Il massacro di Bagdad di domenica scorsa, 31 ottobre, ci ha riempito di immenso dolore e di profondo sdegno.
È stata colpita dal fanatismo islamista una delle comunità più antiche della cristianità, di epoca apostolica; una coraggiosa minoranza in mezzo a un paese musulmano, che ha mantenuto ferma la fede cattolica fino ad oggi.
Siamo pieni di dolore e di sdegno per questo orrendo crimine, perché perpetrato contro persone inermi e nel luogo più sacro, in Chiesa, là dove perfino i barbari delle epoche passate si fermavano con rispetto.
Bagdad fa venire in mente l’antica Babilonia, poco distante; e il pianto degli antichi Ebrei in esilio è oggi il nostro. È il pianto espresso nel Salmo 137 (Vulgata, 136): “Super flumina Babylonis”.
Lo presentiamo con la musica di Giovanni Pier Luigi da Palestrina (1525-1594), il più grande polifonista di ogni tempo.
Una musica drammatica, piena di chiaroscuri, pur nella compostezza della polifonia classica; un lento procedere di voci, come un fiume di dolore.
Il tristissimo ed espressivo tema iniziale cantato dai bassi viene ripreso via via dalle altre sezioni.
Il mottetto si sofferma con andamento omofonico e con commozione sui verbi "sedimus et flevimus", il pianto di un popolo soggiogato, e su “recordaremur”, ripetuto infinite volte, a sottolineare il ricordo indelebile della patria lontana.
È descritta, nel rincorrersi delle voci, la meravigliosa serie dei salici dell'Eufrate ("in salicibus" ...); quindi il canto raggiunge in crescendo il suo acme nel grido dei soprani e dei tenori alla parola “suspendimus” (che rende anche nel suono l’altezza a cui per protesta vengono sospesi gli strumenti musicali), prima di ricomporsi nella grande quiete dell’accordo finale di “organa nostra”.
È descritta, nel rincorrersi delle voci, la meravigliosa serie dei salici dell'Eufrate ("in salicibus" ...); quindi il canto raggiunge in crescendo il suo acme nel grido dei soprani e dei tenori alla parola “suspendimus” (che rende anche nel suono l’altezza a cui per protesta vengono sospesi gli strumenti musicali), prima di ricomporsi nella grande quiete dell’accordo finale di “organa nostra”.
Sì, un vero organo, a quattro voci, questo capolavoro di Palestrina. Un omaggio di arte sublime di quasi cinque secoli fa, alle vittime di tanta barbarie odierna.
Super flumina Babylonis,
illic sedimus et flevimus,
dum recordaremur tui, Sion.
In salicibus in medio ejus
suspendimus organa nostra.
Presso i fiumi di Babilonia
sedevamo piangendo
al ricordo di te, o Sion.
Ai salici di quella terra
appendemmo le nostre cetre.
(dal Salmo 137/136)
Complimenti per questo post, Antonio.
RispondiEliminaSì, Amicus, non si può tacere davanti a fatti del genere, tutti presi dalla nostra italiana spazzatura...
RispondiEliminaGrazie di questi due post.
Mi proverò anch'io, come posso, a dire qualcosa...
Grazie!
Grazie, cara Stella :-) Non potevo fare a meno di postare ancora sull'argomento. Troppo è lo sdegno e il dolore.
RispondiEliminaLa grande musica può lenirlo un po'.
Un abbraccio :-)
Grazie a te, carissima Annamaria, per il tuo commento :-)
RispondiEliminaNon mancherò di apprezzare il tuo post sull'argomento, se lo vorrai proporre.
Un affettuoso saluto :-)