che per trovare er posto o la poltrona,
qualch’ altra donna, scarsa nei neuroni,
fece carriera con un’altra zona.

A pensà mmale non va ben pe’ ggniente, 
ma quarche volta è verità assodata.
E ner vedere in alto certa ggente
te viene da pensà: quella l’ha data.




domenica 15 ottobre 2017

Per qualche voto in più: lo "jus soli" del PD





Il PD, per qualche voto in più, è pronto a regalare il nostro suolo a gente straniera che non rispetta le nostre leggi, che tratta le donne come esseri inferiori, che spesso non manda i figli (futuri italiani?) a scuola, e che non vuole nemmeno imparare la nostra lingua, né tanto meno adattarsi al nostro modo di vivere.

Un suolo che i nostri padri hanno difeso con lacrime e sangue, che hanno reso abitabile con incredibili sacrifici, che ha dato vita a una cultura e a una civiltà odiata da questi ipotetici futuri "italiani".

In compenso il governo sfratta un' ultra-novantenne italiana dal suo suolo, non sa risistemare il suolo devastato dal terremoto in Centro Italia, e lascia in abbandono migliaia e  migliaia di famiglie italiane che avrebbero bisogno di un suolo  dove poter alloggiare.

Sono certo che il PD, continuando con questo mantra dello jus soli regalato a chiunque arrivi in Italia, avrà delle brutte sorprese.

Quello che pensa la vil plebe italiana (oltre il 60% è contraria), per questo governo non conta nulla; ma quando si andrà a votare, il PD troverà nelle urne qualche voto in meno...





venerdì 22 settembre 2017

La Boldrini ha abolito il Lei (come il Duce)



















Alcune categorie di donne in parlamento non vogliono cambiare la dizione maschile della loro professione, come invece impone in questi giorni un provvedimento grammaticale "femminista" della Boldrini. 

Le interessate fanno notare che, ad esempio, la qualifica di "segretaria" non ha lo stesso valore semantico (almeno in parlamento) di "segretario". La prima dà l'idea di una donna tuttofare, alle dipendenze di qualcuno. Il segretario è tutt'altra cosa.

Inconcepibile la dizione "addetta stampa": una qualifica francamente inqualificabile; addetta sembra l'aggettivo del nome stampa. 

Andando oltre a questa "guerra intestina"  tra donne in parlamento, pongo alla Boldrini il seguente quesito grammaticale: quando Lei si rivolge ad un parlamentare uomo, o a qualcuno di sesso maschile in modo formale, gli dà del Lei? Penso di sì.

Ma allora trasforma un uomo in una donna, gli cambia sesso. Il lei (se Lei non lo sa) è un pronome personale femminile.

Per essere coerente, maestra Boldrini, dovrai abolire il Lei. In pratica dovrai fare come fece il Duce nel ventennio: "Mussolini ha abolito il Lei".

Insomma, dovrai fare una legge fascista. 

E Lei, come ducetta, mi sembra proprio la persona giusta.

Tornare al bel  Tu romano. Ma non Le suona un po' fascio? 






mercoledì 20 settembre 2017

Il “settembre nero” delle donne





La cronaca di questi giorni è piena di fatti criminosi nei confronti delle donne. Uccisioni, stupri, violenze di ogni genere. Rimini, Milano, Firenze, Roma, Lecce, Casale Monferrato, Napoli, Catania sono alcuni luoghi di questo “settembre nero” per le donne; tra di esse, perfino un’anziana di 80 anni.

Voglio esprimere la mia solidarietà affettuosa verso le vittime, e tutto il mio sdegno per questa barbarie dilagante.

Desidero esprimere questi sentimenti anche con una delicata canzone di Lucio Battisti, piena di affetto verso il mondo femminile, anche nei suoi risvolti più “marginali”: una donna in solitudine (forse una suora), una prostituta, una ragazza madre.

“Anche per te”, del 1971, una canzone che non ha perso nulla del suo fascino e ha molto da dire alla nostra coscienza.




