Luigi Magni, di cui oggi si sono celebrati i funerali a Roma nella Chiesa degli Artisti, è
stato un grande regista, cantore ironico della città papalina.
La trilogia “Nell’anno del Signore”, “In nome del
Papa Re”, “In nome del popolo sovrano” rimane nella cinematografia
come un grande affresco del periodo risorgimentale.
Il linguaggio romanesco dà un sapore popolare e tocchi umoristici ad avvenimenti spesso drammatici e a scene che sono rimaste dei veri “cult”
della filmografia, come nella pellicola “In nome del Papa Re” il discorso di Mons. Colombo da Priverno (Nino
Manfredi) nel tribunale ecclesiastico che condannò alla ghigliottina i due
patrioti Monti e Tognetti.
Ugualmente indimenticabile, e quanto mai attuale, il “Buonanotte,
popolo” del rivoluzionario carbonaro Leonida Montanari (Robert Hossein), più rattristato
dell’indifferenza popolare che della mannaia di Mastro Titta...
Non starò qui a discutere se l’opera del grande regista sia venata
di quella retorica risorgimentalista da cui oggi la storiografia più oggettiva prende sempre
più le distanze. L’unità d’Italia fatta con le baionette, le leggi speciali
e la “piemontesizzazione” non è stata forse la migliore unità possibile.
Benché la fama di Luigi Magni sia legata al
periodo della Roma risorgimentale e benché il regista non mostri grande
simpatia per la Chiesa, il suo
capolavoro rimane tuttavia, a mio modesto avviso, il film “State buoni, se potete” (1983), che
descrive l’opera di S. Filippo Neri, fondatore dell’Oratorio nella Roma
del XVI secolo.
Un capolavoro assoluto, con la perfetta interpretazione di
Johnny Dorelli e magnifica colonna sonora di Angelo Branduardi (il bellissimo “Tema di
Leonetta” è però una cinquecentesca “siciliana”, rielaborata da Ottorino
Respighi).
Proprio il “mangiapreti” Luigi Magni ha saputo cogliere il vero
spirito di “Pippo buono” (Filippo Neri), il grande educatore della gioventù, contro
l’opera del “maligno”, che sa fare le pentole ma non i coperchi.
Un film capolavoro, che rivela l’animo profondamente
religioso del grande regista romano.
Ho visto tutto e più volte, dalla bella e umanissima interpretazione di Manfredi nella parte di Monsignor Colombo, a Johnny Dorelli in S.Filippo. Quanta tenerezza e quanto splendore, anche di fede!
RispondiEliminaGrazie, Antonio!
Sì, sono opere troppo note. Ma mi è sembrato doveroso ricordarle :-)
EliminaPer onorare un grande regista e un grande uomo che ha raggiunto la fede attraverso il travaglio interiore di cui i suoi film sono la chiara testimonianza ;-)
Un abbraccio, carissima Annamaria :-)
Grazie della carellata. Ossigeno alla mia anima.
RispondiEliminagrazie
luisa
Un grande regista che ha riscoperto la fede attraverso una lettura umanissima anche delle miserie umane della Chiesa ;-)
EliminaE forse il confronto con le miserie del mondo attuale... ;-)
Un caro saluto, carissima Luisa :-)