domenica 1 giugno 2014

Ascensione. L'uomo oltre i suoi limiti




La solennità dell’Ascensione di Gesù Cristo al cielo conclude la vita terrena di Gesù che si manifesta Signore del creato.

Il suo corpo glorificato non è più sottoposto alle leggi della natura, ma queste sono a Lui sottoposte, dal momento che egli è il Creatore dell’universo.

Sarebbe inutile discutere su questo mistero grandioso. Se uno crede a Dio e alla testimonianza degli Apostoli, l’Ascensione al cielo di Gesù è la prova della sua signoria sul cosmo e sulla storia.

Noi ci atteniamo ai fatti: gli apostoli hanno visto salire al cielo Gesù, nel quarantesimo giorno dopo la sua risurrezione, come riporta in particolare e con precisione il libro degli Atti degli Apostoli, scritto dall’evangelista Luca (At 1, 11).

“Et ascendit in caelum”. Nel Credo, il simbolo in cui si riconoscono tutti i cristiani, così viene affermato l’avvenimento dell’Ascensione di Gesù.

Innumerevoli sono i musicisti che hanno illustrato questo mistero glorioso, nel canto del “Credo”. Penso soprattutto a Palestrina (Missa Papae Marcelli), Bach (Messa in Si Minore), Mozart (Messa per l'Incoronazione), Beethoven (Missa Solemnis), Rossini (Petite Messe Solennelle). In genere tutti questi sommi artisti aprono con potenza assertoria il simbolo di fede: Credo!

Mi piace oggi proporre invece il Credo di Franz Schubert (1797-1828), dalla Messa in Sol Maggiore (Missa in G-dur), una composizione giovanile (1815) che già rivela il genio di questo autore, a me particolarmente caro.

Il suo Credo inizia, a differenza di molti altri, con dolcezza, quasi con “timore e tremore” (la partitura indica come segno espressivo il pianissimo), per poi diventare un vero inno alla vittoria di Cristo sulla morte e sulle dure leggi della natura, nel “Resurrexit” e nell’ “Ascendit in caelum, sedet ad dexteram Patris. Et iterum venturus est cum gloria...” (l'indicazione espressiva è il fortissimo e la voce raggiunge il suo acme). 
Dopo la significativa pausa di un tempo, rafforzata da corona,  il finale, dalla professione di fede nello Spirito Santo in poi, è una ripresa del tema  iniziale, pieno di dolcezza; un affidamento nelle mani di Dio, che si spegne in una serena sequenza di Amen.

Il canto è in forma polifonica a 4 voci miste (SCTB), quasi un lungo mottetto, con andamento per lo più accordale. La parte strumentale ha la forma del Basso continuo, per assumere vita propria nei momenti di cesura tra le parti.

Una grande lezione di musica classica, inserita nel mondo e nella temperie romantica. 

E una bella dimostrazione di fede di questo straordinario genio viennese, discepolo di Salieri, autore di centinaia di capolavori, morto a 31 anni.

Il brano è eseguito dal Coro e Orchestra Nazionale da Camera di Armenia. Considerando le vicende dell'Armenia, caratterizzate da una fede eroica in Cristo, il Credo assume un valore particolarmente significativo, che va ben oltre la musica.

Buona Festa dell'Ascensione!


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