mercoledì 23 gennaio 2013

Ci sono Pagliacci e pagliacci...



 
È tempo di carnevale. Le maschere e i pagliacci sono di moda.

Quale miglior occasione per ascoltare “I Pagliacci” (1892) di Ruggero Leoncavallo?
Specialmente l’inizio, il Prologo e le prime battute.

Leoncavallo ci dice che non si tratta delle solite maschere, che non è solo finzione scenica quella che vuole rappresentare, ma storia vera: “uno squarcio di vita”.

Le vicende personali dei pagliacci si intrecciano con il copione che devono recitare davanti al pubblico, cosicché alla fine pagliacci e interpreti diventano una medesima cosa.

Lo spettacolo teatrale che i pagliacci offrono, da farsa finisce in tragedia, con i toni grotteschi di facce infarinate e maschere da carnevale.

Prima dell’esibizione, il carro carnascialesco con il banditore fa il giro del paese per chiamare la gente allo spettacolo, che si svolgerà “a ventitré ore” (che non sono le undici di notte, ma il tramonto del sole; le ventiquattro erano la prima ora dopo il tramonto del sole).

Mi pare che Leoncavallo, oltre che scrivere un capolavoro del verismo musicale, abbia avuto anche doti di preveggenza.

Ha previsto il teatrino della politica attuale, fatto di maschere che si confondono con i volti reali dei personaggi che le indossano.

Ha previsto imbonitori che girano su carri, camper, treni, predellini e altro ancora, per invitare la gente ad uno spettacolo che, una volta entrata, non la riguarderà più, e mai con un lieto fine.

Ma gustiamoci la bellezza dei suoi Pagliacci, per dimenticare la bruttezza di quelli attuali.
 
 
 

2 commenti:

  1. Quanti bravi artisti avevano previsto...grane per il futuro...doti di preveggenza.

    Bontà loro.

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    1. Sono dei grandi per questo ;-)

      Ma alla fine, cara Gianna, nonostante tutto penso che perfino la politica dovrà togliersi la maschera e rimanere a volto scoperto, davanti agli occhi del pubblico pagante..., cioè noi ;-)

      Un caro abbraccio e una "stella" filante...

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