Il Vangelo di oggi ci parla del ricco epulone e del povero Lazzaro (Luca 16, 19-31).
Il ricco epulone mangia, beve e si diverte, senza degnare di uno sguardo il povero Lazzaro che, affamato e coperto di piaghe, sta ai suoi piedi a mendicare.
Il povero Lazzaro muore, ovviamente prima del ricco epulone, e si ritrova accanto ad Abramo in Paradiso, nella gioia eterna.
Il ricco epulone muore anche lui, ovviamente dopo, e si ritrova dentro una fiamma di dolore inestinguibile.
I furbetti diranno: è una favoletta per far star buoni i bambini...
La parabola, ma forse sarebbe meglio dire il fatto (si riporta il nome del povero), l’ha narrata Gesù. E sulla parola di Gesù è meglio non scherzare troppo.
Per i poveri lazzari, nel corso di questi duemila anni, si sono mosse infinite persone che, a differenza del ricco epulone, hanno messo in atto immense opere di carità cristiana, fondato ospedali anche per le malattie più contagiose (i “lazzaretti”, appunto), i lebbrosari, gli “incurabili”...
"Avevo fame e mi avete dato da mangiare, ero nudo e mi avete vestito, ero malato e mi avete curato".
Le opere di misericordia. Sono quelle che ci salveranno dalla fiamma inestinguibile della disperazione eterna.
Perché nessuno, nemmeno Dio, potrà toglierci il rimorso di non aver aiutato una persona in grave difficoltà, se ne abbiamo avuto tutti i mezzi.
Sarà meglio perciò non fare i furbetti.
Al tramonto della vita saremo esaminati nell’amore.
È d'obbligo la musica di Antonio Vivaldi, che scrisse i suoi capolavori come maestro di musica dal 1703 nel "Pio Ospedale della Pietà", una delle più importanti opere della carità veneziana, insieme all'Ospedale degli Incurabili, all'Ospedale dei Mendicanti e all'Ospedale dei Derelitti.
È un brano del Gloria: "Domine Deus".
[Domine Deus, Rex coelestis, Deus Pater omnipotens.
Domine Fili Unigenite, Jesu Christe]
Domine Deus, Agnus Dei, Filius Patris:
Qui tollis peccata mundi miserere nobis.
[Signore Dio, Re del cielo, Dio Padre onnipotente,
Signore, Figlio Unigenito, Gesù Cristo]
Signore Dio, Agnello di Dio, Figlio del Padre,
Tu che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi.
Le pitture che scorrono nel video sono di Caravaggio.
Forse nessuno come lui ha saputo raffigurare la sofferenza e la miseria umana, redente dalla grazia di Dio.
Post toccante, amicus.
RispondiEliminaUn aspetto mai abbastanza sottolineato, cara Stella.
RispondiEliminaSpecialmente nel mondo di oggi...
E' stato questo di domenica un Vangelo di quelle pagine dure perchè sono d'accordo che la vita è una prova ma a me piace anche gustarmela, rinnegare il mondo, con le sue bellezze non mi riesce, poi sono d'accordo comunque sul condivederle ed essere misericordiosi con i fratelli.
RispondiEliminaMa la perdizione del ricco epulone non dipende dal gustarsi la vita, che è desiderio di tutti, ma dal non averne fatto partecipe anche il povero Lazzaro, avendone tutte le possibilità.
RispondiEliminaIl Vangelo di ieri ci dice che non è possibile salvarci senza aprirsi all'incontro con l'altro :-)
In effetti una pagina che ci smuove dal nostro egoismo (lo dico per me). Non ci si salva senza misericordia, di Dio verso di noi, e di noi verso gli altri.
Nell'aprirsi agli altri, la vita diventa ancor più gustosa.
Grazie, carissimo Ombre, della tua riflessione :-)
La parabola del ricco epulone e del povero Lazzaro contiene una profezia che si realizzarà con la successiva risurrezzione di Lazzaro, e poi con quella di Gesù. L'uguaglianza dei due nomi nei due episodi rafforza l'aspetto ricorsivo, speculare della situazione tipica di altri eventi narrati nel Vangelo. Del resto la morte di Gesù sarà determinata dalla risurezzione di Lazzaro. Cfr. Ebook (Amazon) di Ravecca Massimo: Tre uomini un volto: Gesù, Leonardo e Michelangelo.
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