Prima di continuare nel mio lavoro di ricerca su Cristo e sulla Chiesa mi voglio un attimo fermare, perché mi accorgo che c’è bisogno di intendersi sul concetto di storia e sul modo di farla.
Qualcuno pensa che la verità storica debba essere quella che ha già nella testa, altrimenti non l'accetta. Questa non è storia, ma ideologia.
La storia è il racconto di fatti attestati da documenti certi.
La prima cosa da fare, per chi intende avvicinarsi alla verità storica, è sgombrare perciò la mente da pregiudizi di ogni tipo e lasciarsi interrogare dal documento che ha davanti.
Dicevano gli antichi scettici: bisogna sospendere momentaneamente il giudizio. In epoca moderna questa “sospensione del giudizio” per lasciar parlare l’oggetto è stata ripresa da Husserl, il teorico della fenomenologia, e sta al fondamento di ogni serio studio, anche storico.
Se i documenti sono attendibili e concordi, occorre avere l'onestà intellettuale di riconoscerlo; si giunge così alla concretezza della verità storica, che può essere anche diversa da quella che uno aveva immaginato.
La seconda cosa da ricordare è che la storia si fa con i documenti: scritti, orali e reperti archeologici.
È una grande eredità che ci ha lasciato il positivismo, e io in questo sono un positivista.
Di fronte alle fantasiose ipotesi di tanti improvvisati e improbabili maestri (romanzieri, matematici, giornalisti...), io accetto solo i documenti.
In particolare, per la ricerca storica su Gesù Cristo abbiamo tutti e tre i tipi di documenti.
Documenti scritti. Di Cristo parlano gli storici pagani ed ebrei (Tacito, Giuseppe Flavio, Plinio il Giovane), a brevissima distanza di tempo e a memoria di uomo. Ne parlano ovviamente gli scrittori cristiani del I secolo (Vangeli, Lettere di S. Paolo, Atti, etc.), i padri apostolici e i primi vangeli apocrifi. Lo abbiamo già detto con ampiezza nel post precedente.
Orali. La comunità cristiana è documentata a Roma fin dal 49, pochissimi anni dopo la morte di Gesù, quando Claudio la fece espellere con tutti i giudei (Svetonio, e Atti, cap. 18). Nel 64 era però tornata ad essere una "ingente moltitudine" (Tacito) e venne fatta sterminare da Nerone. Nel 111 Plinio il Giovane, governatore della Bitinia, trova nella regione un così gran numero di cristiani che chiede a Traiano come deve comportarsi, nel perseguirli. Attraverso tre secoli di martirio, il cristianesimo riuscì a penetrare in tutti gli strati sociali, finché nel 313 l’imperatore stesso, Costantino, divenne cristiano.
In pratica, è documentata una continuità di fede cristiana dalla morte e risurrezione di Cristo fino ad oggi, senza soluzione di continuità.
E questa è la tradizione orale. Nessun vuoto di memoria, nessun anello mancante in questa catena, che va da S. Pietro fino a Benedetto XVI, attraverso 265 pontefici.
Reperti archeologici. Anzitutto vanno ricordati i numerosi papiri e le pergamene, che riportano brani dei Vangeli. Il più prezioso è il Papiro Ryland, datato 120, che contiene un passo dell’ultimo Vangelo, quello di S. Giovanni. Il materiale di facile consumo su cui fu scritto (papiro), la distanza dalla Palestina (il Fayyum d’Egitto) ci fanno capire che già da tempo il Vangelo di Giovanni era in circolazione. Anche da questo possiamo dedurre che i Vangeli sono stati scritti in epoca apostolica, nel I secolo, come dicono gli antichi padri e il Codice Muratoriano (II secolo).
Tra i reperti lapidei, celebre è il cippo marmoreo trovato nel 1961 a Cesarea, col nome “Pontius Pilatus”, del 31 d. C., che è una bella testimonianza di colui che fece condannare Gesù, lavandosene le mani. Fino ad allora qualche buontempone aveva messo in dubbio anche l’esistenza di Pilato…
Oggi siamo abituati alla Tv, alle foto e a You tube, e vogliamo tutto sullo schermo, e allora ci crediamo.
Questo va bene per l'ultimo secolo. Per i secoli precedenti abbiamo il tipo di documentazione di cui abbiamo parlato, meno spettacolare e minuziosa, ma altrettanto solida, verificabile con la ricerca coscienziosa e l'analisi comparata delle fonti. Non dimentichiamoci che i più grandi falsi storici sono stati costruiti proprio nel XX secolo, quando mezzi potenti e ideologie totalitarie hanno fatto credere di tutto.
Cari amici increduli, che però cercate la verità: non venite a dirmi che Tacito non basta, che Giuseppe Flavio non basta, che Paolo non basta, che Plinio non basta…
Voi non volete la storia, voi volete la fotografia di Gesù.
E allora io vi dico: non credo a Napoleone, non credo alla Rivoluzione francese, non credo a Giordano Bruno, non credo all’inquisizione; e perché ci dovrei credere? Voglio la foto!
Qualcuno pensa che la verità storica debba essere quella che ha già nella testa, altrimenti non l'accetta. Questa non è storia, ma ideologia.
La storia è il racconto di fatti attestati da documenti certi.
La prima cosa da fare, per chi intende avvicinarsi alla verità storica, è sgombrare perciò la mente da pregiudizi di ogni tipo e lasciarsi interrogare dal documento che ha davanti.
