Sergej Rachmaninov (1873-1943) è un musicista russo celebre per la sua bella musica, ma anche per alcune caratteristiche da Guiness dei primati.
Anzitutto per le sue mani gigantesche, che gli permettevano di coprire, si dice, un intervallo di quattordicesima (!). Da pollice a mignolo l’estensione della sua mano doveva essere di circa 28 cm… Mah!
Amplissime erano, ad esempio, le mani di Sviatoslav Richter, con estensione di una dodicesima; e sono già belle mani da pianista quelle che raggiungono bene una decima (la classica Do4-Mi5, per intendersi).
Inoltre, il suo Concerto per Pianoforte e Orchestra, n. 3, in Re minore, op. 30, noto come "Rach 3", è ormai considerato il pezzo più difficile mai scritto per pianoforte.
Pezzi non meno difficili sono stati scritti da Brahms e da Prokofiev, nonché da Liszt. Ma è indiscutibile che il film “Shine” del 1996 ha contribuito a fare del “Rach 3” la vetta del virtuosismo musicale.
La grandezza di Rachmaninov non consiste ovviamente nelle sue... mani, ma in una musica che è erede della tarda tradizione romantica, alla quale egli unisce alcune novità del XX secolo e l’inconfondibile sensibilità russa.
Come dimostra il bel Preludio 23, n. 5, in Sol minore, suonato magnificamente dal grandissimo Emil Gilels.
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