Il Concilio di Nicea del 325 aveva riaffermato la divinità del Figlio di Dio, contro gli attacchi di Ario e dei suoi seguaci.
Il cuore del cristianesimo era salvo. Se Cristo non fosse Dio, l’annuncio del Vangelo verrebbe vanificato e la fede cristiana non avrebbe senso. Sarebbe la fede in una creatura e non in Colui che ci dà l’accesso a Dio.
Ma dopo Ario un altro ecclesiastico, anzi, il patriarca stesso di Costantinopoli, Macedonio, negò la divinità dello Spirito Santo. Secondo Macedonio e i suoi seguaci lo Spirito Santo era semplicemente una creatura spirituale, inferiore al Figlio e a lui sottomessa.
Si trattava in pratica di una continuazione dell’arianesimo, qui rivolto alla persona dello Spirito Santo. Come dissero i Padri: “l’arianesimo cambiava nome, ma non la sua malizia”.
L’imperatore Teodosio convocò nel 381 a Costantinopoli un concilio per definire la questione. Con la presidenza di S. Gregorio Nazianzeno i padri conciliari condannarono l’eresia macedoniana e riaffermarono la divinità dello Spirito Santo.
Al simbolo niceno, che si concludeva con le parole “Credo nello Spirito Santo”, i padri constantinopolitani aggiunsero: “che è Signore, e dà la vita, e procede dal Padre, e con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato e ha parlato per mezzo dei profeti”.
Con il termine "Signore" (Dominus) affermavano la piena divinità, e condannavano la subordinazione al Figlio; con le parole “dà la vita” indicavano l’onnipotenza divina dello Spirito Santo; le altre espressioni, specialmente la generazione immanente dal Padre [e dal Figlio], ricordavano per sempre il mistero trinitario, come Cristo ce lo ha rivelato: Dio è Padre, Figlio e Spirito Santo; e perciò ogni persona divina, essendo unita nella medesima natura, è ugualmente adorata e glorificata.
Il Concilio Costantinopolitano I può essere definito il concilio dello Spirito Santo, perché ha messo in rilievo la Terza Persona della Santissima Trinità, difendendola dagli attacchi ereticali.
Lo Spirito Santo ha dimostrato di essere Signore Dio e di dare la vita quando ha fecondato il grembo della vergine Maria, e quando ha trasformato degli uomini pusillanimi rinchiusi in una stanza “per paura dei Giudei”, in apostoli di Cristo e testimoni coraggiosi della sua Risurrezione.
Lo Spirito Santo ha dimostrato di essere Dio quando ha riunito i vari linguaggi dei popoli nell’unico linguaggio della fede in Cristo. E dimostra di essere Dio quando trasforma interiormente una persona con la potenza della sua azione.
Aveva già detto Origene: Per credere occorre anzitutto leggere i Vangeli, dove c’è la testimonianza di persone fededegne su Gesù risorto. Inoltre bisogna ascoltare l’insegnamento della Chiesa, che continua nel tempo l’insegnamento degli Apostoli. Ma tutto questo non basta: occorre che uno sia interiormente illuminato dallo Spirito Santo, e trasformato dalla sua potenza.
I concili di Nicea e di Costantinopoli ci hanno consegnato il Credo, il simbolo niceno-costantinopolitano, che esprime la fede cristiana nella sua pienezza.
Mi pare perciò opportuno proporlo in una forma geniale, con la musica di Mozart: il Credo della Messa dell’Incoronazione, del 1779, in Do maggiore, per coro, soli, organo e orchestra.
Il cuore del cristianesimo era salvo. Se Cristo non fosse Dio, l’annuncio del Vangelo verrebbe vanificato e la fede cristiana non avrebbe senso. Sarebbe la fede in una creatura e non in Colui che ci dà l’accesso a Dio.
Ma dopo Ario un altro ecclesiastico, anzi, il patriarca stesso di Costantinopoli, Macedonio, negò la divinità dello Spirito Santo. Secondo Macedonio e i suoi seguaci lo Spirito Santo era semplicemente una creatura spirituale, inferiore al Figlio e a lui sottomessa.
Si trattava in pratica di una continuazione dell’arianesimo, qui rivolto alla persona dello Spirito Santo. Come dissero i Padri: “l’arianesimo cambiava nome, ma non la sua malizia”.
L’imperatore Teodosio convocò nel 381 a Costantinopoli un concilio per definire la questione. Con la presidenza di S. Gregorio Nazianzeno i padri conciliari condannarono l’eresia macedoniana e riaffermarono la divinità dello Spirito Santo.
Al simbolo niceno, che si concludeva con le parole “Credo nello Spirito Santo”, i padri constantinopolitani aggiunsero: “che è Signore, e dà la vita, e procede dal Padre, e con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato e ha parlato per mezzo dei profeti”.
Con il termine "Signore" (Dominus) affermavano la piena divinità, e condannavano la subordinazione al Figlio; con le parole “dà la vita” indicavano l’onnipotenza divina dello Spirito Santo; le altre espressioni, specialmente la generazione immanente dal Padre [e dal Figlio], ricordavano per sempre il mistero trinitario, come Cristo ce lo ha rivelato: Dio è Padre, Figlio e Spirito Santo; e perciò ogni persona divina, essendo unita nella medesima natura, è ugualmente adorata e glorificata.
Il Concilio Costantinopolitano I può essere definito il concilio dello Spirito Santo, perché ha messo in rilievo la Terza Persona della Santissima Trinità, difendendola dagli attacchi ereticali.
Lo Spirito Santo ha dimostrato di essere Signore Dio e di dare la vita quando ha fecondato il grembo della vergine Maria, e quando ha trasformato degli uomini pusillanimi rinchiusi in una stanza “per paura dei Giudei”, in apostoli di Cristo e testimoni coraggiosi della sua Risurrezione.
Lo Spirito Santo ha dimostrato di essere Dio quando ha riunito i vari linguaggi dei popoli nell’unico linguaggio della fede in Cristo. E dimostra di essere Dio quando trasforma interiormente una persona con la potenza della sua azione.
Aveva già detto Origene: Per credere occorre anzitutto leggere i Vangeli, dove c’è la testimonianza di persone fededegne su Gesù risorto. Inoltre bisogna ascoltare l’insegnamento della Chiesa, che continua nel tempo l’insegnamento degli Apostoli. Ma tutto questo non basta: occorre che uno sia interiormente illuminato dallo Spirito Santo, e trasformato dalla sua potenza.
I concili di Nicea e di Costantinopoli ci hanno consegnato il Credo, il simbolo niceno-costantinopolitano, che esprime la fede cristiana nella sua pienezza.
Mi pare perciò opportuno proporlo in una forma geniale, con la musica di Mozart: il Credo della Messa dell’Incoronazione, del 1779, in Do maggiore, per coro, soli, organo e orchestra.
In musica, si capisce con tutto di noi l'incommensurabile apertura verso l'infinito che la rivelazione ci offre
RispondiEliminaVero! :-))
RispondiEliminaLa verità non proviene dalla chiesa cattolica.....
RispondiEliminaInfatti, la Chiesa Cattolica è solo lo strumento di cui Cristo si è voluto servire per farci giungere la pienezza della verità.
EliminaLa Chiesa è un vaso di creta che porta il tesoro di Cristo (2Cor 4, 7). Ma senza quel vaso di creta, il tesoro si perde...