Una cosa che mi ha fatto grande piacere in questi giorni è vedere come questo blog abbia dei visitatori dal Giappone.
Magari sono italiani che hanno là residenza, oppure vi si trovano per motivi di lavoro. Non credo che siano dei turisti per caso…
Comunque sia, sapere che in questo momento così difficile c’è qualcuno del paese dei samurai che legge i miei post, mi dà grande soddisfazione.
Chi segue questo blog sa quanto io stimi il Giappone, quanto ammiri la sua cultura, le sue tradizioni, la sua straordinaria capacità di resistere alle più incredibili avversità.
Solo per limitarmi ad un aspetto, il Giappone mi affascina con i film di Kurosawa, da “I sette samurai” alla “Sfida del samurai”; film che ha dato a Sergio Leone più che uno spunto per il suo capolavoro, Per un pugno di dollari.
Qualcuno potrebbe pensare che i samurai rappresentino il passato di questo popolo fiero e coraggioso.
In realtà i samurai stanno ancora combattendo. Sono intorno e dentro la centrale di Fukushima.
Non hanno di fronte dei nemici con le armi in pugno; ma un nemico ben più pericoloso, perché invisibile.
Sanno che la vittoria costerà loro la vita, ma sono lì per salvare quella degli altri.
Alle Termopili, nel 480 a. C., i trecento spartani di Leonida salvarono la civiltà della Grecia e del mondo libero.
Oggi, a Fukushima i 150 samurai giapponesi combattono per salvare il Giappone e la nostra civiltà.
Alle Termopili il monumento che è stato innalzato a Leonida porta la scritta: “Molòn labè”, una sfida a Serse e al suo esercito di un milione di soldati.
Alla richiesta di Serse, di cedere le armi per aver salva la vita, Leonida rispose: “Molòn labè”, Vieni a prenderle!
I samurai giapponesi, che ormai dall’11 marzo stanno combattendo una lotta mortale, hanno detto la stessa cosa alle forze scatenate dalla natura e dalla centrale atomica.
Queste hanno lanciato il loro ultimatum: Andatevene, fuggite, salvate la vostra vita; e abbandonate le vostre deboli armi!
Il samurai rispose: “Vieni a prenderle!”
Nel poster: Toshiro Mifune, protagonista di "Yojimbo" (La sfida del samurai), di Akira Kurosawa, 1961
Mi hai fatto venire in mente l'encomio di Simonide per i morti alle Termopili.
RispondiEliminaQuante volte l'ho letto insieme ai frammenti di Tirteo per introdurre la storia greca...
E quanto hanno da dirci anche oggi!
Grazie!
E il Leopardi no?
RispondiElimina"E sul colle d'Antela, ove morendo/
si sottrasse da morte il santo stuolo,/
Simonide salia/
guardando l'etra e la marina e il suolo". (All'Italia).
"ove morendo, si sottrasse da morte il santo stuolo". Potente ossimoro; i trecento morirono, ma così divennero immortali...
Certo, Simonide in poesia, Erodo nel VII libro delle Storie, Plutarco che riporta la frase "laconica" di Leonida, fino a Leopardi.
Occorrerebbe qualcuno della loro tempra per un elogio adeguato ai moderni "spartiati" giapponesi.
Complimenti, cara Annamaria, per il riferimento a Simonide, molto opportuno! :-))
Certo, anche Leopardi!
RispondiEliminaGrazie di avermelo ricordato!
Caro Antonio, i samurai della centrale atomica stanno applicando alla lettera l'insegnamento cristiano : dare la vita per il proprio fratello, Nazione, popolo...
RispondiEliminaCome non apprezzare?
Che il Signore li aiuti.
Sì, siamo di fronte a una grande testimonianza di coraggio e di amore, come ha insegnato Gesù: dare la vita per gli altri.
RispondiEliminaUn esempio per tutti :-)
Grazie per questa bella riflessione, carissima Gianna :-)
Certo un grande coraggio che da dignità ad un popolo, come quando si buttavano i kamicaze sulle navi americane, chi ha orecchie per intendere intenda.
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