Dopo l’inizio disastroso con l’Olanda, è venuto il colpo di
grazia del Cile che ha vinto 2-0 e ha
rispedito i castigliani in madrepatria.
Ormai le colonie non esistono più, neppure calcisticamente.
Il Cile è una nazione simpatica ed unica dal punto di vista geografico
e sociale. Il suo territorio va dal Tropico del Capricorno alla Terra del
Fuoco, quasi al Circolo Polare Antartico; dai cactus ai pinguini. 4.300 km di
lunghezza, per appena 180 di larghezza: uno stato filiforme, una situazione di
emergenza anoressica.
Mi immagino i camionisti e gli autisti in genere che, o per
lavoro o per diletto, percorrono quella terra. Dovranno portarsi dietro gli
infradito e gli scarponi da sci, la maglietta sportiva e il cappotto. Non mi
azzardo a parlare del guardaroba femminile; preparare le valigie deve essere un’impresa
eroica.
Impresa meno eroica è stata battere la Spagna di ieri sera:
un’ombra di quella squadra che quattro anni fa incantò il mondo della pelota.
Devo dire però il vero motivo per cui mi è dispiaciuta la
sconfitta della Spagna, anzi, la vittoria del Cile. Il fatto è che quando in
campo calcistico sento parlare di Cile, mi viene in mente, come riflesso pavloviano,
quel tal Leonel Sánchez, cileno che nel campionato mondiale in Cile del 1962, nella
partita con l’Italia, sferrò un pugno micidiale all’italiano Humberto Maschio,
fratturandogli il naso. Lo stesso Sánchez colpì con un altro pugno al volto il nostro Mario David,
riuscendo poi nel capolavoro di farlo anche espellere, lui impunito.
In quella partita, passata alla storia calcistica come “la battaglia di
Santiago” (2 giugno 1962), i giocatori cileni picchiarono come fabbri, e gli italiani rimasero
in nove, con Maschio completamente intontito dal pugno ricevuto.
Senza citare i nostri radiocronisti (ancora ho in mente
quella veemente radiocronaca!), un cronista inglese definì quella partita di
calcio “la più stupida, spaventosa, sgradevole e vergognosa,
possibilmente, nella storia di questo sport”.
Il Cile di ieri sera è stato tutt’altra cosa, ovviamente: una
gran bella squadra; e senza bisogno di usare il pugilato, ha steso gli spagnoli
a regolari pedate (sul pallone).
Ma nonostante tutto, e nonostante Vidal (non so se mi
spiego...), quando gioca il Cile, io parteggio per la squadra opposta.
Mi scuso con il paese più lungo del mondo.
Mi scuso con il paese più lungo del mondo.
Sei un vero sportivo e tifoso...
RispondiEliminaDopo aver letto il tuo articolo-che memoria!- non tiferò neppure io per il Cile, non per copiarti, sia bene inteso...
Ti abbraccio Antonio !
La memoria calcistica dei tifosi è come quella degli elefanti... ;-)
EliminaUn grande abbraccio, mia cara Gianna :-)
PS. Sia chiaro: solo tifo sportivo, nient'altro...