L’annuncio del “lieto messaggio” fu affidato da Cristo ai dodici apostoli guidati da Pietro.
Gesù non ha lasciato un libro, ma una comunità di persone per continuare la sua opera: “Chi ascolta voi, ascolta me; chi disprezza voi, disprezza me” (Lc 10, 16).
Ma ben presto ci furono coloro che si allontanarono dal’insegnamento della Chiesa apostolica, prendendo della figura e dell’insegnamento di Cristo solo ciò che loro interessava.
Tertulliano, nel condannare queste persone, indica anche il criterio per riconoscerle: non sono in continuità con l’insegnamento della Chiesa apostolica, ma scelgono di propria iniziativa ciò in cui credere. Fanno una scelta arbitraria. In greco, scegliere si dice “airein”, da cui la parola “eretico”.
L’eretico perciò è colui che fa di testa sua. Oggi si direbbe, un cristiano fai-da-te.
La più grave eresia che si presentò alla fine delle persecuzioni, agli inizi del IV secolo, fu l’arianesimo.
Ario era un sacerdote di Alessandria d’Egitto e sosteneva che il Figlio di Dio non era Dio come il Padre, ma un essere creato, e quindi di natura inferiore.
Per avvalorare la sua tesi egli citava alcune frasi del Vangelo in cui Gesù sembra dichiararsi inferiore al Padre; ad esempio, quando Gesù afferma che nessuno conosce il giorno e l’ora della fine del mondo, “neanche gli angeli del cielo, né il Figlio, ma solo il Padre” (Mt 24, 36).
Le frasi “subordinazioniste” citate da Ario si riferivano ovviamente alla natura umana del Figlio, e in quanto tale certamente creata e “inferiore” al Padre.
A fronte però c’è nei Vangeli il costante insegnamento della divinità del Cristo: “Io e il Padre siamo una cosa sola” (Gv 10, 30). “Da tanto tempo sono con voi e non mi avete conosciuto, Filippo? Chi vede me vede il Padre" (Gv 14, 8-9). "Gesù rispose: Prima che Abramo fosse Io Sono" (Gv 8, 58). “Il Verbo era Dio” (Gv 1, 1); etc.
E c’era l’insegnamento comune della Chiesa che aveva sempre affermato la divinità di Cristo; e solo la divinità di Cristo può salvare l’uomo dai suoi peccati, diceva S. Atanasio.
Poiché le tesi di Ario stavano creando un forte scompiglio tra i cristiani, l’imperatore Costantino, dietro suggerimento del vescovo Osio di Cordova, convocò nella città di Nicea (attuale Iznik, in Turchia) un concilio di tutti i vescovi e mise a loro disposizione il “cursus publicus”, cioè il formidabile sistema di trasporti romano, affinché da ogni parte dell’immenso impero potessero partecipare.
Fu il Concilio dei 318 Padri, dell’anno 325. I cronisti del tempo fanno presente che la maggior parte dei padri conciliari portava nel corpo i segni delle persecuzioni subite.
Arrivarono vescovi anche da oltre l’impero romano, dalla Scizia, dalla Persia; e questo testimonia come il cristianesimo si fosse già diffuso ovunque e avesse superato le barriere socio-politiche e razziali.
Riferiscono gli atti conciliari che quando Ario parlava, i Padri “si turavano le orecchie per non sentire quelle bestemmie”.
L’eresia di Ario venne riassunta nella celebre espressione: “erat quando non erat”; cioè, “ci fu un tempo in cui (il Figlio) non c’era”.
L’eresia venne condannata con anatema, e fu riaffermata la divinità del Figlio con le parole proposte da S. Atanasio, che fanno parte del Simbolo Niceno, cioè il Credo:
“Il Figlio è generato dal Padre, non creato”, cioè è la Sapienza stessa del Padre, il Logos, il Verbo, nel quale il Padre conosce se stesso ab aeterno, e quindi “consustanziale”, della medesima natura divina.
Un atto di generazione interiore, “luce da luce”, non di creazione esterna dal nulla.
Dice il Vangelo: "Nessuno conosce il Padre se non il Figlio" (Mt 11, 27).
L’arianesimo colpiva al cuore il cristianesimo, poiché negava proprio la divinità del Figlio.
E anche oggi, ogni volta che qualcuno nega la divinità di Cristo, ripropone in altra forma l’eresia ariana, condannata fin dal primo concilio della Chiesa.
Gesù non ha lasciato un libro, ma una comunità di persone per continuare la sua opera: “Chi ascolta voi, ascolta me; chi disprezza voi, disprezza me” (Lc 10, 16).
Ma ben presto ci furono coloro che si allontanarono dal’insegnamento della Chiesa apostolica, prendendo della figura e dell’insegnamento di Cristo solo ciò che loro interessava.
