giovedì 13 novembre 2008

Gesù Cristo, una presenza scomoda





Gesù è certamente il personaggio che più di ogni altro ha cambiato la storia umana.
Da lui prende inizio anche il computo degli anni (avanti e dopo Cristo), e quella cristiana è ancor oggi la religione più diffusa nel pianeta.

C’è però nel mondo attuale chi vuole negare perfino l’esistenza storica di Gesù, forse perché anche solo il riconoscere la sua presenza mette in crisi molte false sicurezze dell’uomo di oggi.

Ma i documenti che attestano l’esistenza di Gesù provengono da fonti pagane, giudaiche, cristiane, e anticristiane, cioè da ogni ambiente dell’epoca.

Mi fermo solo sulle principali, perché bastano queste per costituire nel loro insieme una prova inoppugnabile.

1. Il documento fondamentale proveniente dal mondo pagano è del grande storico latino Tacito, il quale, parlando di Nerone che fece incendiare Roma, ricorda come la colpa fu fatta ricadere sui cristiani (anno 64). Pur ritenendoli innocenti, Tacito parla dei cristiani con disprezzo, come una cattiva novità per l’impero. Proprio questo disprezzo aumenta paradossalmente la veridicità dello scritto.

“Perciò, per far cessare tale diceria, Nerone si inventò dei colpevoli e sottomise a pene raffinatissime coloro che la plebaglia, detestandoli a causa delle loro nefandezze, denominava cristiani. Origine di questo nome era Cristo, il quale sotto l'impero di Tiberio era stato condannato al supplizio dal procuratore Ponzio Pilato (Auctor nominis eius Christus Tiberio imperitante per procuratorem Pontium Pilatum supplicio adfectus erat) e, momentaneamente sopita, questa dannosa superstizione (exitialis superstitio) di nuovo si diffondeva, non solo per la Giudea, origine di quel morbo, ma anche a Roma, dove da ogni parte confluisce e viene tenuto in onore tutto ciò che vi è di turpe e di vergognoso”.
“Perciò, da principio vennero arrestati coloro che confessavano, quindi, dietro denuncia di questi, fu condannata una ingente moltitudine (ingens multitudo) non tanto per l’accusa dell'incendio, quanto per odio del genere umano” (Annales XV, 44).

Tacito scriveva nel 116 circa, a pochissimi decenni di distanza dai fatti accaduti, senza considerare che le sue ricerche erano partite necessariamente molti anni prima; aveva accesso come senatore agli archivi dello Stato (Acta diurna, Acta Senatus, etc.) e parla perciò con cognizione di causa, citando con precisione nomi e fatti; inoltre, la numerosa comunità cristiana (ingens multitudo), che nel 64 è già presente a Roma al tempo di Nerone, a pochissimi anni dalla morte di Gesù, costituisce una prova ulteriore della realtà storica di Cristo. Tacito infatti fa preciso riferimento alla continuità di questa setta religiosa, dal suo fondatore in Giudea, fino alla capitale dell’impero.

2. Il documento fondamentale proveniente dal mondo giudaico è dello storico Giuseppe Flavio che vissuto nel secolo di Gesù, scrive intorno al 94 le “Antichità Giudaiche”. Siamo proprio a ridosso degli avvenimenti narrati, e migliaia di persone, testimoni di quei fatti, erano ancora in vita. Giuseppe Flavio conosceva bene la storia del suo tempo, anche perché era di famiglia sacerdotale, ed era stato governatore della Giudea dal 64 alla 70, anno della distruzione di Gerusalemme da parte dei romani. Egli cita Giovanni Battista, Giacomo “fratello di Gesù chiamato il Cristo”, Pilato; e descrive in breve, ma con precisione, la vita di Gesù, alla quale venne aggiunta nel III secolo anche qualche nota cristiana.
La scoperta di un’antica traduzione araba delle Antichità Giudaiche nel 1971 dall’ebreo Schlomo Pinès, professore all’Università di Gerusalemme, ha permesso di stabilire con più precisione la testimonianza flaviana, che riportiamo nella dizione fissata da Pinès:

