Ai Campionati mondiali di atletica leggera di Londra attualmente in corso stiamo
assistendo alla ormai solita disfatta italiana in ogni settore.
Velocità, fondo, mezzofondo, lanci (del peso, del disco, del
martello, del giavellotto), salti (in alto, in lungo, triplo, con l’asta),
ostacoli, siepi, insomma tutto quanto fa atletica leggera, sia al maschile che al
femminile, vedono i nostri agli ultimi posti o quasi.
Manca poco ormai alla conclusione (domani 13 agosto), ma
sappiamo già che non sarà un happy end: non solo nessuna medaglia, ma nemmeno
un onorevole piazzamento, del tipo passaggio alle finali (tranne Marco Lingua
nel martello).
Tutta la nostra “meglio gioventù” è stata implacabilmente
fatta fuori nelle fasi eliminatorie.
Un pianto greco.
Per consolarci un po’ (ma forse la cosa rattrista di più)
bisogna tornare ai ricordi del passato, a Berruti, Mennea, Dorio, Simeoni, Di
Martino…
Non c’era specialità, nella "regina degli sport", in cui qualche italiano e italiana non
primeggiasse.
Non si può nemmeno accettare la scusa che ora stanno
dominando gli atleti di colore. Abbiamo visto in questi campionati cadere il
mito di Usain Bolt, mentre molti atleti “caucasici”, cioè bianchi, si son presi
le loro belle rivincite, in ogni categoria. Norvegesi, cechi, ungheresi, francesi, polacchi,
tedeschi, inglesi, olandesi, turchi… con medaglia d’oro al collo, maschi e femmine. E del resto anche noi abbiamo atleti "colored".
Rimarrà storica la sconfitta di Usain Bolt, addirittura
terzo nei 100 metri piani, con un tempo da lumaca (9,95), lui che detiene il
record della velocità a piedi (9, 58), battuto dall’uomo più fischiato dal
pubblico (Gatlin).
Ma Bolt ha fatto la storia dell’atletica e il suo nome, come il suo record, rimarrà
negli annali per decenni.
Saranno invece cancellati dalla memoria, anche a breve
termine, quelli dei nostri atleti, che dopo le pietose prestazioni, davanti ai
microfoni hanno piagnucolato scuse penose.
Gatlin ha vinto a 35 anni, altri anche in età superiore.
I nostri baldi giovani, di cui per pudore tralascio i nomi,
invece di piagnucolare, si diano da fare seriamente o cambino mestiere. Non si
può mantenere una banda di numeri zero per farci commiserare in mondovisione.
Il colmo dell’ironia è che molti vincitori di
medaglie in questi campionati mondiali si allenano normalmente in Italia, nei
nostri centri sportivi (Rieti, Formia, etc.).
Che dire? Becchi e bastonati.
O per dirla in altro modo: cornuti e mazziati.
Nella foto: la sconfitta di Usain Bolt, terzo nei 100 metri piani, dopo Justin Gatlin e Christian Coleman.
Nella foto: la sconfitta di Usain Bolt, terzo nei 100 metri piani, dopo Justin Gatlin e Christian Coleman.
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