Nella festa di S. Francesco d'Assisi presentiamo una bella poesia di Giulio Salvadori (1862-1928), fine poeta e letterato toscano, di Monte S. Savino (Arezzo).
Poesia “francescana” in ogni senso. Sia perché l’argomento è tratto dai Fioretti (Cap. XVI), sia perché nella sua voluta semplicità fa pensare al Cantico delle Creature.
Il Salvadori, professore di Stilistica alla Sapienza di Roma e poi primo docente di Letteratura Italiana all' Università Cattolica di Milano, fu un vero discepolo di S. Francesco; ne studiò accuratamente gli scritti, si ispirò alla sua concezione della natura, immagine di Dio, e soprattutto modellò la propria vita sugli ideali di fede, umiltà e carità.
Poesia “francescana” in ogni senso. Sia perché l’argomento è tratto dai Fioretti (Cap. XVI), sia perché nella sua voluta semplicità fa pensare al Cantico delle Creature.
Il Salvadori, professore di Stilistica alla Sapienza di Roma e poi primo docente di Letteratura Italiana all' Università Cattolica di Milano, fu un vero discepolo di S. Francesco; ne studiò accuratamente gli scritti, si ispirò alla sua concezione della natura, immagine di Dio, e soprattutto modellò la propria vita sugli ideali di fede, umiltà e carità.
Fu terziario francescano, ed è sepolto nella Basilica dell’Ara Coeli a Roma. È in corso la causa di beatificazione.
Giulio Salvadori
LA PREDICA AGLI UCCELLI
Francesco, andando con la compagnia,
alberi vide ai lati della via
ed una moltitudine d’uccelli
che piegavan col peso i ramoscelli.
Ed ei si volse tanto lieto in viso
che gli ridea negli occhi il Paradiso.
“Fratelli miei, voi grati esser dovete
a chi vi fece creature liete:
e sempre voi dovete Lui lodare
perché v’ha fatti liberi a volare,
e v’ha dato di piume il vestimento,
sì che non vi fa danno acqua né vento.
E voi non seminate eppur mangiate
e dell’acqua del ciel v’abbeverate;
lume v’ha dato a fabbricarvi il nido,
e delle vie del cielo istinto fido:
tanto, uccelli, v’amò l’alto Signore:
or voi rendete a Lui col canto onore”.
Mentre Francesco così stava a dire,
ei battean l’ali quasi a plaudire,
e abbassavan le brune testoline
e allegrezza mostravan senza fine.
E San Francesco ancor si rallegrava
maravigliando, poi che lo mirava
l’alata moltitudine ascoltando,
come la folla fa, che ascolta un bando.
Poi fece il segno lor di santa croce,
dicendo: andate! E a quella voce,
in aria si levarono festanti
e si sentian maravigliosi canti.
Poi, secondo la croce, obbedienti
se n’andaron partiti ai quattro venti.
E in tutte le sue parti il ciel sereno
fu dei lor canti armoniosi pieno.
(Dal Canzoniere Civile, 1889)
Nella foto in alto: "S. Francesco predica agli uccelli", Codice miniato (sec. XIII), Museo Civico Amedeo Lia, La Spezia
Ahhhhhhhhhhhh, ecco a Chi ti ispiri, quando scrivi versi...
RispondiEliminaNoto lo stesso stile, amicus.
Bacio
In effetti il Savadori è un poeta che ammiro, e non solo dal punto di vista letterario.. :-)
RispondiEliminaE poi è un mio conterraneo ;-)
Un bacio affettuoso, carissima Stella :-))
É una poesia dolce e bella. Il mio maestro di terza elementare ce l'aveva fatta studiare a memoria.
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