giovedì 19 giugno 2014

La Spagna torna a casa. Col primo aereo





















La Spagna, campione del mondo in carica, è stata subito eliminata.

Dopo l’inizio disastroso con l’Olanda, è venuto il colpo di grazia del Cile che ha vinto 2-0 e ha rispedito i castigliani in madrepatria.

Ormai le colonie non esistono più, neppure calcisticamente.

Il Cile è una nazione simpatica ed unica dal punto di vista geografico e sociale. Il suo territorio va dal Tropico del Capricorno alla Terra del Fuoco, quasi al Circolo Polare Antartico; dai cactus ai pinguini. 4.300 km di lunghezza, per appena 180 di larghezza: uno stato filiforme, una situazione di emergenza anoressica.

Mi immagino i camionisti e gli autisti in genere che, o per lavoro o per diletto, percorrono quella terra. Dovranno portarsi dietro gli infradito e gli scarponi da sci, la maglietta sportiva e il cappotto. Non mi azzardo a parlare del guardaroba femminile; preparare le valigie deve essere un’impresa eroica.

Impresa meno eroica è stata battere la Spagna di ieri sera: un’ombra di quella squadra che quattro anni fa incantò il mondo della pelota.

Devo dire però il vero motivo per cui mi è dispiaciuta la sconfitta della Spagna, anzi, la vittoria del Cile. Il fatto è che quando in campo calcistico sento parlare di Cile, mi viene in mente, come riflesso pavloviano, quel tal Leonel Sánchez, cileno che nel campionato mondiale in Cile del 1962, nella partita con l’Italia, sferrò un pugno micidiale all’italiano Humberto Maschio, fratturandogli il  naso. Lo stesso Sánchez colpì con un altro pugno al volto il nostro Mario David, riuscendo poi nel capolavoro di farlo anche espellere, lui impunito.

In quella partita, passata alla storia calcistica come “la battaglia di Santiago” (2 giugno 1962), i giocatori cileni picchiarono come fabbri, e gli italiani rimasero in nove, con Maschio completamente intontito dal pugno ricevuto.

Senza citare i nostri radiocronisti (ancora ho in mente quella veemente radiocronaca!), un cronista inglese definì quella partita di calcio “la più stupida, spaventosa, sgradevole e vergognosa, possibilmente, nella storia di questo sport”.

Il Cile di ieri sera è stato tutt’altra cosa, ovviamente: una gran bella squadra; e senza bisogno di usare il pugilato, ha steso gli spagnoli a regolari pedate (sul pallone).

Ma nonostante tutto, e nonostante Vidal (non so se mi spiego...), quando gioca il Cile, io parteggio per la squadra opposta.

Mi scuso con il paese più lungo del mondo.




2 commenti:

  1. Sei un vero sportivo e tifoso...

    Dopo aver letto il tuo articolo-che memoria!- non tiferò neppure io per il Cile, non per copiarti, sia bene inteso...

    Ti abbraccio Antonio !

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    Risposte
    1. La memoria calcistica dei tifosi è come quella degli elefanti... ;-)

      Un grande abbraccio, mia cara Gianna :-)

      PS. Sia chiaro: solo tifo sportivo, nient'altro...

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