Anche per te  (Mogol-Battisti)

Per te che è ancora notte e già prepari il tuo caffé
Che ti vesti senza più guardar lo specchio dietro te
Che poi entri in chiesa e preghi piano
E intanto pensi al mondo ormai per te così lontano

Per te che di mattina torni a casa tua perché
Per strada più nessuno ha freddo e cerca più di te
Per te che metti i soldi accanto a lui che dorme
E aggiungi ancora un po' d'amore a chi non sa che farne

Anche per te vorrei morire, ed io morir non so
Anche per te darei qualcosa che non ho
E così, e così, e così
Io resto qui
A darle i miei pensieri
A darle quel che ieri
Avrei affidato al vento cercando di raggiungere chi
Al vento avrebbe detto sì

Per te che di mattina svegli il tuo bambino e poi
Lo vesti e lo accompagni a scuola e al tuo lavoro vai
Per te che un errore ti è costato tanto
Che tremi nel guardare un uomo e vivi di rimpianto

Anche per te vorrei morire, ed io morir non so
Anche per te darei qualcosa che non ho
E così, e così, e così
Io resto qui
A darle i miei pensieri
A darle quel che ieri
Avrei affidato al vento cercando di raggiungere chi
Al vento avrebbe detto sì.

sabato 2 settembre 2017

Finis Americae
















In questi giorni gli Stati Uniti sono stati colpiti dall’uragano  Harvey, che ha messo in ginocchio il Texas e ha flagellato la Louisiana.
Relativamente contenute, per fortuna, le perdite di vite umane, una cinquantina di morti; ma  un milione sono stati gli sfollati, con città allagate, impianti petroliferi e industriali devastati, sversamenti di sostanze tossiche di ogni tipo nelle acque, e un danno economico enorme, stimato intorno a 160 miliardi di dollari.
Insieme a questa catastrofe naturale, si deve aggiungere la difficile situazione politica estera, sia nei riguardi della Russia (testimoniata dalla chiusura del Consolato russo a San Francisco), sia soprattutto nei confronti della Corea del Nord, dove il folle dittatore Kim Jong minaccia una guerra nucleare contro gli Usa.

Insieme a queste drammatiche notizie ce n’è un’altra che può sembrare di minor peso, ma che a mio parere testimonia il declino dello “spirito americano”: l’abbattimento in molti luoghi delle statue di Cristoforo Colombo, e a Los Angeles la cancellazione del Columbus Day, sostituito da una “festa dei nativi americani”.
Cosa c’entri Cristoforo Colombo con il genocidio degli “indiani” lo sanno solo quelli che confondono la storia con l’astrologia. A parte l’enorme importanza della scoperta del “Nuovo Mondo”, che ha cambiato il volto della storia umana, Cristoforo Colombo non sbarcò neppure in territorio statunitense, ma a S. Salvador, una delle isole che oggi sono denominate Bahamas; fu accolto con rispetto dai nativi e tenne un atteggiamento di grande rispetto verso di loro.
Non si possono certo attribuire a Colombo le colpe di altra gente venuta dopo di lui. Né si può dimenticare che la prima carta dei diritti dell’uomo in epoca moderna è stata quella di Thomas Jefferson, proclamata nel giorno dell’indipendenza degli Stati Uniti, il 4 luglio 1776.
La nostra stessa liberazione dal fascismo e dal nazismo è in gran parte opera americana.
Di errori l’America ne ha fatti molti; ma non saper riconoscere che il suo spirito di indipendenza e di libertà è stato un faro di orientamento per tutti i popoli, mi pare un comportamento da masochisti; un “cupio dissolvi”, un desiderio di autodistruzione peggiore dell'uragano Harvey e delle minacce nucleari del tirannello nordcoreano.
Cristoforo Colombo è l’uomo che ha dato tutto sé stesso per un’impresa considerata “impossibile”: valicare l’oceano. È l’emblema dell’uomo stesso, che non si sazia di conoscere e di scoprire. 
Cancellare la sua festa, tagliargli la testa in effigie è come condannare di nuovo Galileo, e tagliare la testa a Lavoisier; condannandolo alla ghigliottina il giudice Coffinhal affermò: “La rivoluzione non ha bisogno di scienziati”.
Se gli Stati Uniti non sanno più leggere neppure la propria storia, allora è la loro fine: “finis Americae”.

