Ave Maria!
Queste parole con le quali l’Arcangelo Gabriele portò l’annuncio a Maria sono diventate una preghiera conosciuta da tutti.
Ci ricordano l’inizio della salvezza: nove mesi prima del Natale (25 marzo-25 dicembre) il Figlio di Dio viene concepito per opera dello Spirito Santo nel grembo della Vergine Maria.
Stupende sono le raffigurazioni artistiche di questo evento: Simone Martini, Beato Angelico, Piero della Francesca, Antonello da Messina, Botticelli, Andrea della Robbia, Leonardo…
E anche nel campo della musica non c’è autore che non abbia voluto misurarsi con questa preghiera, dagli anonimi del canto gregoriano, ad Arcadelt, Victoria, Palestrina, Caccini… fino a Schubert, Gounod, Verdi, Mascagni, Rachmaninov, Kodaly, Poulenc, per ricordare solo alcuni dei più noti.
Celeberrime le melodie di Schubert e di Gounod.
Io però voglio presentare l’Ave Maria di Giulio Caccini (1550-1618) - in realtà una rielaborazione di Vladimir Vavilov - perché meno conosciuta ma non meno bella. E voglio scegliere non un’esecuzione perfetta (come quelle di Sumi Jo, di Bocelli, e via dicendo), ma un video imperfetto sotto tutti i punti di vista.
Un coro di dilettanti quasi "allo sbaraglio" (di un college della California), un operatore che "taglia" le teste, un video "ballerino"…
Eppure, secondo me, questa esecuzione ha un fascino particolare.
Anzitutto l’arrangiamento. Un canto solistico è stato trasformato in un canto corale, e con un andamento ritmico molto serrato e coinvolgente. Decisivo al riguardo l’apporto del pianoforte.
Inoltre i coristi. Sono, è vero, molto alla buona (per usare un eufemismo), ma hanno la freschezza della gioventù e la serietà dell’Accademia Chigiana.
Cantano con convinzione. E alla fine, convincono.
Una bella preghiera attualizzata.
Queste parole con le quali l’Arcangelo Gabriele portò l’annuncio a Maria sono diventate una preghiera conosciuta da tutti.
Ci ricordano l’inizio della salvezza: nove mesi prima del Natale (25 marzo-25 dicembre) il Figlio di Dio viene concepito per opera dello Spirito Santo nel grembo della Vergine Maria.
Stupende sono le raffigurazioni artistiche di questo evento: Simone Martini, Beato Angelico, Piero della Francesca, Antonello da Messina, Botticelli, Andrea della Robbia, Leonardo…
E anche nel campo della musica non c’è autore che non abbia voluto misurarsi con questa preghiera, dagli anonimi del canto gregoriano, ad Arcadelt, Victoria, Palestrina, Caccini… fino a Schubert, Gounod, Verdi, Mascagni, Rachmaninov, Kodaly, Poulenc, per ricordare solo alcuni dei più noti.
Celeberrime le melodie di Schubert e di Gounod.
Io però voglio presentare l’Ave Maria di Giulio Caccini (1550-1618) - in realtà una rielaborazione di Vladimir Vavilov - perché meno conosciuta ma non meno bella. E voglio scegliere non un’esecuzione perfetta (come quelle di Sumi Jo, di Bocelli, e via dicendo), ma un video imperfetto sotto tutti i punti di vista.
Un coro di dilettanti quasi "allo sbaraglio" (di un college della California), un operatore che "taglia" le teste, un video "ballerino"…
Eppure, secondo me, questa esecuzione ha un fascino particolare.
Anzitutto l’arrangiamento. Un canto solistico è stato trasformato in un canto corale, e con un andamento ritmico molto serrato e coinvolgente. Decisivo al riguardo l’apporto del pianoforte.
Inoltre i coristi. Sono, è vero, molto alla buona (per usare un eufemismo), ma hanno la freschezza della gioventù e la serietà dell’Accademia Chigiana.
Cantano con convinzione. E alla fine, convincono.
Una bella preghiera attualizzata.
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