Dicevano gli antichi scettici: bisogna sospendere momentaneamente il giudizio. In epoca moderna questa “sospensione del giudizio” per lasciar parlare l’oggetto è stata ripresa da Husserl, il teorico della fenomenologia, e sta al fondamento di ogni serio studio, anche storico.
Se i documenti sono attendibili e concordi, occorre avere l'onestà intellettuale di riconoscerlo; si giunge così alla concretezza della verità storica, che può essere anche diversa da quella che uno aveva immaginato.
La seconda cosa da ricordare è che la storia si fa con i documenti: scritti, orali e reperti archeologici.
È una grande eredità che ci ha lasciato il positivismo, e io in questo sono un positivista.
Di fronte alle fantasiose ipotesi di tanti improvvisati e improbabili maestri (romanzieri, matematici, giornalisti...), io accetto solo i documenti.
In particolare, per la ricerca storica su Gesù Cristo abbiamo tutti e tre i tipi di documenti.
Documenti scritti. Di Cristo parlano gli storici pagani ed ebrei (Tacito, Giuseppe Flavio, Plinio il Giovane), a brevissima distanza di tempo e a memoria di uomo. Ne parlano ovviamente gli scrittori cristiani del I secolo (Vangeli, Lettere di S. Paolo, Atti, etc.), i padri apostolici e i primi vangeli apocrifi. Lo abbiamo già detto con ampiezza nel post precedente.
Orali. La comunità cristiana è documentata a Roma fin dal 49, pochissimi anni dopo la morte di Gesù, quando Claudio la fece espellere con tutti i giudei (Svetonio, e Atti, cap. 18). Nel 64 era però tornata ad essere una "ingente moltitudine" (Tacito) e venne fatta sterminare da Nerone. Nel 111 Plinio il Giovane, governatore della Bitinia, trova nella regione un così gran numero di cristiani che chiede a Traiano come deve comportarsi, nel perseguirli. Attraverso tre secoli di martirio, il cristianesimo riuscì a penetrare in tutti gli strati sociali, finché nel 313 l’imperatore stesso, Costantino, divenne cristiano.
In pratica, è documentata una continuità di fede cristiana dalla morte e risurrezione di Cristo fino ad oggi, senza soluzione di continuità.
E questa è la tradizione orale. Nessun vuoto di memoria, nessun anello mancante in questa catena, che va da S. Pietro fino a Benedetto XVI, attraverso 265 pontefici.
Reperti archeologici. Anzitutto vanno ricordati i numerosi papiri e le pergamene, che riportano brani dei Vangeli. Il più prezioso è il Papiro Ryland, datato 120, che contiene un passo dell’ultimo Vangelo, quello di S. Giovanni. Il materiale di facile consumo su cui fu scritto (papiro), la distanza dalla Palestina (il Fayyum d’Egitto) ci fanno capire che già da tempo il Vangelo di Giovanni era in circolazione. Anche da questo possiamo dedurre che i Vangeli sono stati scritti in epoca apostolica, nel I secolo, come dicono gli antichi padri e il Codice Muratoriano (II secolo).
Tra i reperti lapidei, celebre è il cippo marmoreo trovato nel 1961 a Cesarea, col nome “Pontius Pilatus”, del 31 d. C., che è una bella testimonianza di colui che fece condannare Gesù, lavandosene le mani. Fino ad allora qualche buontempone aveva messo in dubbio anche l’esistenza di Pilato…
Oggi siamo abituati alla Tv, alle foto e a You tube, e vogliamo tutto sullo schermo, e allora ci crediamo.
Questo va bene per l'ultimo secolo. Per i secoli precedenti abbiamo il tipo di documentazione di cui abbiamo parlato, meno spettacolare e minuziosa, ma altrettanto solida, verificabile con la ricerca coscienziosa e l'analisi comparata delle fonti. Non dimentichiamoci che i più grandi falsi storici sono stati costruiti proprio nel XX secolo, quando mezzi potenti e ideologie totalitarie hanno fatto credere di tutto.
Cari amici increduli, che però cercate la verità: non venite a dirmi che Tacito non basta, che Giuseppe Flavio non basta, che Paolo non basta, che Plinio non basta…
Voi non volete la storia, voi volete la fotografia di Gesù.
E allora io vi dico: non credo a Napoleone, non credo alla Rivoluzione francese, non credo a Giordano Bruno, non credo all’inquisizione; e perché ci dovrei credere? Voglio la foto!
Foto in alto: "Incredulità di S. Tommaso", Caravaggio (1601), Potsdam, Bildergalerie
Mi piace inizare le conversazioni e l'ascolto (lettura) con una sospensione del giudizio.
RispondiEliminaPoi, a ciascuno le proprie credenze.
A me non importa mettere in dubbio l'esistenza di personaggi storici e importanti, lo trove un inutile esercizio, vano e dispiego di energie non richieste. E' esistito l'uomo? Bene.
Agli uomini la scelta di interpretarlo ed amarlo come meglio credono.
O di ignorare quel che ne è derivato.
vogliamo la foto di AMICUSPLATO!!!!!
Cara Saamaya :-)
RispondiEliminama è solo partendo dalla storicità di Cristo che posso affrontare seriamente il valore del suo messaggio e della sua eventuale divinità.
Se invece è solo una fiaba, allora non perdo tempo a discuterci sopra. Al più mi può stimolare la fantasia...
Ciao!
Ps. Di FOTO non c'è bisogno: scrivo, dunque esisto :-D