Tra i 21 Notturni di Chopin, il n. 2 dell’opera 27, in Re bemolle maggiore, del 1834-35, è forse il più raffinato.
Anzitutto una struggente melodia; e poi una mirabile sapienza nell’uso degli abbellimenti. Ci sono tutti: appoggiature, acciaccature, trilli, mordenti, gruppetti, scalette di congiungimento…
La parte finale (coda) è un rarefarsi del canto, fino al suo spegnersi dolcemente nella quiete notturna.
Mi viene in mente la conclusione di un altro stupendo “notturno”, La sera del dì di festa, del Leopardi:
“Un canto che s'udia per li sentieri
lontanando morire poco a poco,
già similmente mi stringeva il core”.
Inutile sottolineare l’impeccabile prova del grande Vladimir Ashkenazy, che di Chopin ha eseguito tutta la produzione pianistica.
Anzitutto una struggente melodia; e poi una mirabile sapienza nell’uso degli abbellimenti. Ci sono tutti: appoggiature, acciaccature, trilli, mordenti, gruppetti, scalette di congiungimento…
La parte finale (coda) è un rarefarsi del canto, fino al suo spegnersi dolcemente nella quiete notturna.
Mi viene in mente la conclusione di un altro stupendo “notturno”, La sera del dì di festa, del Leopardi:
“Un canto che s'udia per li sentieri
lontanando morire poco a poco,
già similmente mi stringeva il core”.
Inutile sottolineare l’impeccabile prova del grande Vladimir Ashkenazy, che di Chopin ha eseguito tutta la produzione pianistica.
Nessun commento:
Posta un commento