Il Natale del Signore è gioia, bellezza e semplicità.
Nello spirito natalizio mi piace proporre una lauda filippina che celebra il Natale.
Le “laude filippine” portano questo nome non perché siano originarie delle isole Filippine, ma perché sono nate nell’ambiente dell’Oratorio fondato a Roma da S. Filippo Neri, nel sec. XVI.
S. Filippo Neri educò la gioventù, la più povera e abbandonata, attraverso la lode a Dio con il canto e la gioia dello stare insieme.
Per questo motivo fondò il primo Oratorio, esperienza poi ripresa e diffusa in epoca moderna da S. Giovanni Bosco e dall’Ordine salesiano.
Le laude filippine hanno la caratteristica di essere belle da ascoltare, facili da eseguire, ma non per questo banali.
Anzi, si tratta di vere e proprie opere d’arte di polifonia, composte da grandi musicisti, come lo spagnolo Francisco Soto de Langa (1534-1610), il fiorentino Giovanni Animuccia (1520-1571), e Giovanni Francesco Anerio (1567-1630), discepolo di Palestrina, tutti sacerdoti dell’Oratorio.
Filippo Neri voleva che le sue laude fossero belle, di facile esecuzione, e in italiano, perché qualsiasi coro le potesse cantare e ognuno le potesse capire.
Sono nate così le “laude filippine”, alcune delle quali sono dei piccoli capolavori d’arte: “Anime affaticate e sitibonde” (Soto), “Lodate Dio” (Animuccia), “Nell’apparir del sempiterno Sole” (Soto), e via dicendo.
È nata così anche quella forma musicale (poi divenuta assai complessa) che ha preso proprio il nome di "Oratorio".
In questo giorno di Natale, in cui all’umiltà del presepio si unisce la bellezza dell’evento salvifico del Figlio di Dio fatto uomo, festeggiamo con la gioia e la semplicità di una lauda filippina: "Nell’apparir del sempiterno sole", a tre voci pari (in questo caso femminili), di Francisco Soto de Langa (1591).
È la descrizione della nascita del vero Sole, Gesù Cristo, a mezzanotte, con uno splendore più abbagliante del sole di mezzogiorno. Siamo alla fine del 1500, e un po’ di linguaggio barocco già si fa sentire…
Ma la musica e il testo (che è del Beato P. Giovenale Ancina, oratoriano, 1545-1604) sono comunque commoventi.
E non c’è coro che non sia passato almeno una volta da queste indimenticabili note.
Buon Natale!
Nell'apparir del sempiterno Sole
Nell’apparir del sempiterno Sole
che a mezzanotte più riluce intorno,
che l’altro non faria di mezzogiorno.
Cantaron gloria gli Angeli del cielo,
e meritaro udir sì dolci accenti
pastori che guardavano gli armenti.
Onde là verso l’umile Bethlemme
preser la via dicendo: “Andiam d’un tratto
e sì vedrem questo mirabil fatto!”.
Quivi trovaro in vili panni avvolto
il Fanciul, con Gioseffe e con Maria:
oh benedetta e nobil compagnia!
Una laude semplice, ma commovente, Antonio.
RispondiEliminaUn abbraccio infinito.
Grazie!!!
RispondiEliminaQuanto mi sarebbe piaciuto far parte di un coro polifonico....
In stile natalizio... :-)
RispondiEliminaUn grande abbraccio anche a te, carissima Gianna:-))
Non è mai troppop tardi per far parte di un coro ;-)
RispondiEliminaE non è necessario arrivare a cantare nei grandi teatri..
La gioia delle musica è già far bene un accordo, o una laude filippina :-))
(questo coro corre un po' troppo, però)
Buona serata natalizia, carissima Annamaria! :-))
Viene spontaneo scrivere al singolare "laude" (plurale, "laudi"); ma questa forma musicale di canzone polifonica sacra si denomina con più precisione "lauda" (al plurale, "laude").
RispondiEliminaAppena mi sono accorto dell'errore, ho provveduto a modificare la dicitura, a partire proprio dal titolo...
Me ne scuso ;-)
Questa lauda mi piace!
RispondiEliminaGrazie della tua precisazione, ma non avevo fatto caso all'errore.
RispondiElimina:-))
RispondiEliminaCiao! con il nostro coro noi la cantiamo così :)
RispondiEliminahttps://www.youtube.com/watch?v=rFGo7mCd2aU
Devo dire, cara Adele, che l'interpretazione della laude è molto buona (si tratta di un andamento necessariamente moderato, come da voi interpretato).
EliminaForse un semitono più basso avrebbe facilitato una più omogenea vocalità complessiva :-)
Un buon coro. Complimenti!
Ciao!