Ieri non abbiamo vinto medaglie; ma l’impresa di Josefa Idem che, a 48 anni e alla sua ottava olimpiade consecutiva (da Los Angeles, 1984) ha vinto la sua batteria della semifinale nel K1 500 metri, va al di là di ogni oro olimpico, che pur in passato ha già vinto (Sydney 2000), insieme a due argenti e due bronzi.
È una di quelle imprese che rimarranno nella memoria collettiva e che entrano di diritto nella leggenda.
Mi vengono in mente altre gesta, degne di essere cantate da Pindaro nelle Odi Olimpiche.
Il salto in lungo (lunghissimo!) di m. 8, 90 di Bob Beamon alle Olimpiadi di Città del Messico nel 1968. Quel volo che non finiva mai, e che atterrò al bordo estremo della sabbiera. Per poco non usciva fuori...
I salti in alto di Valerij Brumel, fino a quota 2, 28, vincitore alle Olimpiadi di Tokyo del 1964, tanto potenti quanto eleganti, con lo scavalcamento ventrale. Poi è venuto lo stile Fosbury alle Olimpiadi di Città del Messivo del 1968. Quando vidi per la prima volta Dick Fosbury saltare come un gambero, mi venne da ridere. Eppure fu lui a vincere la medaglia d’oro. Ma il salto in alto è diventato ormai un salto all’indietro e ha perso così gran parte del suo fascino.
La velocità pura dei 100 metri “piani”: il teutonico Armin Hari, dallo scatto bruciante, che li corse per primo in 10 netti, vincitore delle Olimpiadi di Roma nel 1960; e Valerij Borzov, l’ “homme machine”, un fascio di muscoli assemblati nelle palestre sovietiche, una perfetta macchina da corsa, l’ultima, prima dell’avvento dei “negri” americani.
Quando Jim Hines scese sotto la soglia “invalicabile” dei 10 secondi, e vinse l’oro a Città del Messico con 9, 95 mi sembrò di assistere ad un film di fantascienza.
Poi sono venuti gli altri, Carl Lewis in testa, il “figlio del vento”, finché anche i neri americani sono stati soppiantati dai neri della Giamaica, con Usain Bolt e il suo erede Yohan Blake. Ma non ci meraviglieremo più di nulla, fino a quando un altro centometrista percorrerà la distanza in 9 secondi netti, e poi ancora sotto.
Per tornare all’Italia, e per tornare all’universo femminile, vogliamo rendere omaggio alla grande, grandissima Sara Simeoni, la prima donna al mondo a saltare sopra i 2 metri (2, 01), nel 1978. Medaglia d’oro a Mosca (1980), d’argento a Montreal (1976) e a Los Angeles (1984).
Saltava alla Fosbury, ovviamente; ma non si può avere tutto dalla vita.
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