Abbiamo visto, nel post precedente, come uno dei rimproveri più frequenti che viene fatto alla Chiesa da parte del pensiero laico è di essere nemica della scienza. La dimostrazione più evidente è la condanna di Galileo del 1633.
Ma nessuno vuol ricordare che la laica ragione ha fatto disastri ben più gravi di quelli che vengono addebitati alla Chiesa.
Si dimentica ad esempio la decapitazione durante il periodo del Terrore di Antonio Lorenzo Lavoisier, il "padre della chimica moderna", colui che ha scoperto la composizione dell’acqua e dell’aria, fino ad allora considerati elementi semplici, secondo la teoria che risaliva addirittura ad Empedocle (V secolo a. C.). Lavoisier ha formulato la legge della conservazione della materia, ed è stato uno dei promotori del sistema metrico decimale. Un genio universale.
“La Rivoluzione non ha bisogno di scienziati”, disse il pubblico ministero giacobino nel condannarlo alla ghigliottina. Ma il matematico Lagrange commentò: “È bastato un attimo per far cadere una testa che la Francia non avrà per altri cento anni”.
Era l’8 maggio 1794. Perché questo fatto non viene mai ricordato?
La stessa Rivoluzione aveva già provveduto a sopprimere la prestigiosa Académie des Sciences (Accademia delle Scienze), fondata nel XVII secolo dal Re Sole, orgoglio e vanto della cultura francese, e molti scienziati rischiarono la fine di Lavoisier.
Che le “rivoluzioni” moderne siano state poco amanti della scienza non schierata è un fatto ricorrente, e non un’eccezione.
La cosiddetta “rivoluzione culturale” in Cina, degli anni 60-70 del XX secolo è stata in grande stile la più grande prevaricazione dell’ideologia sul libero sapere. Milioni e milioni di studenti furono costretti ad abbandonare gli studi per imparare le massime del “libretto rosso” di Mao. Furono distrutte le scuole, gli insegnanti mandati a lavorare nei campi, e molti vennero eliminati fisicamenti.
La conseguenza fu un impoverimento spaventoso della cultura e un regresso in ogni settore dell’attività umana. Mai visto prima niente di simile.
Ma anche la rivoluzione sovietica non fu da meno. Durante il periodo staliniano furono perseguitati e uccisi gli scienziati che non accettavano di seguire le direttive del materialismo dialettico, autentica bufala pseudoscientifica ottocentesca, ma cara a Marx-Engels.
Particolarmente disastrosa fu l’opera di Lysenko, che fedele interprete del materialismo dialettico, portò a fallimentari risultati nel campo dell’agricoltura, con conseguenti annate di carestia e di miseria. Anche in altri settori, l’ostracismo delle scienze “borghesi” (in particolare le scienze umane) finì con l’impoverimento culturale dell’Unione Sovietica, in nome di un’ideologia politica.
Il nazismo asservì la scienza ai suoi mostruosi programmi razzisti ed eugenetici. Hitler fece proprie alcune tesi del positivismo evoluzionista, che sostenevano differenze biologiche tra le varie razze umane (il cosiddetto “razzismo scientifico”), e se ne servì per i suoi scopi politici, che avevano come punti fondamentali il primato della razza ariana e la mistica del superuomo, dell’uomo cioè fisicamente perfetto. Un vero e proprio paganesimo, come lo definì Pio XI.
Molti non sanno che i primi ad essere eliminati dai vari “Dottor Morte”, che cominciarono a circolare nel III Reich, furono proprio i tedeschi disabili, bruciati poi nei forni crematori. Si usarono i soliti mezzi di persuasione, specialmente tra i familiari delle vittime predestinate, facendo apparire come un atto di pietà l’eliminazione di questi “infelici”. Si arrivò a decine di migliaia di vittime.
Quando la cosa apparve nella sua tragica realtà, la Chiesa, sia cattolica che protestante, si oppose a questo sterminio, e le pratiche eugenetiche diminuirono di molto. Degna di nota in tale situazione fu la protesta dell'arcivescovo di Münster, Clemens August von Galen. L'arcivescovo in un discorso pubblico del 3 agosto 1941 non si limitò a condannare duramente l'eutanasia, ma denunziò lo Stato nazista come principale responsabile delle uccisioni.
