giovedì 17 marzo 2011

Lo Stato italiano ha 150 anni. E li dimostra



In occasione del 150° anniversario dell’unità d’Italia, nata come Stato unitario il 17 Marzo 1861, un po’ di sano amor di patria non fa male di certo.

L’amor di patria non può reggersi però solo sui “sacri confini” o su di un astratto principio di “Stato”; ma sulle sue profonde radici popolari, sulla cultura e sui valori che da sempre lo hanno caratterizzato, che sono principalmente i valori cristiani.

Lo Stato deve essere laico, certamente, e cioè rispettoso di tutte le idee, ma non laicista; quindi deve saper riconoscere i valori che lo tengono unito e gli danno l’identità propria.

“Perché non possiamo non dirci cristiani”, ha scritto il laico Benedetto Croce, riconoscendo nell’eredità culturale cristiana il principio fondamentale della nostra nazione e dell’intera Europa.

Un’Italia che cancella le sue radici culturali e i segni dell’identità cristiana sarebbe destinata allo sfacelo sociale. 

Non si può, per il rispetto delle minoranze o addirittura di singole persone, cancellare ciò che di più caro e radicato è nel cuore della stragrande maggioranza degli italiani.
Sarebbe una curiosa “dittatura delle minoranze”.

In occasione del primo centenario dello Stato unitario (1961), Garinei e Giovannini scrissero la commedia musicale “Rinaldo in Campo”. È la storia del brigante siciliano Rinaldo che si innamora di Angelica e per amore di lei, sostenitrice di Garibaldi, diventa garibaldino.

Mi pare opportuno riproporre, anche nel 150° anniversario, dal Rinaldo in Campo, il coro “La Bandiera”. La musica è di Domenico Modugno, che della commedia fu anche il grande protagonista. Nel cast c'erano artisti del calibro di Delia Scala (Angelica), Franco Franchi e Ciccio Ingrassia.

L’articolo 12 della Costituzione dice: “La bandiera della Repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali dimensioni”.

Le parole del brano musicale non sono certo “La canzone all’Italia” del Petrarca.

G & G evidentemente si sono fatti prendere da un po’ di commossa retorica, giustificata dalla solennità del centenario.

Oggi, a cinque decenni da questo testo, le cose sono molto cambiate. La retorica patriottica, poi, non è di  gran moda...

E quelli che vorranno festeggiare il 200° anniversario, dovranno ritrovare nel frattempo le ragioni ideali dello stare insieme.

Altrimenti il tricolore rimarrà solo una bandiera sportiva.

Buon compleanno, Italia!

7 commenti:

  1. viste da un idealista, a volte sembra che conta più l'inno che l'idea stessa. E' buono quello che dici, che non sono i confini a fare una nazione, come non sono le mura di una casa a fare una famiglia

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  2. Caro amico, con il tuo odierno post non fai che rafforzare la mia convinzione d'averne pubblicato anch'io uno assolutamente indovinato...

    Grazie di tutto, ti leggo sempre con piacere infinito!

    Un abbraccio, buon 17 marzo 2011 *

    Maddy

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  3. ...il verde delle valli di Toscana...ti si addice Antonio!

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  4. Caro Luca,

    hai fatto un esempio perfetto! Una famiglia è unita non solo perché sta dentro la stessa casa.. ;-)

    Io amo ovviamente l'Inno nazionale; proprio perché spero che rappresenti sempre quegli ideali che hanno dato un'impronta straordinaria alla nostra "grande" Italia.

    Ciao!

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  5. I valori cristiani sono garanzia anche dei grandi valori umani, che sono la base della civile convivenza.

    Lo Stato è, nel suo ambito, sovrano; ma non può non tener conto dei grandi valori umani e cristiani che lo hanno finora reso una comunità civile.

    Ho visto il tuo bel post, carissima Maddy ;-)

    Un abbraccio :-))

    Antonio

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  6. E il bianco delle nevi delle tue Alpi... :-))

    E sì, mia cara Gianna; la bandiera unisce tutti, non solo geograficamente, ma anche idealmente.

    Nella varietà di idee, come i tre colori, purché siano salvaguardati i grandi valori umani, non negoziabili, di libertà, giustizia e pace. E prima ancora, il valore dela vita umana.

    Un abbraccio affettuoso :-))

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