Le "Operette Morali" di Giacomo Leopardi (1798-1837) sono un capolavoro della letteratura italiana e al tempo stesso un'amara riflessione sulla vita.
Queste 24 brevi composizioni sono scritte in forma di dialogo o di racconto, ora umoristico, ora ironico, ora argomentativo, ora fantasioso; ma sempre si concludono con l'affermazione che la vita dell'uomo sulla terra è un mistero di dolore inspiegabile.
Il tragico suicidio di Mario Monicelli mi ha fatto tornare in mente una di queste operette morali: il "Dialogo di Plotino e di Porfirio".
Il filosofo Porfirio ha deciso di togliersi la vita; venuto a conoscenza di ciò, l'amico filosofo Plotino, con una serie di argomentazioni sempre più stringenti, riesce a distoglierlo dall'insano gesto.
"Viviamo, Porfirio!" è l'accorato invito finale, un'apertura di credito nei confronti della vita, anche se faticosa.
Tutti i commentatori hanno notato che il dialogo in realtà è un monologo interiore del Leopardi stesso.
Per questo, a mio parere, la bellezza della conclusione di questa operetta consiste proprio nel fatto che viene dal travaglio interiore del non credente e pessimista Leopardi.
Nonostante tutto, la vita va affrontata a viso aperto, con coraggio, per portare a termine il proprio destino, confortati dalla compagnia delle persone care.
Riporto, nella ricercata prosa leopardiana, la bellissima perorazione finale di Plotino:
"Ora io ti prego caramente, Porfirio mio, per la memoria degli anni che fin qui è durata l’amicizia nostra, lascia cotesto pensiero; non volere esser cagione di questo gran dolore agli amici tuoi buoni, che ti amano con tutta l’anima; a me, che non ho persona più cara, né compagnia più dolce. Vogli piuttosto aiutarci a sofferire [sopportare] la vita, che così, senza altro pensiero di noi, metterci in abbandono.
Viviamo, Porfirio mio, e confortiamoci insieme: non ricusiamo di portare quella parte che il destino ci ha stabilita, dei mali della nostra specie. Sì bene attendiamo a tenerci compagnia l’un l’altro; e andiamoci incoraggiando, e dando mano e soccorso scambievolmente; per compiere nel miglior modo questa fatica della vita. La quale senza alcun fallo sarà breve.
E quando la morte verrà, allora non ci dorremo: e anche in quell’ultimo tempo gli amici e i compagni ci conforteranno: e ci rallegrerà il pensiero che, poi che saremo spenti, essi molte volte ci ricorderanno, e ci ameranno ancora".
Mi viene in mente il Leopardi "eroico" de La Ginestra...
Ottimo post, Antonio!
RispondiEliminaAncora una volta un inno all'amicizia che tutto può!
Sì, proprio un inno all'amicizia, con uno spiraglio che si apre alla fine sull'eternità: si continua a vivere nel ricordo degli amici.
RispondiEliminaMi viene in mente (anche se non c'entra niente col suicidio) quel bellissimo racconto di Buzzati che è "Le gobbe nel giardino".
Grazie!
È vero, carissima Gianna; alla fine, più di ogni altro ragionamento, vince l'amicizia :-))
RispondiEliminaLo conosco quel racconto surreale, ma così profondamente vero, cara Annamaria :-))
RispondiEliminaIl ricordo degli amici non viene mai meno e crea un vuoto (o un cumulo di tristezza) dentro di noi.
Ciao!
Secondo me non basta fermarsi all'inno alla amicizia, fatto corollaria e che ha una sola funzione consolatrice che la da vinta al dolore. C'è qualcosa di più: cioè constatato che la vita è dolore, l'uomo può, anche se con fatica, piegare questa condizione a favore della vita, anche se di poca misura. Luca E-mail:montesi.luca1@gmail.com
RispondiEliminaSono pienamente d'accordo :-) La perorazione di Plotino tocca un aspetto importantissimo, ma non decisivo del problema. Ma è un finale che arriva dopo una lunga discussione...
RispondiEliminaQuello che dici lo condivido, carissimo Luca, perché anche il dolore produce la pazienza e la pazienza una virtù provata, e la virtù provata la speranza. Sono parole di S. Paolo ai Romani (5, 3).
In altri termini, saper superare una prova dà coraggio ed è un precedente che dà ancor più fiducia in sé stessi e nel prosieguo della vita.
Se poi uno ha anche il dono della fede, sa che in questa lotta non è mai solo, ma c'è chi lo sostiene in modo sicuro.
Grazie, Luca del tuo commento, sempre prezioso :-))