In nome della razza invece si perseguitarono gli ebrei ed altre categorie di persone. Anche in questo caso la Chiesa cattolica, con l’enciclica in tedesco "Mit brennender Sorge" di Pio XI (1937), letta contemporaneamente in tutte le parrocchie della Germania, protestò energicamente contro il razzismo e le idee, definite “folli”, di Hitler.
Purtroppo queste idee folli portarono alla seconda guerra mondiale e alla Shoah.
Vorrei infine ricordare il positivismo, a cui molti scienziati oggi tornano a guardare come ad un ideale. Il positivismo è sorto nella seconda metà del 1800 ed è una vera e propria "fede" nella scienza. Solo la scienza ha valore e significato, solo la scienza porta il progresso, solo la scienza è credibile. Va invece combattuto ogni valore religioso, inteso come cosa assurda e intralcio alla libera ricerca.
Abbiamo visto come tutto questo portò anche alle affermazioni più aberranti, come il “razzismo scientifico” e l'eugenetica. Infatti se l'essere umano è visto solo come biologia, come un ammasso di cellule, magari un po' più complesso di altri organismi, ma senza altre differenze sostanziali, allora è chiaro che si comincia a misurare i crani e le mandibole, come faceva Cesare Lombroso, o si definisce infelice una persona fisicamente non perfetta.
Una scienza senza riferimenti ai valori assoluti della ragione morale finisce fatalmente nell'eugenetica, come infatti è accaduto con il positivismo e che qualcuno vorrebbe far tornare di moda oggi. Non è bastata l'esperienza hitleriana, a quanto pare.
Il secolo XX, con due guerre mondiali e altre infinite guerre locali, con le sue ideologie atee e intolleranti, è stato il secolo più sanguinario di ogni tempo, secondo la celebre espressione dello storico marxista Hobsbawm (Il secolo breve). E secondo l’interpretazione di Adorno e della Scuola di Francoforte la ragione umana, fondamento della tolleranza secondo la concezione illuminista, ha finito per perdersi nello scientismo positivistico ed è scomparsa nei sistemi totalitari del XX secolo, che si sono rivelati la forma più disumana di intolleranza.
Si impongono perciò alcune riflessioni conclusive.
La scienza è uno straordinario mezzo di dominio sulla natura; ma al tempo stesso l’uomo ne può diventare anche vittima.
Non basta perciò la conoscenza scientifica, come pretendono gli scientisti.
Non tutto ciò che è tecnicamente possibile, è lecito farlo.
Occorre di pari passo la riflessione morale.
Occorrrono perciò scienza e coscienza, perché l'uomo ha ambedue queste capacità.
La scienza ci dice cosa l’uomo può fare.
La coscienza ci dice ciò che l’uomo deve o non deve fare.
Questo la Chiesa ricorda oggi agli scienziati.
Benedetto XVI ha ammonito che sta tornando, sotto mentite spoglie, una visione eugenetica e razzista della vita; quella cioè che vuol far credere che alcune persone, per vari motivi, non siano degne di vivere.
L'aborto, la manipolazione genetica, l'eutanasia partono dal presupposto che l'uomo è un bene disponibile e può essere trattato al pari di ogni altro essere vivente.
Contro questa deriva disumana, frutto del pensiero laicista moderno, la Chiesa alzerà sempre la sua voce; ma non solo, come pensano i laicisti, per motivi religiosi, ma semplicemente per motivi di retta ragione umana.
Quella retta ragione che viene da lontano: da Ippocrate, da Socrate, da Seneca, dall'ebraismo, dal pensiero cristiano, dalle università medievali, dall'umanesimo, dall'illuminismo.
È quella che ha permesso il cammino della civiltà e ha sconfitto la barbarie.
Ma nessuno vuol ricordare che la laica ragione ha fatto disastri ben più gravi di quelli che vengono addebitati alla Chiesa.
Si dimentica ad esempio la decapitazione durante il periodo del Terrore di Antonio Lorenzo Lavoisier, il "padre della chimica moderna", colui che ha scoperto la composizione dell’acqua e dell’aria, fino ad allora considerati elementi semplici, secondo la teoria che risaliva addirittura ad Empedocle (V secolo a. C.). Lavoisier ha formulato la legge della conservazione della materia, ed è stato uno dei promotori del sistema metrico decimale. Un genio universale.
