Gli esami di maturità sono sempre stati (in passato) per gli alunni un vero spauracchio, da esorcizzare con un intenso anno di studio.
Per i commissari, tranne che per
quello interno, la cosa era ben diversa: si trattava di un mese (circa) un po’
faticoso, ma compensato da un discreto rimborso economico e da una “allegra brigata", se si riusciva a trovare il giusto feeling.
Quell’anno mi trovai a far da
commissario di filosofia e storia (c’era chi portava storia come terza materia) in un liceo classico di Firenze, uno dei più prestigiosi. Non era la
prima volta che venivo nominato commissario a Firenze. Da Arezzo mi veniva
bene. Beneficiavo della trasferta e la sera (volendo) potevo tornare a casa.
Con gli altri commissari mi trovai
subito a mio agio. La commissaria interna ogni mattina ci faceva arrivare la
colazione in ben forniti vassoi: “La guardi che vengono da Paszkowski!” Non mi
facevo pregare per abbuffarmi, con quelle belle paste e con quei panini al
prosciutto…
Tutto sembrava andare nel
migliore dei modi. I primi problemi sorsero ovviamente alla correzione dei temi
d’italiano. La commissaria (che non era toscana e non proveniva da un liceo) si
scontrò varie volte con la commissaria interna, fiorentina: “La guardi che qui
siamo a Ffirenze, e l’italiano l'abbiamo inventato noi!” In effetti anch’io ebbi l’impressione
che l'amica d’italiano avesse una preparazione alquanto modesta.
Agli orali l’impressione divenne
certezza.
È cosa normale che nell’interrogazione il candidato si presenti con l’antologia, sulla quale il commissario
indica poi un testo da far leggere e commentare.
È altresì cosa nota che gli esami di
maturità sono pubblici e quindi può assistere chiunque. Spesso il candidato
non vuole “testimoni”; ma in quel liceo la platea in fondo all’aula d’interrogazione
era sempre piena: genitori, compagni, amici…
La modesta preparazione della
commissaria si manifestò chiaramente dal fatto che a coloro che portavano la
sua materia faceva quasi sempre le stesse domande: Le riviste fiorentine del
primo ‘900, “Il gelsomino notturno” del Pascoli, “Il Cinque Maggio” del
Manzoni, e poco più.
Il momento topico si ebbe quando
ad un candidato la commissaria domandò di commentare il Coro del Terzo Atto
dell’Adelchi. Il giovane, invece di aprire l’antologia e di leggere il brano, cominciò
a recitare a mente:
“S’ode a destra uno squillo di
tromba;/a sinistra risponde uno squillo:/d'ambo i lati calpesto rimbomba/da
cavalli e da fanti il terren…”.
La commissaria non dava segni di
vita, e rimaneva a guardare lo studente, meravigliata di quel suo andare
spedito a memoria, mentre vedevo che la platea in fondo alla stanza dava segni
di agitazione: chi guardava in faccia l'altro meravigliato, chi dava gomitate nei fianchi, chi sorrideva con le mani davanti alla bocca…
Per l’appunto ero proprio collocato
accanto all’amica commissaria, e mentre il giovane Pico della Mirandola
continuava a sciorinare i versi
manzoniani, io mi rivolsi a lui e gli dissi: “Guarda, che ti ha chiesto il Coro dell’Adelchi,
non quello del Conte di Carmagnola”.
La platea si ricompose all’istante,
il candidato chiese scusa, la commissaria sorrise, e subito il giovane iniziò
la recita giusta: “Dagli atri muscosi, dai Fori cadenti…”.
Dicono oggi che imparare a
memoria sia uno spreco di tempo e una pratica pressoché inutile.
Platone diceva
invece che “conoscere significa ricordare”. Lo diceva in maniera radicale, ma
noi possiamo prenderlo anche come un monito didattico.
In quella torrida estate
fiorentina, in un’aula di liceo, un po’ di memoria ci salvò dal ridicolo. E si poté continuare a mangiare
con gusto le colazioni di Paszkowski.
L’amica commissaria mi invitò a
passare la serata con lei; ma io le dissi che avevo un impegno ad Arezzo, e
declinai l’invito.
Declinai. Forse avremmo parlato
di declinazioni…
Mi sono immersa con gioia in questo bellissimo racconto che mi ha fatto viaggiare come se fossi lì sul posto, guardando ed ascoltando, sorridendo e lasciandomi stupire.
RispondiEliminaI giovani d'oggi fumano canne per viaggiare ma quelle portano spesso nei tunnel, io preferisco questi voli.
Grazie, oggi mi ci voleva proprio di la stanchezza di ieri e di questi ultimi giorni.
Più delle colazioni Paszkowski
^_^
Ma quanto sei graziosa, con i tuoi complimenti, carissima Terry ^_^ Ti ringrazio, e sono contento se sono riuscito a farti rilassare un po'; più che un bel vassoio di Pascoschi (semplifico alla fiorentina). ^_^
EliminaHo letto con vero piacere questo racconto, gustoso e venato d'ironia! La memoria ci soccorre senpre e lo studio a memoria non è mai stato inutile.
RispondiEliminaE neanche quello delle declinazioni..... :-))
Grazie, Antonio!!!
Grazie a te, carissima Annamaria, del tuo apprezzamento ;-)
EliminaSì, anche nello studio, la memoria è di grande aiuto.
D'altra parte, quando la memoria comincia a... declinare, ahi ahi :-(
Un grande abbraccio :-)