giovedì 16 febbraio 2017

Racconto surreale: lo studente e il commissario (di fantasia)






Gli esami di maturità sono sempre stati (in passato) per gli alunni un vero spauracchio, da esorcizzare con un intenso anno di studio.
Per i commissari, tranne che per quello interno, la cosa era ben diversa: si trattava di un mese (circa) un po’ faticoso, ma compensato da un discreto rimborso economico e da una “allegra brigata", se si riusciva a trovare il giusto feeling.
Quell’anno mi trovai a far da commissario di filosofia e storia (c’era chi portava storia come terza materia) in un liceo classico di Firenze, uno dei più prestigiosi. Non era la prima volta che venivo nominato commissario a Firenze. Da Arezzo mi veniva bene. Beneficiavo della trasferta e la sera (volendo) potevo tornare a casa.
Con gli altri commissari mi trovai subito a mio agio. La commissaria interna ogni mattina ci faceva arrivare la colazione in ben forniti vassoi: “La guardi che vengono da Paszkowski!” Non mi facevo pregare per abbuffarmi, con quelle belle paste e con quei panini al prosciutto…  
Tutto sembrava andare nel migliore dei modi. I primi problemi sorsero ovviamente alla correzione dei temi d’italiano. La commissaria (che non era toscana e non proveniva da un liceo) si scontrò varie volte con la commissaria interna, fiorentina: “La guardi che qui siamo a Ffirenze, e l’italiano l'abbiamo inventato noi!” In effetti anch’io ebbi l’impressione che l'amica d’italiano avesse una preparazione alquanto modesta.
Agli orali l’impressione divenne certezza.
È cosa normale che nell’interrogazione il candidato si presenti con l’antologia, sulla quale il commissario indica poi un testo da far leggere e commentare.
È altresì cosa nota che gli esami di maturità sono pubblici e quindi può assistere chiunque. Spesso il candidato non vuole “testimoni”; ma in quel liceo la platea in fondo all’aula d’interrogazione era sempre piena: genitori, compagni, amici…
La modesta preparazione della commissaria si manifestò chiaramente dal fatto che a coloro che portavano la sua materia faceva quasi sempre le stesse domande: Le riviste fiorentine del primo ‘900, “Il gelsomino notturno” del Pascoli, “Il Cinque Maggio” del Manzoni, e poco più.
Il momento topico si ebbe quando ad un candidato la commissaria domandò di commentare il Coro del Terzo Atto dell’Adelchi. Il giovane, invece di aprire l’antologia e di leggere il brano, cominciò a recitare a mente:
“S’ode a destra uno squillo di tromba;/a sinistra risponde uno squillo:/d'ambo i lati calpesto rimbomba/da cavalli e da fanti il terren…”.
La commissaria non dava segni di vita, e rimaneva a guardare lo studente, meravigliata di quel suo andare spedito a memoria, mentre vedevo che la platea in fondo alla stanza dava segni di agitazione: chi guardava in faccia l'altro meravigliato, chi dava gomitate nei fianchi, chi sorrideva con le mani davanti alla bocca…
Per l’appunto ero proprio collocato accanto all’amica commissaria, e mentre il giovane Pico della Mirandola continuava  a sciorinare i versi manzoniani, io mi rivolsi a lui e gli dissi: “Guarda, che ti ha chiesto il Coro dell’Adelchi, non quello del Conte di Carmagnola”.
La platea si ricompose all’istante, il candidato chiese scusa, la commissaria sorrise, e subito il giovane iniziò la recita giusta: “Dagli atri muscosi, dai Fori cadenti…”.
Dicono oggi che imparare a memoria sia uno spreco di tempo e una pratica pressoché inutile. 
Platone diceva invece che “conoscere significa ricordare”. Lo diceva in maniera radicale, ma noi possiamo prenderlo anche come un monito didattico.
In quella torrida estate fiorentina, in un’aula di liceo, un po’ di memoria ci salvò dal ridicolo. E si poté continuare a mangiare con gusto le colazioni di Paszkowski.
L’amica commissaria mi invitò a passare la serata con lei; ma io le dissi che avevo un impegno ad Arezzo, e declinai l’invito.
Declinai. Forse avremmo parlato di declinazioni…
  



4 commenti:

  1. Mi sono immersa con gioia in questo bellissimo racconto che mi ha fatto viaggiare come se fossi lì sul posto, guardando ed ascoltando, sorridendo e lasciandomi stupire.

    I giovani d'oggi fumano canne per viaggiare ma quelle portano spesso nei tunnel, io preferisco questi voli.
    Grazie, oggi mi ci voleva proprio di la stanchezza di ieri e di questi ultimi giorni.
    Più delle colazioni Paszkowski

    ^_^

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    1. Ma quanto sei graziosa, con i tuoi complimenti, carissima Terry ^_^ Ti ringrazio, e sono contento se sono riuscito a farti rilassare un po'; più che un bel vassoio di Pascoschi (semplifico alla fiorentina). ^_^

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  2. Ho letto con vero piacere questo racconto, gustoso e venato d'ironia! La memoria ci soccorre senpre e lo studio a memoria non è mai stato inutile.
    E neanche quello delle declinazioni..... :-))
    Grazie, Antonio!!!

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    1. Grazie a te, carissima Annamaria, del tuo apprezzamento ;-)
      Sì, anche nello studio, la memoria è di grande aiuto.
      D'altra parte, quando la memoria comincia a... declinare, ahi ahi :-(

      Un grande abbraccio :-)

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