“ In questo tempo [al tempo di Pilato] viveva un uomo saggio che si chiamava Gesù, e la sua condotta era irreprensibile, ed era conosciuto come un uomo virtuoso. E molti fra i Giudei e altri popoli divennero suoi discepoli. Pilato lo condannò a essere crocifisso e morire. E quelli che erano divenuti suoi discepoli non abbandonarono la propria lealtà per lui. Essi raccontarono che egli era apparso loro tre giorni dopo la sua crocifissione, e che egli era vivo. Di conseguenza essi credevano che egli fosse il Messia, di cui i Profeti avevano raccontato le meraviglie” (Ant. XVIII, 63-64).


3. I documenti cristiani sono i Vangeli , gli scritti apostolici (Lettere di S. Paolo, Atti, etc.) e i cosiddetti padri apostolici. Sono stati redatti tra il 50 e il 100, quando morì l’ultimo apostolo, Giovanni.

Tra i padri apostolici ricordiamo:
La Didachè, composta in Oriente tra il 50 e il 70 d. C.
La prima lettera di S. Clemente papa ai Corinti composta nel 96 d. C., al tempo della persecuzione di Domiziano.
Le lettere di S. Ignazio, che conobbe gli apostoli e fu vescovo di Antiochia tra il 70 e il 107, quando fu portato a Roma e martirizzato al tempo dell’imperatore Traiano.

Per la datazione dei Vangeli un fondamentale punto di riferimento è il Papiro Ryland, che è del 120 circa. Venne trovato al Fayyum in Egitto, e riporta un passo del Vangelo di Giovanni, l’ultimo dei Vangeli. Secondo la testimonianza di Eusebio di Cesarea, il grande storico del IV secolo, l’ultimo vangelo fu scritto al tempo dell’imperatore Domiziano, morto nel 96.
Il papiro Ryland conferma ampiamente questa testimonianza. Infatti il materiale usato (il papiro e non la pergamena) indica ormai una diffusione popolare, così come il luogo, fuori della Palestina. Il Vangelo di Giovanni è perciò ascrivibile a svariati anni precedenti, appunto intorno alla fine del I secolo.
Del resto già nel II secolo abbiamo l’elenco dei libri canonici da leggere in chiesa: questo celebre documento è chiamato Codice Muratoriano, una pergamena del 160-180 dopo Cristo, che prende il nome dal grande storico e ricercatore Ludovico Antonio Muratori che lo scoprì. Nel Codice Muratoriano sono indicati i Vangeli, gli Atti degli Apostoli, le Lettere di S. Paolo, altre lettere apostoliche e l’Apocalisse.
Se Dan Brown, invece di scrivere il romanzesco Codice da Vinci, avesse riportato il Codice Muratoriano, non avrebbe potuto dire scioccamente che i Vangeli sono del IV secolo; di certo però non avrebbe guadagnato milioni di dollari…

5. Anche i vangeli apocrifi, benchè non riconosciuti validi nelle affermazioni teologiche dalla Chiesa antica, attestano comunque l’esistenza di Gesù e sono stati scritti tra l’età apostolica e il secolo successivo. A differenza di quello che spesso si dice, anche i Vangeli apocrifi affermano la divinità di Cristo, e la sua risurrezione. Svalutano invece gli aspetti più dolorosi dell’umanità di Gesù. In nessun vangelo apocrifo c’è la descrizione di un amore di tipo carnale tra Gesù e Maria Madalena, ed in genere i vangeli apocrifi sono fortemente misogini, come lo erano i loro autori gnostici.
Evidentemente Dan Brown non ha letto nemmeno questi.

