Il modo migliore per ricordare Fabrizio De André, nel giorno in cui la sua cetra si è spezzata (come direbbe Platone nel Fedone), è quello di conoscerlo veramente.
Sono convinto che molti non lo conoscono, perché evidenziano di Faber solo qualche aspetto della sua personalità.
De André, il contestatore. Questo è il cliché che gli è stato cucito addosso.
Contestatore è stato sicuramente. Con il sarcasmo e l’ironia, oltre che con la dura protesta.
Ma è stato, per esempio, anche un grande poeta d’amore. Le sue canzoni più belle sono dedicate a questo eterno sentimento: Marinella, Via del Campo, Geordie... non sono poesie d’amore?
Eppure c’è un aspetto, a mio parere, che percorre tutta la sua produzione, da principio alla fine, che costituisce l’anima di questo grandissimo artista e senza il quale la sua personalità non può essere compresa: il sentimento religioso.
Il mistero di Dio lo ha sempre affascinato, fin dagli esordi della carriera; nel suo Volume I, del 1967, ci sono ben 3 canti dedicati a questo tema. E l’ultimo, Anime Salve (1996), si conclude con “Smisurata preghiera”, il suo testamento spirituale: “Ricorda Signore questi servi disobbedienti alle leggi del branco; non dimenticare il loro volto”.
Tra questi, certamente, un posto speciale spetta a De André.
Il suo rapporto con la religione è stato spesso conflittuale; ma ha saputo riconoscere in Cristo “il più grande rivoluzionario della storia” (La buona Novella, 1970), e non ha avuto paura di affrontare nelle sue canzoni il tema della morte e dell’eternità.
Mi si dica, come controprova, quanti altri artisti di musica leggera hanno avuto il coraggio di affrontare questi argomenti.
De André non solo non si è vergognato di proporre questi temi, ma ne ha sentito agostinianamente l’inquietudine e l’ha cantata con lucida sincerità.
Davvero uno spirito aperto e libero, in direzione ostinata e contraria, nei confronti di coloro che sempre più egoisticamente si lasciano alle spalle gli interrogativi più veri e un’umanità sofferente e provata dalla vita.
Faber è stato un ricercatore dell’Assoluto, e lo ha invocato: “Dio del cielo, vienimi a salvare!”
Proprio questa invocazione troviamo nel canto “Spiritual” del 1967, tratto dal primo album registrato in studio.
Il canto riprende lo stile dei negro-spiritual (del tipo di “Pick a bale of cotton”).
http://youtu.be/iNpy6NoFFsk
http://youtu.be/iNpy6NoFFsk
Tra i campi di cotone, o in quelli di granturco, dovunque ci sia fatica e sfruttamento, Dio scenda dal cielo per dare una mano all'uomo.
Questo è Fabrizio De André, senza sconti di fine stagione.
Bellissimo!!!
RispondiEliminaE assolutamente delizioso anche il video!!!
Grazie!
De André ha molte cose da insegnarci ancora, in questo mondo sempre più povero umanamente (e non solo economicamente).
EliminaForte la "Peanuts Band", chiamiamola così... ;-)
Buon fine settimana, carissima Annamaria :-)
"Dio del Cielo senza di te non so dove andare..."
RispondiEliminaBellissima preghiera, Antonio.
Bacione.
Davvero una gran bella preghiera! e oggi che si ricorda il giorno della morte di De André, gliela dedichiamo :-)
EliminaUn abbraccio affettuoso, mia cara Gianna :)
Un grande cantautore che ho amato in molte sue canzoni. Ho avuto il piacere di conoscerlo di persona nella mia città. Un'incontro che non scorderò perchè di quel momento ricordo la sensazione che mi ha lasciato: del suo amore per la mia terra e forse ancor di più di questo entroterra così... semplice e timido come lo è stato il mio cuore smarrito, nell'accoglierlo. In verità era lui l'accogliente! Ho portato sempre con me quel momento e la sua espressività... seppur questa "terra" ha cercato di togliergli qualcosa, lui forse ha capito ha perdonato ma perchè l'amore o almeno la ricerca dell'amore porta a questo.
RispondiEliminaTante sue canzoni le porto con me ma questa non la conoscevo, grazie.
Il suo nome mi è caro ed anche il giorno in cui rinasce a nuova vita.
Buona notte caro Amicusplato
(una delle mie preferite è Hotel Supramonte)
Mi pare giusto che tu abbia nel cuore "Hotel Supramonte", da vera sarda quale sei, carissima Terry.
EliminaUna canzone che dice la grandezza d'animo di De André, che nel Supramonte ha dovuto "alloggiare" per 4 mesi. Eppure ha perdonato ai suoi rapitori, e ha dedicato a quella durissima esperienza, sofferta insieme a Dory Ghezzi, uno dei suoi canti più intensi e pacati al tempo stesso: "Passerà anche questa stazione senza far male... passerà questa pioggia sottile come passa il dolore".
Fortunata te, cara Terry, che hai potuto incontrarlo di persona ;-) Noi ad Arezzo gli abbiamo dedicato, esattamente quattro anni fa, nel 10° anniversario, un parco (Parco Fabrizio De André).
Un affettuoso saluto notturno :-)