Qualche decennio fa sono stato in Irlanda, insieme al coro
di cui facevo parte, per un concorso polifonico nella città di Cork.
Per il volo ci servimmo della compagnia aerea irlandese Aer
Lingus. Il logo della compagnia era una bella immagine di trifoglio (“shamrock”).
San Patrizio, che convertì l’isola, nel IV-V secolo, prima
di entrare in Chiesa coglieva una piantina di trifoglio e mostrandola poi alla
gente nella predica diceva: “Ecco un’immagine della SS. Trinità, questa
piantina di trifoglio: tre foglioline, una piantina sola”. Da allora lo “shamrock”
è diventato il simbolo dell’Irlanda.
Un modo umile per avvicinarsi al mistero più grande della fede cristiana.
La seconda cosa che mi colpì fu all’atterraggio. L’aeroporto era pieno di bandiere “italiane”. Rimanemmo tutti un po’ meravigliati. Va bene che il nostro coro era stato invitato per essere noto nel campo della polifonia, ma non credevamo di avere un’accoglienza così calorosa…
La seconda cosa che mi colpì fu all’atterraggio. L’aeroporto era pieno di bandiere “italiane”. Rimanemmo tutti un po’ meravigliati. Va bene che il nostro coro era stato invitato per essere noto nel campo della polifonia, ma non credevamo di avere un’accoglienza così calorosa…
Poi ci dissero che non erano tricolori italiani, ma
irlandesi; il rosso in effetti mi sembrava troppo sbiadito.
La terza cosa che mi sorprese fu il “fiume” di Cork. Le luci
notturne della città si riflettevano sul bel corso d’acqua, quasi come un
Lungarno fiorentino. Quando però la mattina ci alzammo e uscimmo dall’albergo,
il fiume era letteralmente sparito. C’era solo un rigagnolo nel fondo dell’alveo…
Ridemmo, nel dire che gli Irlandesi se lo erano bevuto tutto, loro che bevono solo whiskey e birra,
specialmente la Guinness.
L’albergatore ci spiegò che non era un fiume, ma un fiordo,
e l’alta e bassa marea (lì molto rilevante) determinava l’alzarsi e l’abbassarsi
dell’acqua.
Erano i primi giorni di maggio; non passava giorno che non
piovesse. Una pioggerellina che gli Irlandesi quasi neppure notavano. Si
muovevano senza particolari accorgimenti come se fosse il sereno. Parlando nel
nostro inglese scolastico venimmo a sapere di un proverbio che dice: “In
Irlanda, tra un temporale e l’altro, piove”.
Allora tutto ci fu più chiaro.
Un ricordo bellissimo di quella gente festosa, accogliente e musicalmente molto preparata. Non c’era casa dove non ci fosse uno strumento
musicale: un vecchio pianoforte verticale, un flauto dolce o traverso, un oboe; ma
soprattutto l’arpa. Quella irlandese, of
course.
Ma nel nostro broken
English capimmo che loro preferivano parlare il gaelico, e così imparammo anche
il nome della città: Corkaigh.
Ireland, Shamrock, Saint Patrick.
Unforgettable!
Ma che bei ricordi, Antonio !
RispondiEliminaFacevi parte anche di un coro, interessante caro amico.
Vita intensa la tua, complimenti.
Un grande abbraccio.
Ricordi dolci, come la musica, carissima Gianna :-)
EliminaCi sono anche ricordi meno piacevoli nella vita; ma quelli li affido al Signore ;-)
Un grande e dolce abbraccio :-)