Tra i capolavori della musica operistica spicca per la sua freschezza e la sua immediata comprensione la “Cavalleria Rusticana” di Pietro Mascagni.
Fin dalla sua “prima”, al Teatro Costanzi di Roma il 17 maggio 1890, ottenne un successo strepitoso.
Abbiamo già postato nei giorni scorsi l’Inno di Pasqua e l’Intermezzo.
Ma fin dall’inizio l’opera di Mascagni, un atto unico tratto dall’omonima novella di Giovanni Verga, affascina l’ascoltatore con un Preludio di rara bellezza, nel quale è contenuta un’autentica perla musicale: la serenata, ma meglio sarebbe dire la “mattinata” (nel libretto è chiamata “Siciliana”, per la lingua usata) di Turiddu a Lola, giovane moglie di Alfio, di cui è innamorato.
Sarà proprio questo amore adulterino che, scoperto, porterà al duello finale “nei fichidindia della Canziria” tra i due rivali; e Alfio laverà nel sangue del suo coltello l’onta del disonore.
Cavalleria Rusticana, appunto.
Considero la “siciliana” di Turiddu la più bella serenata della storia della musica, sia per la svettante linea melodica, che per il suo colorito linguaggio.
Perfetta l'interpretazione del tenore Gianfranco Cecchele, nella registrazione del 1968 con l'Orchestra della Scala diretta da Herbert Von Karajan.
Fin dalla sua “prima”, al Teatro Costanzi di Roma il 17 maggio 1890, ottenne un successo strepitoso.
Abbiamo già postato nei giorni scorsi l’Inno di Pasqua e l’Intermezzo.
Ma fin dall’inizio l’opera di Mascagni, un atto unico tratto dall’omonima novella di Giovanni Verga, affascina l’ascoltatore con un Preludio di rara bellezza, nel quale è contenuta un’autentica perla musicale: la serenata, ma meglio sarebbe dire la “mattinata” (nel libretto è chiamata “Siciliana”, per la lingua usata) di Turiddu a Lola, giovane moglie di Alfio, di cui è innamorato.
Sarà proprio questo amore adulterino che, scoperto, porterà al duello finale “nei fichidindia della Canziria” tra i due rivali; e Alfio laverà nel sangue del suo coltello l’onta del disonore.
Cavalleria Rusticana, appunto.
Considero la “siciliana” di Turiddu la più bella serenata della storia della musica, sia per la svettante linea melodica, che per il suo colorito linguaggio.
Perfetta l'interpretazione del tenore Gianfranco Cecchele, nella registrazione del 1968 con l'Orchestra della Scala diretta da Herbert Von Karajan.
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