La Chimera di Arezzo.
Tra poco la vedremo circolare anche in altre località...
È l’epoca degli ibridi.
Ibridi (anzi, hybrid, l’inglesismo è d’obbligo) le
automobili, ibridi le piante, i fiori, i frutti che mangiamo.
Ibridi per qualcuno anche i sessi.
Ma tutto questo appartiene ormai all’archeologia genetica.
Ora siamo alla nuova frontiera.
Nascono gli ibridi uomo-pecora, uomo-maiale, uomo-cavallo… I Centauri sono esistiti, a quanto pare e forse anche l’Unicorno
rosa, quello che piace tanto agli atei, i quali han sempre affermato che non
esiste.
Io poi che sono di Arezzo vi posso assicurare che è esistito
il leone-capra-serpente, detto volgarmente Chimera, sinonimo di fantasia inverosimile,
che sputa fuoco e veleno.
Le Chimere, se non sono esistite, le stanno producendo in
qualche laboratorio californiano, da dove vedremo anche uscire, volando, il
cavallo Pegaso montato (o meglio, pilotato) da Bellerofonte.
Finalmente potremo vedere di nuovo le Arpie, le mostruose donne
pennute con artigli, ma qualche arpia esiste già nella zoo parlamentare; le
Sfingi, di cui ne abbiamo oggi in gran quantità; i Minotauri, uomini cornuti
non solo metaforicamente; i Cerberi con tre teste, come certe aggregazioni
politiche; i mostri con cento occhi, come Argo-Equitalia, che dorme con 50 occhi
a turno, cioè sta sempre sveglio; e Morfeo, che dorme sempre e vive di sogni
come il popolo ignorante e ciuco italiano.
Se la questione non fosse tragica, sarebbe farsesca.
C’è un’altra parola simile a hybrid. La usavano i greci, che
di ibridi con la loro mitologia se ne intendevano: hybris. Vuol dire suprema presunzione umana, sfida
agli dei, alla fine sempre severamente punita.
La hybrid attuale è la suprema forma di hybris: l’uomo vuole sostituirsi
a Dio.
Con il risultato di creare mostri.
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