Che tristezza!




domenica 27 agosto 2017

Una "parolin" di troppo




Mi hanno stupito ieri le parole del Card. Pietro Parolin, Segretario di Stato del Vaticano, al Meeting di Rimini di Cl, riguardo allo sgombero degli occupanti abusivi a Roma: “La violenza non è accettabile da nessuna parte”. Il porporato si riferiva anche (e forse soprattutto) al comportamento delle forze dell’ordine che hanno sgomberato gli abusivi.
Considero il Card. Parolin una delle poche persone che di questi tempi in Vaticano sta dimostrando buon senso ed equilibrio nell’affrontare anche le questioni più spinose, come il problema dell’accoglienza.
Ma equilibrio non è sinonimo di equilibrismo. L’equidistanza tra occupanti abusivi violenti, che lanciano sanpietrini e perfino bombole di gas dalle finestre, e forze dell’ordine che hanno risposto con getti d’acqua dagli idranti (tra l’altro in una giornata torrida…), mi pare proprio un equilibrismo fuori luogo.
La parola “violenza” può descrivere in questo caso solo il comportamento delinquenziale di coloro che detenevano abusivamente un intero palazzo in Piazza Indipendenza e che hanno attentato gravemente alla vita delle forze dell’ordine.
Ma la stessa parola non può essere usata per definire il comportamento di chi deve far rispettare la legge e risponde alle micidiali cariche degli abusivi, con getti d’acqua.
Tutti si lamentano che in Italia (e in Europa) la violenza la fa da padrona e che le forze dell’ordine ci devono difendere… Appunto, le “forze dell’ordine”.
Ma l'ordine sociale esige talvolta la “forza”. Che non è gratuita violenza (almeno quella di tre giorni fa a Roma non lo è stata), ma semplicemente legittima difesa dell’ordine pubblico, senza il quale una società va a farsi benedire, per rimanere in tema religioso... 
Forse il Card. Parolin si è lasciato ingannare da alcuni spezzoni di video e soprattutto da una frase riportata da alcuni “giornaloni”, la cui faziosità è pari alla loro capacità manipolatoria delle notizie. Il poliziotto che andava ad affrontare i rivoltosi non ha detto solo “spezzategli le braccia”, ma:  “Questi ci stendono! Noi siamo solo in dieci e hanno bombole di gas e sampietrini. Ragazzi lo dobbiamo fare, ce lo hanno ordinato e non possiamo tirarci indietro. Quando saremo lì in mezzo, saremo soli, noi dieci contro loro cento. Il primo obiettivo è portare a casa la nostra pelle e quella del nostro fratello nel casco accanto. Allora se iniziano a lanciare di tutto spezzategli le braccia, ma portate la pelle a casa...».
Vorrei sapere cosa farebbe la gendarmeria vaticana, con a capo il mio concittadino Dott. Domenico Giani, se attentassero (Dio ce ne guardi!) al Card. Parolin. E vorrei sapere se le guardie del corpo della Boldrini hanno pistole ad acqua…

Signor Cardinale segretario di stato Parolin, non mi diventi anche lei un Boldrin.