“La Rivoluzione non ha bisogno di scienziati”, disse il pubblico ministero giacobino nel condannarlo alla ghigliottina. Ma il matematico Lagrange commentò: “È bastato un attimo per far cadere una testa che la Francia non avrà per altri cento anni”.
Era l’8 maggio 1794. Perché questo fatto non viene mai ricordato?
La stessa Rivoluzione aveva già provveduto a sopprimere la prestigiosa Académie des Sciences (Accademia delle Scienze), fondata nel XVII secolo dal Re Sole, orgoglio e vanto della cultura francese, e molti scienziati rischiarono la fine di Lavoisier.
Che le “rivoluzioni” moderne siano state poco amanti della scienza non schierata è un fatto ricorrente, e non un’eccezione.
La cosiddetta “rivoluzione culturale” in Cina, degli anni 60-70 del XX secolo è stata in grande stile la più grande prevaricazione dell’ideologia sul libero sapere. Milioni e milioni di studenti furono costretti ad abbandonare gli studi per imparare le massime del “libretto rosso” di Mao. Furono distrutte le scuole, gli insegnanti mandati a lavorare nei campi, e molti vennero eliminati fisicamenti.
La conseguenza fu un impoverimento spaventoso della cultura e un regresso in ogni settore dell’attività umana. Mai visto prima niente di simile.
Ma anche la rivoluzione sovietica non fu da meno. Durante il periodo staliniano furono perseguitati e uccisi gli scienziati che non accettavano di seguire le direttive del materialismo dialettico, autentica bufala pseudoscientifica ottocentesca, ma cara a Marx-Engels.
Particolarmente disastrosa fu l’opera di Lysenko, che fedele interprete del materialismo dialettico, portò a fallimentari risultati nel campo dell’agricoltura, con conseguenti annate di carestia e di miseria. Anche in altri settori, l’ostracismo delle scienze “borghesi” (in particolare le scienze umane) finì con l’impoverimento culturale dell’Unione Sovietica, in nome di un’ideologia politica.
Il nazismo asservì la scienza ai suoi mostruosi programmi razzisti ed eugenetici. Hitler fece proprie alcune tesi del positivismo evoluzionista, che sostenevano differenze biologiche tra le varie razze umane (il cosiddetto “razzismo scientifico”), e se ne servì per i suoi scopi politici, che avevano come punti fondamentali il primato della razza ariana e la mistica del superuomo, dell’uomo cioè fisicamente perfetto. Un vero e proprio paganesimo, come lo definì Pio XI.
Molti non sanno che i primi ad essere eliminati dai vari “Dottor Morte”, che cominciarono a circolare nel III Reich, furono proprio i tedeschi disabili, bruciati poi nei forni crematori. Si usarono i soliti mezzi di persuasione, specialmente tra i familiari delle vittime predestinate, facendo apparire come un atto di pietà l’eliminazione di questi “infelici”. Si arrivò a decine di migliaia di vittime.
Quando la cosa apparve nella sua tragica realtà, la Chiesa, sia cattolica che protestante, si oppose a questo sterminio, e le pratiche eugenetiche diminuirono di molto. Degna di nota in tale situazione fu la protesta dell'arcivescovo di Münster, Clemens August von Galen. L'arcivescovo in un discorso pubblico del 3 agosto 1941 non si limitò a condannare duramente l'eutanasia, ma denunziò lo Stato nazista come principale responsabile delle uccisioni.
In nome della razza invece si perseguitarono gli ebrei ed altre categorie di persone. Anche in questo caso la Chiesa cattolica, con l’enciclica in tedesco "Mit brennender Sorge" di Pio XI (1937), letta contemporaneamente in tutte le parrocchie della Germania, protestò energicamente contro il razzismo e le idee, definite “folli”, di Hitler.
Purtroppo queste idee folli portarono alla seconda guerra mondiale e alla Shoah.
