Giorni non proprio sereni. Il terremoto ha ripreso a devastare il Centro Italia, e popolazioni intere sono costrette a lasciare le proprie case e i luoghi dei loro affetti.
Accompagno questi avvenimenti postando un brano di polifonia pura, a cappella. Non è il momento delle grandi sonorità strumentali. Basta la voce umana e un delicato sonetto di Matteo Maria Boiardo (XV secolo), musicato da Zoltàn Kodàly: "Fior scoloriti".
È il secondo dei "Quattro Madrigali Italiani", pubblicati dal grande artista magiaro nel 1932; il più bello, sia dal punto di vista letterario che musicale.
Si tratta di un dialogo tra il poeta e alcuni fiori che hanno perduto la loro "madonna" che li accudiva; un po' come i fiori (e tutte le cose più belle) nelle abitazioni dei Monti Sibillini e di Camerino colpite dal sisma.
Il brano è a 4 voci femminili: soprani I, soprani II, soprani III, contralti (la Boldrini avrà da ridire con tutte queste desinenze maschili?)
Un madrigale dolcissimo e insieme tristissimo. La prima volta che lo ascoltai, cantato al Concorso Polifonico aretino da un coro ungherese (i cori femminili ungheresi erano i migliori), rimasi incantato.
Anche il coro qui postato è ungherese, il Coro femminile della città di Győr, diretto da Miklòs Szabò. Molto bravo.
Che i fiori sibillini tornino a risplendere!
Che i fiori sibillini tornino a risplendere!
Fior scoloriti
– Fior scoloriti e pallide viole,
che sì suavemente il vento move,
vostra Madonna dove è gita? e dove
è gito il Sol che aluminar vi sole? –
– Nostra Madonna se ne gì co il Sole
che ognor ce apriva di belleze nove,
e poiché tanto bene è gito altrove,
mostramo aperto quanto ce ne dole. –
– Fior sfortunati e viole infelice,
abandonati dal divino ardore
che vi infondeva vista sì serena! –
– Tu dici il vero, e nui ne le radice
sentiamo el danno, e tu senti nel core
la perdita che nosco al fin te mena. –
(Matteo Maria Boiardo)