Lo Stabat Mater è una delle più note sequenze della liturgia cattolica.
Ricorda con accenti commossi e con semplicità quasi popolare il dolore della Madre di Gesù presso la croce.
Il testo viene attribuito a Jacopone da Todi (fine sec. XIII, inizi del XIV).
La sequenza è in lingua latina e in musica gregoriana. Nel corso dei secoli molti musicisti (se ne contano almeno 400!) affascinati dalla bellezza della laude, hanno realizzato su quel mirabile testo bellissimi componimenti.
Il più celebre è lo Stabat Mater di Pergolesi, che il musicista terminò sul letto di morte a soli 26 anni (1736).
Il più bello, in epoca contemporanea, è a mio parere quello di Zoltán Kodály (1882-1967) , il quale ha saputo coglierne lo spirito religioso, eliminando tutto ciò che sa di artificio operistico, e tornando ad una purezza quasi gregoriana.
Kodály lo compose a soli 16 anni e lo rielaborò nella forma attuale nel 1962.
La composizione è a quattro voci dispari (soprani, contralti, tenori, bassi) a cappella, cioè senza accompagnamento di strumenti.
L’incresparsi in alcuni momenti della limpida tessitura musicale e la struggente linea melodica esprimono il dolore della Madre sul Calvario, mentre il composto procedere del canto indica il cammino verso la Risurrezione.
Esemplare l'esecuzione della Schola Gregoriana Mediolanensis, diretta da un grande esperto come Giovanni Vianini.
Stabat Mater
Stabat Mater dolorosa
iuxta crucem lacrimosa,
dum pendebat Filius.
Cuius animam gementem,
contristatam et dolentem
pertransivit gladius.
Christe, cum sit hinc exire,
da per Matrem me venire,
ad palmam victoriae.
Quando corpus morietur,
fac ut animae donetur
Paradisi gloria. Amen.
Stava la Madre addolorata
in lacrime presso la Croce
mentre il Figlio era appeso.
Un spada di dolore trafisse
la sua anima gemente,
rattristata e dolente.
Cristo, quando dovrò partirmene da qui,
fa' che per mezzo di tua Madre
giunga alla palma della vittoria.
Quando il mio corpo morirà
fa' che all'anima sia data
la gloria del Paradiso. Amen.
Ricorda con accenti commossi e con semplicità quasi popolare il dolore della Madre di Gesù presso la croce.
Il testo viene attribuito a Jacopone da Todi (fine sec. XIII, inizi del XIV).
La sequenza è in lingua latina e in musica gregoriana. Nel corso dei secoli molti musicisti (se ne contano almeno 400!) affascinati dalla bellezza della laude, hanno realizzato su quel mirabile testo bellissimi componimenti.
Il più celebre è lo Stabat Mater di Pergolesi, che il musicista terminò sul letto di morte a soli 26 anni (1736).
Il più bello, in epoca contemporanea, è a mio parere quello di Zoltán Kodály (1882-1967) , il quale ha saputo coglierne lo spirito religioso, eliminando tutto ciò che sa di artificio operistico, e tornando ad una purezza quasi gregoriana.
Kodály lo compose a soli 16 anni e lo rielaborò nella forma attuale nel 1962.
La composizione è a quattro voci dispari (soprani, contralti, tenori, bassi) a cappella, cioè senza accompagnamento di strumenti.
L’incresparsi in alcuni momenti della limpida tessitura musicale e la struggente linea melodica esprimono il dolore della Madre sul Calvario, mentre il composto procedere del canto indica il cammino verso la Risurrezione.
Esemplare l'esecuzione della Schola Gregoriana Mediolanensis, diretta da un grande esperto come Giovanni Vianini.
Stabat Mater
Stabat Mater dolorosa
iuxta crucem lacrimosa,
dum pendebat Filius.
Cuius animam gementem,
contristatam et dolentem
pertransivit gladius.
Christe, cum sit hinc exire,
da per Matrem me venire,
ad palmam victoriae.
Quando corpus morietur,
fac ut animae donetur
Paradisi gloria. Amen.
Stava la Madre addolorata
in lacrime presso la Croce
mentre il Figlio era appeso.
Un spada di dolore trafisse
la sua anima gemente,
rattristata e dolente.
Cristo, quando dovrò partirmene da qui,
fa' che per mezzo di tua Madre
giunga alla palma della vittoria.
Quando il mio corpo morirà
fa' che all'anima sia data
la gloria del Paradiso. Amen.
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