Ho sempre ammirato Antonio Gramsci; coloro che seguono il mio blog sanno che l’ho scritto più volte.
L’ho ammirato perché è stato un vigoroso e incisivo scrittore quando trattava argomenti politici, delicato e tenero negli affetti familiari.
L’ho ammirato perché questo suo stile ‘perfetto’ veniva da una formazione classica e umanistica, che raccomandava con insistenza a tutti coloro che volevano elevare le condizioni delle masse proletarie.
L’ho ammirato per il coraggio dimostrato nel manifestare le sue idee, in un periodo in cui il regime non permetteva che il pensiero unico. Ha scritto Croce, pubblicando le Lettere dal carcere: “Il libro che ora si pubblica delle sue lettere appartiene anche a chi è di altro ed opposto partito politico… per la reverenza e l’affetto che si provano per tutti coloro che tennero alta la dignità dell’uomo e accettarono pericoli e persecuzioni e sofferenze e morte per un ideale”.
Gramsci non ha fatto l’antifascista all’estero, in Svizzera, in Inghilterra, negli Stati Uniti, o in Urss, ma là dove era il fascismo, in Italia, e più precisamente nel carcere di Turi, che minò la sua salute e lo portò alla morte.
L’ho ammirato perché, a differenza di tanti laici attuali, che non riescono a vedere verità lapalissiane, egli ammirava la Chiesa (e qui è evidente la lezione di un altro grande laico, Benedetto Croce); l’ammirava per la capacità che aveva dimostrato nel corso dei secoli di ottenere il consenso sia delle masse popolari che delle élites culturali; e indicava questa capacità come un ideale da seguire per il Partito Comunista.
L’interesse per la Chiesa Cattolica era perciò di vecchia data.
Ora si viene a sapere che quella laica ammirazione, per una persona come lui, così leale e coraggiosa, nel momento supremo si è manifestata come vera fede nel più grande ‘rivoluzionario’ della storia, in quel Gesù Cristo, che vuole ottenere il consenso con i metodi che piacevano anche a Gramsci: non con le armi e la violenza stalinista, ma con gli strumenti di una libera e motivata convinzione.
Coloro che volessero mettere in dubbio questa conversione dell’undecima ora (Vangelo di Matteo 20, 1-16), devono sapere che ogni sacerdote ha il dovere di segnare nel Registro dei Morti se un defunto della propria comunità, credente o no, morto in parrocchia o all'ospedale, ha ricevuto o meno gli ultimi sacramenti: Confessione, Olio degli infermi e Comunione come Viatico.
Ed è quello che fece Gramsci prima di morire, anche secondo la testimonianza di chi lo assisté all'ospedale.
Prima ammiravo Antonio Gramsci, ora mi sento di onorarlo.
L’ho ammirato perché è stato un vigoroso e incisivo scrittore quando trattava argomenti politici, delicato e tenero negli affetti familiari.
L’ho ammirato perché questo suo stile ‘perfetto’ veniva da una formazione classica e umanistica, che raccomandava con insistenza a tutti coloro che volevano elevare le condizioni delle masse proletarie.
L’ho ammirato per il coraggio dimostrato nel manifestare le sue idee, in un periodo in cui il regime non permetteva che il pensiero unico. Ha scritto Croce, pubblicando le Lettere dal carcere: “Il libro che ora si pubblica delle sue lettere appartiene anche a chi è di altro ed opposto partito politico… per la reverenza e l’affetto che si provano per tutti coloro che tennero alta la dignità dell’uomo e accettarono pericoli e persecuzioni e sofferenze e morte per un ideale”.
Gramsci non ha fatto l’antifascista all’estero, in Svizzera, in Inghilterra, negli Stati Uniti, o in Urss, ma là dove era il fascismo, in Italia, e più precisamente nel carcere di Turi, che minò la sua salute e lo portò alla morte.