venerdì 18 agosto 2017

Alle cinque della sera, a Barcellona





















Ricordo come oggi la prima volta che mi recai a Barcellona con la mia 500 insieme ad un amico. Era l’estate del 1981, l’anno prima dei Mondiali di calcio, che si sarebbero svolti proprio in Spagna.
Mi ricordo bene l’anno, perché molte persone, nel sentire che eravamo italiani, ci dicevano che avremmo vinto il “Mundial”. Tutti conoscevano la nostra squadra: Zoff, Gentile, Cabrini, Scirea, Tardelli, Rossi e via dicendo; e noi ci meravigliavamo un po’, perché il Brasile di Falcao ci sembrava superiore. Avevano ragione i catalani.
A parte questa fiducia nell’Italia calcistica, che non ci dispiacque, due cose ci colpirono della città: la prima, ovviamente, fu la “Sagrada Familia”, spettacolare e stupenda opera di Gaudì, con quelle svettanti guglie gotiche in cemento armato (!), che per noi, abituati agli stili “puri” dell’arte, costituì un autentico e benefico choc.
L’altra cosa che ci sorprese fu l’assetto urbanistico: quello spettacolare  viale a più corsie che si dirigeva verso il porto e che allora percorremmo in tutta la sua lunghezza con la 500, in totale libertà. Non c'era ancora una zona pedonale e il traffico non era quello di oggi.
Era la "Rambla". 
L'arteria pulsante di una città indimenticabile. 
Nel sentire e vedere cosa è successo sulla Rambla, ieri, alle cinque della sera, mi ha fatto inorridire.
Ho capito che nel mondo esistono persone che odiano la libertà.
Per questo amano la morte.

E per questo, invece di postare qualche foto dell'orrendo massacro islamista, preferisco mostrare la bellezza della civiltà catalana, con la Sagrada Familia di Antoni Gaudì.




sabato 12 agosto 2017

La solitudine dei numeri zero



Ai Campionati mondiali di atletica leggera di Londra attualmente in corso stiamo assistendo alla ormai solita disfatta italiana in ogni settore.
Velocità, fondo, mezzofondo, lanci (del peso, del disco, del martello, del giavellotto), salti (in alto, in lungo, triplo, con l’asta), ostacoli, siepi, insomma tutto quanto fa atletica leggera, sia al maschile che al femminile, vedono i nostri agli ultimi posti o quasi.
Manca poco ormai alla conclusione (domani 13 agosto), ma sappiamo già che non sarà un happy end: non solo nessuna medaglia, ma nemmeno un onorevole piazzamento, del tipo passaggio alle finali (tranne Marco Lingua nel martello).
Tutta la nostra “meglio gioventù” è stata implacabilmente fatta fuori nelle fasi eliminatorie.
Un pianto greco.
Per consolarci un po’ (ma forse la cosa rattrista di più) bisogna tornare ai ricordi del passato, a Berruti, Mennea, Dorio, Simeoni, Di Martino…
Non c’era specialità, nella "regina degli sport", in cui qualche italiano e italiana non primeggiasse.
Non si può nemmeno accettare la scusa che ora stanno dominando gli atleti di colore. Abbiamo visto in questi campionati cadere il mito di Usain Bolt, mentre molti atleti “caucasici”, cioè bianchi, si son presi le loro belle rivincite, in ogni categoria. Norvegesi, cechi, ungheresi, francesi, polacchi, tedeschi, inglesi, olandesi, turchi… con medaglia d’oro al collo, maschi e femmine. E del resto anche noi abbiamo atleti "colored".
Rimarrà storica la sconfitta di Usain Bolt, addirittura terzo nei 100 metri piani, con un tempo da lumaca (9,95), lui che detiene il record della velocità a piedi (9, 58), battuto dall’uomo più fischiato dal pubblico (Gatlin).
Ma Bolt ha fatto la storia dell’atletica e il suo nome, come il suo record, rimarrà negli annali per decenni.
Saranno invece cancellati dalla memoria, anche a breve termine, quelli dei nostri atleti, che dopo le pietose prestazioni, davanti ai microfoni hanno piagnucolato scuse penose.
Gatlin ha vinto a 35 anni, altri anche in età superiore.
I nostri baldi giovani, di cui per pudore tralascio i nomi, invece di piagnucolare, si diano da fare seriamente o cambino mestiere. Non si può mantenere una banda di numeri zero per farci commiserare in mondovisione.
Il colmo dell’ironia è che molti vincitori di medaglie in questi campionati mondiali si allenano normalmente in Italia, nei nostri centri sportivi (Rieti, Formia, etc.).
Che dire? Becchi e bastonati.
O per dirla in altro modo: cornuti e mazziati.