Vorrei infine ricordare il positivismo, a cui molti scienziati oggi tornano a guardare come ad un ideale. Il positivismo è sorto nella seconda metà del 1800 ed è una vera e propria "fede" nella scienza. Solo la scienza ha valore e significato, solo la scienza porta il progresso, solo la scienza è credibile. Va invece combattuto ogni valore religioso, inteso come cosa assurda e intralcio alla libera ricerca.
Abbiamo visto come tutto questo portò anche alle affermazioni più aberranti, come il “razzismo scientifico” e l'eugenetica. Infatti se l'essere umano è visto solo come biologia, come un ammasso di cellule, magari un po' più complesso di altri organismi, ma senza altre differenze sostanziali, allora è chiaro che si comincia a misurare i crani e le mandibole, come faceva Cesare Lombroso, o si definisce infelice una persona fisicamente non perfetta.
Una scienza senza riferimenti ai valori assoluti della ragione morale finisce fatalmente nell'eugenetica, come infatti è accaduto con il positivismo e che qualcuno vorrebbe far tornare di moda oggi. Non è bastata l'esperienza hitleriana, a quanto pare.
Il secolo XX, con due guerre mondiali e altre infinite guerre locali, con le sue ideologie atee e intolleranti, è stato il secolo più sanguinario di ogni tempo, secondo la celebre espressione dello storico marxista Hobsbawm (Il secolo breve). E secondo l’interpretazione di Adorno e della Scuola di Francoforte la ragione umana, fondamento della tolleranza secondo la concezione illuminista, ha finito per perdersi nello scientismo positivistico ed è scomparsa nei sistemi totalitari del XX secolo, che si sono rivelati la forma più disumana di intolleranza.
Si impongono perciò alcune riflessioni conclusive.
La scienza è uno straordinario mezzo di dominio sulla natura; ma al tempo stesso l’uomo ne può diventare anche vittima.
Non basta perciò la conoscenza scientifica, come pretendono gli scientisti.
Non tutto ciò che è tecnicamente possibile, è lecito farlo.
Occorre di pari passo la riflessione morale.
Occorrrono perciò scienza e coscienza, perché l'uomo ha ambedue queste capacità.
La scienza ci dice cosa l’uomo può fare.
La coscienza ci dice ciò che l’uomo deve o non deve fare.
Questo la Chiesa ricorda oggi agli scienziati.
Benedetto XVI ha ammonito che sta tornando, sotto mentite spoglie, una visione eugenetica e razzista della vita; quella cioè che vuol far credere che alcune persone, per vari motivi, non siano degne di vivere.
L'aborto, la manipolazione genetica, l'eutanasia partono dal presupposto che l'uomo è un bene disponibile e può essere trattato al pari di ogni altro essere vivente.
Contro questa deriva disumana, frutto del pensiero laicista moderno, la Chiesa alzerà sempre la sua voce; ma non solo, come pensano i laicisti, per motivi religiosi, ma semplicemente per motivi di retta ragione umana.
Quella retta ragione che viene da lontano: da Ippocrate, da Socrate, da Seneca, dall'ebraismo, dal pensiero cristiano, dalle università medievali, dall'umanesimo, dall'illuminismo.
È quella che ha permesso il cammino della civiltà e ha sconfitto la barbarie.
Foto in alto: Manifesto per il romanzo "1984" (Il grande fratello), di George Orwell (1949)
Grazie di queste "lezioni" che aiutano a capire meglio la realtà.
RispondiEliminaPenso però che saranno in pochi a voler essere accompagnati nel percorso della ragione e delle umane vicende a capire di più.
Perchè non c'è peggior ignorante di chi crede di sapere già tutto...
Anche se, ogni tanto, si scopre qualcuno desideroso di capire... ma si tratta di pochi, davvero!
Che fatica bisogna fare per gridare ciò che è vero e farsi ascoltare! perchè c'è chi riesce a urlare più forte le sue menzogne ed è facile che trovi le pecore matte che lo seguono; e c'è chi si rivolge alla ragione e alla libertà senza urlare e perciò viene meno ascoltato...
Ma non bisogna mai smettere di dire ciò che è vero, bello e giusto.
Carissima Anna,
RispondiEliminaquello che dici è tutto vero :-)
Ma, come dice la lettera a Diogneto, ci è stato dato un posto che non possiamo abbandonare.