L’ho ammirato perché, a differenza di tanti laici attuali, che non riescono a vedere verità lapalissiane, egli ammirava la Chiesa (e qui è evidente la lezione di un altro grande laico, Benedetto Croce); l’ammirava per la capacità che aveva dimostrato nel corso dei secoli di ottenere il consenso sia delle masse popolari che delle élites culturali; e indicava questa capacità come un ideale da seguire per il Partito Comunista.
L’interesse per la Chiesa Cattolica era perciò di vecchia data.
Ora si viene a sapere che quella laica ammirazione, per una persona come lui, così leale e coraggiosa, nel momento supremo si è manifestata come vera fede nel più grande ‘rivoluzionario’ della storia, in quel Gesù Cristo, che vuole ottenere il consenso con i metodi che piacevano anche a Gramsci: non con le armi e la violenza stalinista, ma con gli strumenti di una libera e motivata convinzione.
Coloro che volessero mettere in dubbio questa conversione dell’undecima ora (Vangelo di Matteo 20, 1-16), devono sapere che ogni sacerdote ha il dovere di segnare nel Registro dei Morti se un defunto della propria comunità, credente o no, morto in parrocchia o all'ospedale, ha ricevuto o meno gli ultimi sacramenti: Confessione, Olio degli infermi e Comunione come Viatico.
Ed è quello che fece Gramsci prima di morire, anche secondo la testimonianza di chi lo assisté all'ospedale.
Prima ammiravo Antonio Gramsci, ora mi sento di onorarlo.
Amicus, sinceramente...
RispondiEliminaCapisco che la vostra missione sia l'apostolato, e la rispetto come ogni missione aziendale :-), ma in questo caso avete esagerato.
La testimonianza diretta della cognata, che assistette il fondatore del PCI e dell'Unità, fino alla fine smentisce ogni conversione cosciente e consenziente.
Poi se, data l'attuale crisi di fedeli e di ministri, volete far passare per buone anche le conversioni decise unilateralmente a scapito di ogni principio di libero arbitrio..Fate vobis.
Ma, nel fare ciò, dimostrate solo la crisi che vi attanaglia.
Un caro saluto,
Audrey
Carissima Audrey,
RispondiEliminanon posso iniziare col fare ironia su di un fatto così serio come la conversione di una persona, e per di più Antonio Gramsci, un uomo che ho sempre stimato e che ora mi ritrovo accanto anche nella fede religiosa.
Le testimonianze sulla sua conversione sono piuttosto circostanziate, e quindi difficili da smentire.
Le suore che lo avevano in cura hanno espressamente detto, più volte, e davanti alla Sacra Penitenzieria, che "fu il Sig Gramsci" a chiedere come mai non avevano portato anche a lui la statuetta di Gesù Bambino per il bacio di Natale, nel 1936. E loro gli avevano risposto che "sapevano che non era credente e non volevano disturbarlo". E Gramsci chiese espressamente di baciarlo e lo fece "con commozione fino alle lacrime".
Uno può anche non credere alle testimonianze, ma i fatti sono questi. A meno che uno preferisca credere agli apparati del vecchio PCI, noti per la loro glasnost...
E che le testimionianze siano veritiere si capisce anche e prorpio dalla frase sibillina della cognata di Gramsci, Tania, che scrisse alla sorella (moglie di Gramsci, in Russia), che "faceva di tutto per impedire al sacerdote di avvicinarsi al letto di Gramsci" (cito a senso).
Prima osservazione: nessun prete si sarebbe accostato a Gramsci, che si sapeva difendere da sé, ed erano uno spirito molto vitale, come ben noto.
Seconda osservazione: come si sarebbe permesso un sacerdote, una volta avuto un rifiuto, di avvicinarsi ancora Gramsci, se Gramsci, con l'episodio natalizio narrato, non avesse lasciato intuire i suoi sentimenti religiosi?
Tutto quello zelo di Tania di tenere lontano dal letto di Gramsci il sacerdote era perciò ben motivato. C'era un precedente esplicito.