Nella foto: la sconfitta di Usain Bolt, terzo nei 100 metri piani, dopo Justin Gatlin e Christian Coleman.



sabato 5 agosto 2017

Happy birthday, Charlie Gard!





















Ho sempre saputo che è diritto naturale dei genitori allevare ed educare la prole, prima di qualsiasi altra istituzione.
Lo è perfino nel regno animale.
Ma nel Regno Unito, quello che noi chiamiamo brevemente Inghilterra, non è così.  Gli imparruccati giudici dell'alta corte hanno deciso tempo e luogo della soppressione del piccolo Charlie Gard, togliendo ai suoi genitori ogni potere decisionale.
Il piccolo Charlie ieri avrebbe compiuto un anno. Ma i novelli Erode made in England hanno decretato la sua morte qualche giorno prima. Niente candelina, niente happy birthday.
Ai genitori, che volevano curarlo e avevano trovato luogo e modo, non rimane che portare un lumino al loro angelo, vittima della barbarie umana.
Una volta si diceva che l'Inghilterra era "la madre della democrazia".
Oggi questa espressione suona ridicola. Democrazia, no di certo, quella che non rispetta i diritti naturali. Parlare poi di madre mi pare proprio umorismo inglese, di quello nero.
Né madre né padre. Basta l'alta corte.
Meno male che c'è un'Altra Corte, molto più Alta, alla quale medici e parrucconi di sua maestà dovranno render conto.
Anche per questo credo in Dio.
Nella liturgia cattolica per la morte di un bambino viene cantato il Gloria e non il Requiem.
Per questo, per il piccolo Charlie, nella gloria di Dio, il gloria più bello.

Happy Birthday, Charlie! Pray for us!






giovedì 3 agosto 2017

Una “amatriciana” ad Amatrice

Risultati immagini per Monte Gorzano



Non è il massimo fare una bella mangiata dove quasi un anno fa il terremoto ha distrutto ogni immagine del “paese più bello del mondo”, come si legge ancora nei cartelli d’ingresso ad Amatrice.
E in effetti doveva essere proprio bello il borgo di Amatrice, luogo incantevole ai piedi boscosi delle cime brulle dei Monti della Laga.

D’altra parte mi è sembrato opportuno fare qualcosa per queste persone che ripetutamente chiedono di non essere lasciate sole.

E così il 1° agosto mi sono fatto più di 600 km (andata-ritorno) per portare il mio contributo personale nel gustarmi una “amatriciana” doc, servita in una struttura-ristorante in legno e grandi vetrate, con davanti il magnifico scenario del Monte Gorzano e accanto ad un bel numero di persone di ogni luogo.

Mi ero portato dietro per l’occorrenza una maglietta di lana, pensando al fresco della montagna. Amatrice è a quasi mille metri di altitudine, ma il caldo che ho lasciato ad Arezzo mi ha seguito fin lassù; e quando sono uscito dal “ristorante”, per fare una passeggiata e rendermi conto della situazione de visu (ma non si vede niente perché il borgo è transennato e custodito dalla polizia), ho dovuto togliere anche la canottiera.

Una amatriciana ad Amatrice un anno fa sarebbe stato il top per il buongustaio. Ora è un modo apprezzato per fare qualcosa di buono, oltre che ricevere qualcosa di ancor più buono.

Mi ha commosso un ponticello col nome “Ponte della rinascita” e con una frase del sindaco Pirozzi. È un ponticello di pochi metri e di piccola ampiezza, giusto lo spazio per lo scambio di due automezzi. Attraversa un piccolo corso d’acqua, quasi asciutto in questa torrida estate.
Ho visto le piccole case in legno, e a parte i turisti, pochissime persone del luogo.
Forse sarà stato il caldo, forse l’imbarazzo o la dignità di persone ferite nel profondo.
E quando ho ripreso la strada del ritorno, che sale sopra il paese per unirsi poi alla Via Salaria, ho potuto notare in distanza alla mia destra il borgo “più bello del mondo” ridotto a un cumulo di macerie su cui si erge una torre smozzicata.