Tertulliano, nel condannare queste persone, indica anche il criterio per riconoscerle: non sono in continuità con l’insegnamento della Chiesa apostolica, ma scelgono di propria iniziativa ciò in cui credere. Fanno una scelta arbitraria. In greco, scegliere si dice “airein”, da cui la parola “eretico”.
L’eretico perciò è colui che fa di testa sua. Oggi si direbbe, un cristiano fai-da-te.
La più grave eresia che si presentò alla fine delle persecuzioni, agli inizi del IV secolo, fu l’arianesimo.
Ario era un sacerdote di Alessandria d’Egitto e sosteneva che il Figlio di Dio non era Dio come il Padre, ma un essere creato, e quindi di natura inferiore.
Per avvalorare la sua tesi egli citava alcune frasi del Vangelo in cui Gesù sembra dichiararsi inferiore al Padre; ad esempio, quando Gesù afferma che nessuno conosce il giorno e l’ora della fine del mondo, “neanche gli angeli del cielo, né il Figlio, ma solo il Padre” (Mt 24, 36).
Le frasi “subordinazioniste” citate da Ario si riferivano ovviamente alla natura umana del Figlio, e in quanto tale certamente creata e “inferiore” al Padre.
A fronte però c’è nei Vangeli il costante insegnamento della divinità del Cristo: “Io e il Padre siamo una cosa sola” (Gv 10, 30). “Da tanto tempo sono con voi e non mi avete conosciuto, Filippo? Chi vede me vede il Padre" (Gv 14, 8-9). "Gesù rispose: Prima che Abramo fosse Io Sono" (Gv 8, 58). “Il Verbo era Dio” (Gv 1, 1); etc.
E c’era l’insegnamento comune della Chiesa che aveva sempre affermato la divinità di Cristo; e solo la divinità di Cristo può salvare l’uomo dai suoi peccati, diceva S. Atanasio.
Poiché le tesi di Ario stavano creando un forte scompiglio tra i cristiani, l’imperatore Costantino, dietro suggerimento del vescovo Osio di Cordova, convocò nella città di Nicea (attuale Iznik, in Turchia) un concilio di tutti i vescovi e mise a loro disposizione il “cursus publicus”, cioè il formidabile sistema di trasporti romano, affinché da ogni parte dell’immenso impero potessero partecipare.
Fu il Concilio dei 318 Padri, dell’anno 325. I cronisti del tempo fanno presente che la maggior parte dei padri conciliari portava nel corpo i segni delle persecuzioni subite.
Arrivarono vescovi anche da oltre l’impero romano, dalla Scizia, dalla Persia; e questo testimonia come il cristianesimo si fosse già diffuso ovunque e avesse superato le barriere socio-politiche e razziali.
Riferiscono gli atti conciliari che quando Ario parlava, i Padri “si turavano le orecchie per non sentire quelle bestemmie”.
L’eresia di Ario venne riassunta nella celebre espressione: “erat quando non erat”; cioè, “ci fu un tempo in cui (il Figlio) non c’era”.
L’eresia venne condannata con anatema, e fu riaffermata la divinità del Figlio con le parole proposte da S. Atanasio, che fanno parte del Simbolo Niceno, cioè il Credo:
“Il Figlio è generato dal Padre, non creato”, cioè è la Sapienza stessa del Padre, il Logos, il Verbo, nel quale il Padre conosce se stesso ab aeterno, e quindi “consustanziale”, della medesima natura divina.
Un atto di generazione interiore, “luce da luce”, non di creazione esterna dal nulla.
Dice il Vangelo: "Nessuno conosce il Padre se non il Figlio" (Mt 11, 27).
L’arianesimo colpiva al cuore il cristianesimo, poiché negava proprio la divinità del Figlio.
E anche oggi, ogni volta che qualcuno nega la divinità di Cristo, ripropone in altra forma l’eresia ariana, condannata fin dal primo concilio della Chiesa.
Foto in alto: Costantino e i Padri di Nicea con il simbolo niceno, il Credo. Icona russa
non ti voglio insegnare ma ti stai sbagliando di grosso come la maggior parete dei cristiani -- avete scelta questa religione tra le altre numerose , ma non significa che e quella giusta , anzi nessuna religione non e giusta , e tutto ' na fregatura ---- e no si chiama Gesù --- si chiama Yashua !!!
RispondiEliminaOgni opinione, anche la più sciocca, deve essere rispettata ;-)
EliminaBuona Pasqua! (lo so, si dice Pesach, ma che vuoi,caro Flo, esistono anche le traduzioni..);-)
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RispondiEliminaBrief but very precise info… Thanks for sharing this
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