Un affettuosos saluto :-)
Antonio
PS. La parola crisi, detta da una fedelissima del comunismo, non so perché, ma mi suona un po' come lapsus freudiano... ;-)
Trovi, sinceramente, che le conversioni in punto di morte abbiano una loro validità etica e morale?
RispondiEliminaRitorniamo alla vecchia scommessa di Pascal, che mi è sempre un po' parsa il ragionar da bottegaio in termini di fede.
Per me Gramsci è ciò che ha scritto, sono le sue parole e la sua testimonianza di vita.
Non una sua eventuale conversione in punto di morte, dopo anni di sofferenza e vessazioni.
Lo so che siete specializzati in coversioni ed autodafè ottenuti con ogni mezzo
Ma insomma... :-)
Ciao!
ps Se affermi che io sono una fedelissima del comunismo... significa che mi conosci molto meno di quanto ritenessi.
Credo che il capitalismo non sia la forma sociale ed economica più equa possibile a questo mondo e gradirei un sostanziale cambiamento, ma considero anche le esperienze storicamente avvenute di realizzazione di una socità socialista, fallimentari.
Come diceva qualcuno, allo stato attuale “Grande è la confusione sotto il cielo. La situazione è eccellente” (Mao Zedong).
Credo che Mao fosse un gran ottimista :-)
Carissima Audrey,
RispondiEliminala vita è un grande mistero, anche per il più ottuso degli esseri umani, figuriamoci per una persona di intelligenza e sensibilità come Gramsci :-)
Ho avuto la fortuna di conoscere bene l'opera di Gramsci, e tu sai che l'ho sempre ammirato, senza minimamente sapere della sua conversione finale.
Mi hanno sempre colpito in lui due cose:
1. la vera ammirazione che aveva per la chiesa, che pure combatteva per motivi politici. Ammirava la capacità di aver aggregato per secoli popolo e intellettuali, e non (come dici tu) con gli autodafé (quelli se mai li allontanavano), ma con una intelligente opera di persusasione, che col catechsimo, le opere d'arte, le molteplici opere di carità, l'azione cattolica, etc., ha fatto breccia in tutti gli strati sociali.
Un'ammirazione che solo Gramsci, tra i dirigenti comunisti, esprimeva.
2. la delicatezza e la tenerezza degli affetti familiari e l'attenzione alle cose più semplici. Un puro di cuore, cara Audrey. Le Lettere da carcere sono perfino più belle dei suoi Quaderni.
Ecco, se tu mi riduci una persona così a uno scommettitore di Pascal (che col suo argomento si rivolgeva ai libertini!) allora, mi dispsiace dirlo, non conosci Gramsci, o l'hai letto ad usum delphini.
Il Signore chiama a qualsiasi ora, anche all'undicesima (l'hai presente la parabola del Vangelo? l'ho ricordata apposta).
Certamente Gramsci è in paradiso anche se non si convertiva e se non ci credeva, per il martirio che ha subito.
Ma il Signore non si è accontentato di un uomo giusto e coraggioso. Ha voluto fargli dono della pienezza della verità, lui che per essa ha lottato tutta la vita. E l'ha chiamato all'ultima ora, perché quell'ora era stata preparata da un lungo tirocinio.
Non credere che uno arrivi all'ultimo e pensi al prete. Te lo dice uno che se ne intende ;-) Anche il più bravo dei cristiani spesso il prete cerca di tenerlo lontano dal suo capezzale...
Se Antonio Gramsci ha desiderato baciare l'immagine di Gesù, prima di morire, e in piena volontà (ha rimproverato perfino le suore!) lo ha fatto come tutte le cose che ha sempre fatto: con quella onestà e lucidità intellettuale che lo hanno caratterizzato.
"Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio".
Questo per me è Antonio Gramsci.
PS. Ti ho chiamato comunista per brevità, anche perché sei di non facile collocazione :-P tranne che per la fede genoana :-D
Stai attenta, perché sono le persone come te, che sono le più a rischio di conversione... :-DD