Ho accostato la macchina al bordo della strada e mi sono fermato per qualche istante. Nel vedere tanto sfacelo mi sembrava di violare l’intimità delle abitazioni.
Sono ripartito alla svelta, con grande tristezza e un po' di vergogna.
Dimenticavo. Il pranzo completo, con l’amatriciana, mi è costato 10 (dieci) euro, compreso il caffè.
Mi sono rifatto con le mance.



Nella foto: il Monte Gorzano, nei monti della Laga, il più alto del Lazio (2458 m). 

giovedì 23 marzo 2017

Per le vittime dell'attentato di Londra





L’ orrendo attentato islamista di ieri a Londra ha causato la morte di 3 persone (oltre all'attentatore) e il ferimento di altre 20, tra cui due italiane.

A un anno esatto dall’attentato di Bruxelles, dobbiamo ancora registrare un ennesimo atto di barbarie.

Voglio onorare le vittime innocenti con le note del più grande musicista inglese, se pur tedesco di nascita, Giorgio Federico Händel.

La solenne "Sarabanda" (dalla Suite n. 4 in Re minore HWV 437, anno 1733) è la degna risposta ad un atto vile e barbarico, che ha insanguinato una città e una nazione che sono il simbolo stesso della democrazia.




mercoledì 22 marzo 2017

Il bounty killer

L’ "amico del clero” Entropia ha un pensiero fisso nella mente: combattere i preti pedofili e in genere la Chiesa. Quindi è alla ricerca, in tutti i siti anticlericali, di qualche novità al riguardo, anche se la pedofilia clericale è ora a livelli bassi, mentre cresce in modo esponenziale la pedofilia al di fuori della Chiesa e soprattutto in ambito familiare, purtroppo.
A questo "amico del clero" dedico questo post.






















Mi piacciono i film western, sono i miei preferiti. Mi affascina soprattutto la figura del bounty killer, cavaliere con qualche macchia ma senza paura, che combatte i criminali più pericolosi, per qualche dollaro in più (si fa quel che si può...).

Ma questo coraggioso e astuto combattente non è finito con il mitico West. L’ho trovato per mia fortuna anche nel mitico Web.

Si tratta di un bounty killer un po’ speciale, dai gusti precisi; va in caccia solo di una categoria di delinquenti: i preti.

Come vede una chiesa, istintivamente mette mano alla sua Colt virtuale e comincia a perlustrare con fare minaccioso panche, confessionali, sacrestie e oratori in cerca della preda, dead or alive; e si meraviglia di quanti bambini, ragazzi e adolescenti frequentino ancora questi luoghi malfamati.

Porta sempre in tasca la lista dei preti pedofili; e in questi tempi di vacche magre, in cui essi cominciano a scarseggiare, si consola tirandola fuori e pubblicandola periodicamente.

Ma è un po’ depresso. E così, mentre dà la caccia all’ultimo dei mohicani, non si accorge che sotto il suo naso stanno passando i partecipanti alla festa dell'orgoglio pedofilo, gli esponenti dei partiti pedofili e coloro che manifestano per la legalizzazione della pedofilia. Non sente rombare sopra il suo capo gli aerei carichi di turisti sessuali pedofili verso il Brasile, la Tailandia, Cuba… E mentre posta per l’ennesima volta la solita lista di preti, si imbatte nel Web in centinaia di siti pedopornografici.

Con la sua Colt appoggiata accanto alla tastiera, cerca nei giornali on line qualcosa di pedoclericale; e così vede scorrere davanti ai suoi occhi, senza farvi troppa attenzione, violenze pedofile ovunque: genitori snaturati, compagni che violentano i figli delle compagne, e viceversa, parenti pedofili, amici pedofili, vicini di casa pedofili, estranei pedofili, insegnanti pedofili, allenatori pedofili...

Sconfortato perché la caccia non è stata fruttuosa, decide un’ultima e disperata mossa: chiedere qualche notizia nuova al più famoso bounty killer del Web, Don Fortunato Di Noto.

