sabato 9 aprile 2011

Voulez-vous danser? Con il ballerino di Gastoldi!



La polifonia a cappella, cioè il canto a più voci senza accompagnamento di alcuno strumento, è affascinante per più motivi.

Anzitutto perché la voce umana è lo strumento musicale più bello.
Un filo di voce intonata batte qualsiasi concorrente, compreso uno Stradivari o uno Steinway…
Se poi la voce è quella della Callas o di Caruso, allora non basta l’Orchestra della Scala o i Berliner Philharmoniker.

La voce umana è diversa negli uomini, nelle donne e nei ragazzi, sia nell’estensione che nel timbro. Queste differenze sono state usate, a partire dal Medioevo, per arricchire il canto monodico (a una sola voce) gregoriano, nell’intenzione di renderlo armonicamente più vario.

È nata così la polifonia, cioè più voci sovrapposte: prima due, poi tre, poi quattro; ma si arriva anche a sei voci, come nella “Missa Papae Marcelli” di Palestrina (1562), uno dei vertici della musica corale di ogni tempo.
Con doppi cori si possono avere composizioni anche a 8, 9, 10 e più voci. Ad esempio, il celebre “Miserere” di Allegri (1630) è a 9 voci, con doppio coro di 5 e 4 voci. È noto che il quattordicenne Mozart nel 1770, dopo averlo ascoltato a Roma due volte, lo trascrisse a mente.

I cori polifonici possono essere composti da voci di un solo tipo, e allora si parla di coro “a voci pari”: coro femminile, coro maschile, coro di voci bianche (ragazzi/e).

Il coro polifonico più comune è quello a voci miste (detto anche “a voci dispari”), in genere a quattro voci: due voci di donne o ragazzi (soprani e contralti), e due voci di uomini (tenori e bassi).

Il canto che presentiamo è “Il Ballerino” di Giovanni Giacomo Gastoldi (1555-1609), a tre voci pari, in questo caso femminili (ma voci bianche): soprani, mezzo-soprani, contralti.

È una polifonia estremamente semplice: il coro procede, nella prima parte, in modo accordale; nella seconda parte la sezione dei contralti si muove in modo più autonomo, mentre quelle dei soprani procedono unitariamente.

Questo brano ha molte cose da dirci.

Anzitutto è piacevole e brillante; non a caso è intitolato “Il ballerino”.

Inoltre, questo tipo di composizione, e cioè il balletto, molto cara a Gastoldi, che ne scrisse molte, ebbe un grande successo, anche tra i musicisti, contemporanei e successivi.

Infine, io credo che non esista coro polifonico che non abbia avuto ai suoi esordi nel repertorio questo brano.

Se uno vuole iniziare a fare polifonia, bastano le tre voci lineari di questo semplicissimo e affascinante canto di danza.


Apprezzabile per la buona volontà il Coro di Pozarevac (Serbia) che esegue. 
Le parole non sempre sono comprensibili, per cui le riporto integralmente (non per il loro valore poetico!).


Il Ballerino

Sonatemi un balletto
Col mio amor voglio danzar
Sonatemi un balletto
Col mio amor voglio danzar
Ch'io prendo gran piacer
Nel ballo a dir il ver
Or via che state a far?
Cominciate a sonar
Or via che state a far?
Cominciate a sonar.

Già pronta è la mia Ninfa
Per voler meco ballar
Già pronta è la mia Ninfa
Per voler meco ballar
E per farmi favor
La man mi stringe ancor
Or via che state a far?
Cominciate a sonar.
Or via che state a far?
Cominciate a sonar.

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