Per questo ogni cristiano oggi deve essere al suo posto, pronto a rendere ragione della speranza che è in noi.
Tu con il tuo assiduo impegno, io con quel che posso, mettiamo nel web alcune pagine che ognuno può leggere, e sulle quali confrontarsi.
Le leggende nere sulla Chiesa e l'eldorado del laicismo sono ambedue frutto di ignoranza, in gran parte di malafede.
Ecco il motivo di questi ultimi post, che la vicenda di Eluana mi ha "obbligato" in coscienza a presentare.
La fatica è molta, specie quando dobbiamo rispondere a centinaia di commenti.
Ma la verità, mai disgiunta dalla carità, non può essere tenuta nascosta sotto il moggio.
"Veritatem facientes, in caritate" (Ef 4, 15).
Questo cerchiamo di fare, per quanto possibile.
Grazie del tuo sempre prezioso contributo, e della tua carissima presenza qui :-)
Antonio
Ma se i cristiani non sono, giustamente, tutti degli inquisitori, come mai i laici devono essere per forza di cose tutti degli estremisti sovietici? mistero della fede...
RispondiEliminaparlando di laici si indica una parte della popolazione e un pensiero, non una somma di totalitarismi.
E la storia di Antoine Lavoisier è diversa. Essendo uno dei 28 esattori delle tasse che non avevano lasciato la Francia allo scoppio della rivoluzione fu processato come traditore (le tasse, prima della rivoluzione non erano certo un esempio di giustizia: nobili ed ecclesiastici ne erano esentati e ricadevano quindi su borghesia e classi povere). Esisteva inoltre un'altro intreccio: Lavoisier non aveva permesso a Marat, suo principale accusatore, di entrare nell'Accademia delle Scienze.
Ho visto solo ora questo commento, carissima Chiara.
RispondiEliminaAnzitutto non ho detto che tutto il pensiero laico è intollerante: ho citato infatti anche i filosofi e gli scienziati pagani, l'illuminismo, e la ricerca scientifica come mezzo indispensabile di progresso.
Ma ho detto invece che se si assolutizza la scienza, si cade nello scientismo e nell'intolleranza più cieca; molto di più di quella che si rimprovera alla Chiesa.
Il caso di Lavoisier è esemplare dell'intolleranza ideologica.
Lavoisier era del tutto innocente; la sua unica colpa era di aver lavorato, come impiegato nel settore tributario nel passato regime, un impiegato, non un ministro. E aveva svolto il suo lavoro con correttezza, cioè senza approfittarsi di alcunché, come tutti riconobbero. Ma era colpa sua se le tasse erano esose? Ma ci rendiamo conto che fu ghigliottinato per aver svolto il suo lavoro di statale?
Ma allora, cara amica, ho ragione di dire che la mentalità intollerante è dura a morire. Se si sifende chi ha ghigliottinato Lavoisier, si può difendere chi ha bruciato Giordano Bruno, che predicava contro il potere costituito, e si può difendere qualsiasi potere dittatoriale.
Lo sai, che quando era alla Conciergerie, lo portavano fuori dal carcere per fare i rilievi sul sistema metrico decimale, e poi lo riportavano dentro, fino alla beffa tragica della decapitazione?
Per quanto riguarda il signor Marat, anzitutto non fu Lavoisier a non farlo entrare nella Accadenmia delle Scienze, ma una commissione a capo della quale c'era addirittura Condorcet, il futuro rivoluzionario (anche lui in seguito decapitato).
Non conosco i tuoi studi, ma lo sai che Marat voleva entrare nell'Accademia sostenendo la teoria del flogisto? Cioè, che i corpi bruciano perché hanno un fluido igneo all'interno, che si consuma nella combustione?
Lo sai che Lavoisier invece sosteneva la legge della conservazione dell materia, per cui non poteva esistere il flogisto nei corpi? E che la combustione non è altro che la reazione di un comburente con un combustibile, senza perdita di materia?
Marat era un alchimista, Lavoisier è il padre della chimica. Avresti fatto entrare nell'Accadenmia delle Scienze un genio come Marat?
Per favore!
Ciao!