È un prete, però. Pazienza! cosa non si farebbe, per qualche prete in meno...



venerdì 17 marzo 2017

17 Marzo. Il giorno di S. Patrizio



























Qualche decennio fa sono stato in Irlanda, insieme al coro di cui facevo parte, per un concorso polifonico nella città di Cork.

Per il volo ci servimmo della compagnia aerea irlandese Aer Lingus. Il logo della compagnia era una bella immagine di trifoglio (“shamrock”).
San Patrizio, che convertì l’isola, nel IV-V secolo, prima di entrare in Chiesa coglieva una piantina di trifoglio e mostrandola poi alla gente nella predica diceva: “Ecco un’immagine della SS. Trinità, questa piantina di trifoglio: tre foglioline, una piantina sola”. Da allora lo “shamrock” è diventato il simbolo dell’Irlanda.
Un modo umile per avvicinarsi al mistero più grande della fede cristiana.

La seconda cosa che mi colpì fu all’atterraggio. L’aeroporto era pieno di bandiere “italiane”. Rimanemmo tutti un po’ meravigliati. Va bene che il nostro coro era stato invitato per essere noto nel campo della polifonia, ma non credevamo di avere un’accoglienza così calorosa…
Poi ci dissero che non erano tricolori italiani, ma irlandesi; il rosso in effetti mi sembrava troppo sbiadito.

La terza cosa che mi sorprese fu il “fiume” di Cork. Le luci notturne della città si riflettevano sul bel corso d’acqua, quasi come un Lungarno fiorentino. Quando però la mattina ci alzammo e uscimmo dall’albergo, il fiume era letteralmente sparito. C’era solo un rigagnolo nel fondo dell’alveo… Ridemmo, nel dire che gli Irlandesi se lo erano bevuto tutto,  loro che bevono solo whiskey e birra, specialmente la Guinness.
L’albergatore ci spiegò che non era un fiume, ma un fiordo, e l’alta e bassa marea (lì molto rilevante) determinava l’alzarsi e l’abbassarsi dell’acqua.

Erano i primi giorni di maggio; non passava giorno che non piovesse. Una pioggerellina che gli Irlandesi quasi neppure notavano. Si muovevano senza particolari accorgimenti come se fosse il sereno. Parlando nel nostro inglese scolastico venimmo a sapere di un proverbio che dice: “In Irlanda, tra un temporale e l’altro, piove”.  Allora tutto ci fu più chiaro.

Un ricordo bellissimo di quella gente festosa, accogliente e musicalmente molto preparata. Non c’era casa dove non ci fosse uno strumento musicale: un vecchio pianoforte verticale, un flauto dolce o traverso, un oboe; ma soprattutto l’arpa. Quella irlandese, of course.

Ma nel nostro broken English capimmo che loro preferivano parlare il gaelico, e così imparammo anche il nome della città: Corkaigh.

Ireland, Shamrock, Saint Patrick. 

Unforgettable!  





lunedì 13 marzo 2017

Un argentino a Mosca





Uno dei più grandi desideri di Papa Francesco è di andare a far visita al Patriarca di Mosca e di tutte le Russie, Kiril I.

L’intenzione è ovviamente quella di cercare un riavvicinamento della Chiesa Cattolica con la Chiesa Ortodossa della “terza Roma”.

Con la Chiesa Ortodossa della “seconda Roma”, cioè Costantinopoli (Istanbul), gli incontri sono frequenti, iniziati già a partire da Paolo VI al tempo del Concilio Vaticano II.

Papa Francesco ha già incontrato il Patriarca Kiril a L’Avana il 12 febbraio dello scorso anno, e i due hanno firmato una dichiarazione congiunta, che è già un fatto clamoroso. 
La Cuba “comunista” ha favorito l’incontro con il Papa e il Patriarca. Lo Spirito soffia dove vuole...

Ma Papa Francesco vorrebbe andare a trovare gli Ortodossi a casa loro, nella Santa Russia.

Intanto, come augurio per questo quarto anno di pontificato, facciamo arrivare a Mosca la musica argentina. Ovviamente un tango, e uno dei più celebri, composto da Astor Piazzolla: “Libertango” (1974).

