Fino a qualche anno fa nei dizionari della lingua italiana la voce “foiba” aveva più o meno questa asettica dicitura: “Tipo di dolina costituita da un avvallamento imbutiforme sul fondo del quale si trova comunemente un inghiottitoio”. “Dolina: depressione di forma arrotondata frequente nei terreni calcarei e dovuta al fenomeno carsico” (Zingarelli, 1996).
Solo dal 2006 lo Zingarelli, alla
voce ‘foiba’ associa anche gli “eccidi e rappresaglie ad opera dei partigiani
comunisti jugoslavi nell’ultima fase della seconda guerra mondiale e subito
dopo”.
Oggi qualsiasi dizionario, anche
il più ottuso e scalcinato, non può fare a meno di ricordare, insieme al
“fenomeno carsico”, gli eccidi di italiani (friulani, giuliani, istriani,
dalmati) ad opera dei partigiani comunisti (non solo jugoslavi, però),
perpetrati come pulizia etnica e politica.
Insomma, dopo che furono
ammazzate e seppellite nelle foibe migliaia di persone, si è cercato di
seppellire anche la loro memoria.
Un po’ troppo, anche per la
“kultura” storica italiana, egemonizzata per decenni dall’ideologia marxista.
Per ricordare i martiri delle
foibe e le centinaia di migliaia di italiani che alla fine della II guerra mondiale dovettero lasciare gli ex territori italiani dell’Istria, di Fiume e della
Dalmazia, profughi in patria, propongo una delle più famose sonate per violino che
siano state mai scritte: “Il
Trillo del Diavolo”, del 1713, di Giuseppe Tartini.
Propongo questo celeberrimo brano
non solo per la sua bellezza, ma anche perché Tartini (1692 – 1770) era nativo
di Pirano, in Istria, (ora in Slovenia), uno
dei luoghi al centro delle tragiche vicende di cui oggi facciamo memoria.
Il titolo della sonata, per
violino e basso continuo, in Sol minore, deriva dal fatto che il grande
compositore veneto sognò di fare una sfida con il diavolo stesso, e questi
eseguì una musica così sublime, di cui “Il Trillo del Diavolo” sarebbe una
labile trascrizione. In realtà l’opera è un caposaldo della musica per violino,
e nelle parti virtuosistiche anticipa la genialità di Paganini.
Possiamo dire che il titolo del
brano in questa giornata ha un significato del tutto particolare: il diavolo
sembrò in effetti trionfare nelle foibe; e tra i martiri di quell’orrenda
carneficina voglio ricordare Don
Francesco Bonifacio, sacerdote, nato come Tartini a Pirano, torturato e
poi eliminato nel settembre del 1946.
Solo una vittoria apparente di
satana, però, poiché Don Francesco Bonifacio è stato beatificato nel dicembre
2008, alla testa di una schiera di martiri per i quali il “Larghetto
Affettuoso” del I Movimento della sonata di Tartini sembra un premonitore e
commosso saluto.
Invito comunque ad ascoltare tutta la sonata, anche perché eseguita da uno dei più grandi violinisti viventi: Uto Ughi, nato a Busto Arsizio (1944), anch’egli di origini
istriane; i suoi genitori, come Tartini, erano di Pirano, scampati in tempo agli eccidi dei “fenomeni carsici”.
Nessun commento:
Posta un commento