Non è il massimo fare una bella mangiata dove quasi un anno
fa il terremoto ha distrutto ogni immagine del “paese più bello del mondo”,
come si legge ancora nei cartelli d’ingresso ad Amatrice.
E in effetti doveva essere proprio bello il borgo di
Amatrice, luogo incantevole ai piedi boscosi delle cime brulle dei Monti della
Laga.
D’altra parte mi è sembrato opportuno fare qualcosa per
queste persone che ripetutamente chiedono di non essere lasciate sole.
E così il 1° agosto mi sono fatto più di 600 km (andata-ritorno) per
portare il mio contributo personale nel gustarmi una “amatriciana” doc, servita
in una struttura-ristorante in legno e grandi vetrate, con davanti il magnifico
scenario del Monte Gorzano e accanto ad un bel numero di persone di ogni luogo.
Mi ero portato dietro per l’occorrenza una maglietta di lana,
pensando al fresco della montagna. Amatrice è a quasi mille metri di
altitudine, ma il caldo che ho lasciato ad Arezzo mi ha seguito fin lassù; e
quando sono uscito dal “ristorante”, per fare una passeggiata e rendermi conto
della situazione de visu (ma non si vede niente perché il borgo è transennato
e custodito dalla polizia), ho dovuto togliere anche la canottiera.
Una amatriciana ad Amatrice un anno fa sarebbe stato il top per il buongustaio. Ora è un modo apprezzato per fare qualcosa di buono, oltre che
ricevere qualcosa di ancor più buono.
Mi ha commosso un ponticello col nome “Ponte della rinascita”
e con una frase del sindaco Pirozzi. È un ponticello di pochi metri e di
piccola ampiezza, giusto lo spazio per lo scambio di due automezzi. Attraversa un
piccolo corso d’acqua, quasi asciutto in questa torrida estate.
Ho visto le piccole case in legno, e a parte i turisti,
pochissime persone del luogo.
Forse sarà stato il caldo, forse l’imbarazzo o la dignità di
persone ferite nel profondo.
E quando ho ripreso la strada del ritorno, che sale sopra il
paese per unirsi poi alla Via Salaria, ho potuto notare in distanza alla mia destra il borgo “più bello
del mondo” ridotto a un cumulo di macerie su cui si erge una torre smozzicata.
Ho accostato la macchina al bordo della strada e mi sono
fermato per qualche istante. Nel vedere tanto sfacelo mi sembrava di violare l’intimità
delle abitazioni.
Sono ripartito alla svelta, con grande tristezza e un po' di vergogna.
Dimenticavo. Il pranzo completo, con l’amatriciana, mi è
costato 10 (dieci) euro, compreso il caffè.
Mi sono rifatto con le mance.
Complimenti Amicus, una bella e toccante riflessione! Dal profondo Nord-Est un carissimo saluto.
RispondiEliminaGrazie del tuo commento, carissimo Mstatus. So che tu hai provato la tragedia del terremoto nel 1976 in Friuli, di cui ho viva memoria. Lì in pochi anni fu tutto ricostruito. Ad Amatrice e zone limitrofe, da quel che ho visto e con l'andazzo attuale, ci vorrà un secolo.
EliminaMi auguro di no, ovviamente. Ma non ci sono più gli Zamberletti di una volta...
Mandi!
Come sempre riesci a renderci partecipi Delle realtà che i tuoi occhi vedono e il tuo cuore accoglie.
RispondiEliminaGrazie
Ho visto tanta dignitosa sofferenza e volontà di ripresa. Ma anche tanto ritardo nella ricostruzione.
EliminaLa classe dirigente sta mostrando una penosa lentezza.
Che vergogna!
Grazie Terry, di essere qui...
Bella e partecipe, discreta e rispettosa questa tua testimonianza.
RispondiEliminaGrazie, carissimo Antonio!!!
Sono andato ad Amatrice e luoghi limitrofi con la certezza di trovare, dopo ormai un anno dal devastante sisma, dei paesi già in via di ricostruzione. Quando sono arrivato ad Amatrice, anche se il termometro era vicino ai 40 gradi, sono rimasto "gelato". Il paese (da quanto ho potuto vedere dall'alto della via) sembra fermo al 24 agosto 2016; e se non fosse per qualche casettina di legno fuori dal recinto presidiato e per il "food center" dove ho mangiato, mi è sembrato di vedere le medesime scene del dopo-terremoto.
EliminaSi tratta di pochi paesi, tutto sommato, e non capisco come, con i mezzi tecnici ed economici di oggi, si possa essere così in ritardo con la ricostruzione.
Non voglio fare il populista; ma un governo italiano che accoglie centinaia di migliaia di "profughi" (e li mantiene pure), non sia capace di sistemare poche decine di migliaia di concittadini, è inaccettabile.
Sono tornato a casa molto deluso e amareggiato. Non uso una parola toscana per rispetto tuo.
L'amatriciana però era proprio buona, col guanciale... ;-)
Un grande abbraccio, carissima Annamaria :-)
Hai ragione, Antonio, pienamente!
EliminaGrazie di questo tuo resoconto!!
Grazie a te, mia cara Annamaria, per la tua presenza, sempre così importante per me...
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