S. Martino è uno dei santi più conosciuti e amati nella cristianità.
Il suo gesto generoso di dividere con la spada il suo mantello di soldato con un povero seminudo ha fatto sorgere l’idea che nei giorni intorno all’11 novembre il tempo si rimetta al bello, come una piccola estate: “L’estate di S. Martino”, “dura tre giorni e un pochino”.
Proverbi e detti popolari sono fioriti intorno a questo Santo, la cui festa cade in un periodo particolarmente importante per la vita agricola.
In questo periodo si svolgevano (e si svolgono) due attività fondamentali: la semina del grano e la svinatura.
La semina del grano per S. Martino deve essere conclusa; solo i contadini sfaticati, pigri (“pigarini”) non l’hanno portata a termine, per cui:
“S. Martino, la semente del pigarino”. Nel web ho trovato invece l’erronea dicitura “la semente del poverino”. Forse chi ha scritto così avrà pensato che “pigarino” sia un termine sbagliato…
Nelle cantine il mosto ha bollito nel tino, e quindi va svinato; esce il vino nuovo!
L’acqua, come bevanda di riserva, è ormai un cattivo ricordo:
“Per S. Martino ogni mosto è vino”.
“Per S. Martino si lascia l’acqua, si beve il vino”.
Il Carducci, al quale piaceva il buon vino, ricorda nella sua celebre poesia S. Martino il “ribollir dei tini” e “l’aspro odor dei vini” per le vie del borgo, "l'animo a rallegrar".
In Sicilia, oltre alla svinatura, in questo giorno si ammazzava il maiale, come mi segnala l'amico blogger Geromarsala, siciliano doc:
“Pi San Martinu si scanna lu puorcu e si vidi lu vinu”.
Nel Nord Italia invece S. Martino era il giorno in cui avveniva l’eventuale sfratto del mezzadro da un podere.
La perdita del podere e lo sbagaglio erano detti perciò “fare San Martino”. Ci torna in mente l'amara scena finale del "sanmartino" della famiglia di Batistì, nel film L'albero degli zoccoli di Ermanno Olmi (1978).
Questa espressione venne usata da Vittorio Emanuele II durante la II guerra d’Indipendenza, il 24 giugno 1859. In occasione della grande battaglia in località S. Martino (oggi provincia di Brescia), al momento di andare all’assalto, il re disse:
“Coraggio figlioli, se non prendiamo noi S. Martino, saranno gli Austriaci a farci fare S. Martino”.
Il paese di S. Martino fu preso e insieme ad esso la Lombardia.
Furono gli Austriaci a dover “fare S. Martino”.
Iniziava così l’unità d’Italia.
Foto in alto: "S. Martino e il mendicante", El Greco (1597), National Gallery of Art, Washington
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