lunedì 13 dicembre 2010

Santa Lucia, il giorno più lungo che ci sia!















Non è un errore nella citazione del ben noto proverbio.

È invece la realtà di questa particolare giornata, caratterizzata oltre che dalla festa della Santa siracusana, anche dall’attesa meno sacra del voto di fiducia/sfiducia di domani al governo Berlusconi.

Le attese, si sa, sono sempre lunghe. Se poi si tratta di fatti importanti, il giorno dell’attesa non finisce mai.

E in effetti questo giorno anticipa un avvenimento per molti aspetti decisivo nella vita politica italiana.

Si tratta della vigilia di una battaglia vera e propria, senza effusione di sangue, ovviamente, ma che lascerà ugualmente morti e feriti (politicamente intesi!) tra i banchi del parlamento. E uno o più vincitori.

Le forze sono già schierate.

Le truppe governative faranno quadrato intorno al Cavaliere con qualche macchia e un po’ di paura, ma ancora in sella a dominare la scena.

L’esercito dell’opposizione cercherà di colpire da ogni parte, da sinistra, dal centro e perfino da destra, tentando così una manovra di aggiramento e a tenaglia, che, secondo il più celebre esperto di strategie militari, il Von Clausewitz, dà sempre i migliori risultati e la vittoria finale.

Ma tra le file dell’opposizione pare che non tutti siano così d'accordo a lanciare i loro strali verso il medesimo bersaglio. Sembra infatti che ci siano in ogni settore, vuoi a destra, vuoi al centro e finanche nell’ala sinistra, alcuni pronti ad accorciare il tiro per colpire alle spalle o nel fianco il proprio sodale.
“Tu quoque…”, dirà qualche parlamentare che conosce il latino, alla fine della pugna, colpito da fuoco amico.

Il Cavaliere ha messo in atto infatti un altro punto caro al Von Clausewitz, e prima ancora, all’Impero romano, che per combattere i numerosi popoli nemici circostanti, li metteva in contrasto tra di loro, con concessioni e donativi.
La tattica del “dìvide et ìmpera”, che ha permesso la sopravvivenza di Roma “per saecula saeculorum”.

Napoleone vinse la grande battaglia di Marengo quando già credeva di averla perduta, perché arrivò al tramonto del sole in suo soccorso una truppa di soldati che era stata tenuta lontana da una manovra  avversaria. Erano già stati mandati messaggeri di vittoria a Vienna…

Lo stesso Napoleone perse a Waterloo una battaglia quasi vinta, per il motivo contrario. Era riuscito a tener separato l’esercito inglese di Wellington da quello prussiano di Blücher con un’astuta manovra; ma il ritorno in tempo delle truppe di Blücher sulla scena della battaglia permise di stringere in una morsa i “bleus”.

“La guardia muore, ma non s’arrende”, gridarono coloro che facendo quadrato intorno all’Imperatore, lo difesero strenuamente; caddero uno dopo l’altro sotto il fuoco degli inglesi.

Meno elegantemente aveva espresso la stessa idea il generale Cambronne, con il suo famoso “mot”, un francesismo che qui non voglio ripetere. Chi non lo sa, andrà a leggere wikipedia.

Domani assisteremo a una Marengo o ad una Waterloo?

Ai posteri, cioè a domani sera, l’ardua sentenza…

Una cosa è certa. Io stanotte farò come il Principe di Condé prima della battaglia di Rocroi, di manzoniana memoria.

Dormirò profondamente.



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