I russi sembrano gradire…

Auguri, Papa Francesco!





sabato 11 marzo 2017

Il Papa in copertina rock












Papa Francesco, che col suo "mascellone" e il "pollice su" conquista la copertina della nota rivista americana Rolling Stone, tra l’altro nel 50° anniversario della sua nascita, fa comunque sensazione.

Ci saranno quelli che criticheranno il papa, finito nella copertina di una rivista rock, come un “oddity”, una stranezza, un elemento estraneo, uno stridente ossimoro.
Altri magari faranno notare che questo papa esce clamorosamente dai soliti schemi pontifici, ama i "selfie" e parla di smartphone, saluta col pollice in su, per cui si merita un I like.

Io credo che Papa Francesco, a parte (secondo il mio modesto parere) qualche semplificazione sull’accoglienza e qualche silenzio di troppo sui crimini dell’islamismo, stia veramente cambiando in meglio la Chiesa; ma non solo adattandosi ai gusti e alla moda del momento, ma nel profondo.
È stato detto che una lunga marcia comincia con un passo. Lui quella marcia l’ha già iniziata.
Una Chiesa più vicina alla gente, che parla il linguaggio del popolo e dei giovani, che sa ascoltare e che porta un messaggio di misericordia.
Ma il Vangelo non vuol dire “lieto annuncio”?

E un grande messaggio di semplicità. Il Papa che vive in un monolocale/bilocale  di 50 mq non è un esempio per tutti i governanti e businessmen di questo mondo schiavo del denaro?

Un Papa che viene fatto passare da alcuni per un "sempliciotto". Anche di S. Francesco dicevano lo stesso. Ma ha cambiato la storia della Chiesa nel Medioevo e rimane anche per il mondo di oggi un punto di riferimento per ogni popolo civile.

Per il Papa, amante della musica pop, un bel brano tratto dal primo album dei New Trolls (Senza orario né bandiera) del 1968: "Signore, io sono Irish", di De André, Mannerini, Di Paolo- De Scalzi- Reverberi. La voce è di Vittorio De Scalzi.


"Signore, io sono Irish; quello che non ha la bicicletta".





"Signore, io sono Irish; quello che verrà da Te in bicicletta".





venerdì 23 dicembre 2016

Fermato in Italia l'attentatore di Berlino. Per sempre
















Il folle pluriomicida islamico Anis Amri, l'inafferrabile attentatore di Berlino dai mille nomi, dopo aver girovagato per tutta la Germania senza incontrare ostacolo, dopo essere entrato in Francia senza incontrare ostacolo, appena entrato in Italia ha incontrato a Sesto San Giovanni due pallottole che lo hanno fermato per sempre.

Ha fatto del suo meglio, ovvero, del suo peggio anche prima di morire: ha sparato e ferito Christian Movio, l'agente di polizia che lo aveva fermato. Per fortuna la pallottola calibro 22 ha colpito la spalla destra del valoroso poliziotto senza ledere organi vitali. In compenso il giovane collega del ferito, il siciliano Luca Scatà, ha centrato in pieno petto il delinquente con due colpi, stendendolo al suolo. Amri è morto in una decina di minuti. 

Parce sepulto.

Una riflessione è d'obbligo. 
Due agenti di polizia italiani, in pattuglia alle 3 di notte, hanno fermato il pericolo pubblico numero uno in Europa appena entrato in Italia, mentre tutto l'apparato delle forze dell'ordine tedesche in quasi cinque giorni non è riuscito neppure a sapere dove il criminale si trovava (pensavano addirittura in Danimarca).
Sappiamo come la Germania soffra di un complesso di superiorità, specialmente nei confronti dell'Italia. 
Luca Scatà, poliziotto in prova di 29 anni, della provincia di Siracusa, e Christian Movio, agente scelto di 36 anni di Udine, l'hanno costretta ad un bel bagno di umiltà.
Anzi, a una bella doccia fredda...

Grazie di tutto, coraggiosi (e intelligenti) poliziotti italiani!