6. Nessun autore nemico dei cristiani nei primi secoli ha mai contestato ai cristiani l’esistenza di Gesù. Ne contestavano la risurrezione, cioè la divinità. Così ad esempio il pagano Frontone, l’ebreo Trifone, il platonico Celso, il cinico Luciano di Samosata (II secolo), etc.
Questi avevano tutto l’interesse a negare l’esistenza storica di Gesù, ma non lo fecero mai; anzi, per citare solo Luciano, i cristiani adorano “un uomo che fu crocifisso in Palestina per aver dato vita a questa nuova religione”.


Coloro che oggi vogliono contestare l’esistenza di Gesù devono cancellare le testimonianze di Tacito, di Giuseppe Flavio, dei Vangeli, di S. Paolo, e dei nemici stessi degli antichi cristiani.

Insomma, devono cancellare la storia. E come fanno, con il bianchetto?




Foto in alto: Rifacimento di un poster della contestazione giovanile del '68

7 commenti:

  1. E' giusto e corretto ciò che hai scritto amico mio.

    Vorrei chiederti (se possibile) di poter ripubblicare il tuo post sul mio (nuovo e piccolo) blog e di far conoscere ad altri quanto hai esposto.

    posso??

    Inoltre ti inserisco trta i miei link preferiti se ti fà piacere.

    Fammi sapere scrivendomi anche un'email a: mio.Dio.blog@gmail.com

    "Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?"

    ;)

    Un caro saluto.

    Mikhael

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  2. Caro Mikahel :-)

    sono molto contento che il post ti sia piaciuto e che tu voglia ripubblicarlo anche nel tuo blog :-)

    Più persone lo leggono e meglio è, per togliere così un po' di quel fumo di falsità che ad arte viene sparso da gente senza scrupoli (e senza una vera conoscenza storica) per confondere le idee alla gente...

    Sono ben contento se mi inserisci tra i tuoi link ;-)

    Non mancherò di scriverti e di visitare il tuo nuovo blog :-)

    In bocca al lupo!

    Ciao :-)

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  3. Caro AmicusPlato,
    vorrei farTi notare un particolare che a Voi Credenti continua a sfuggirvi continuamente: alla Storia che per comodità io chiamo "certificata", sono affidate solo pochi, semplici e brevi documenti che accennano ad un uomo chiamato Gesù dagli storici Tacito, Giuseppe Flavio e Plinio il Giovane. Punto. Essi fanno riferimento solo ad un signore molto saggio chiamato Gesù, e nessuno oggi mette in dubbio che non sia mai esistito un uomo "molto saggio" chiamato Gesù. Punto.
    Quello che si dubita, liberamente, è che l'opera di Gesù Cristo descritto nelle sacre scritture ,non essendo opera di storici e tra l'altro neanche coerente fra loro, sia non autentica.
    Ma ripeto: un uomo di nome Gesù è inconfutabilmente esistito.
    Vorrei che fosse permesso dubitare del contenuto "mitologico" delle sacre scritture.
    Cordialmente.

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  4. Carissimo amico Anonimo,

    è ovvio che il punto di partenza è l'esistenza storica di Gesù.
    E questa è assodata.

    Ma non solo perché vi accennano Giuseppe, Plinio il Giovane e Tacito, ma soprattutto perché ne parlano i Vangeli, le lettere paoline, etc., che sono tutti documenti del I secolo, cioè del secolo di Gesù, e scritti da chi ha visto e toccato con mano, o ha avuto modo di consultare i testimoni oculari "fin da principio" (Vangelo di Luca, Prologo).

    Sono certamente testimonianze "di parte", cioè di credenti; ma che hanno visto e hanno testimoniato fino al sangue la loro fede in Cristo Risorto. E non erano degli eroi, come ben saprai...

    Le piccole differenze tra i quattro Vangeli non sono una prova "a carico", ma piuttosto una prova di sincerità e di lealtà degli evangelisti e della comunità cristiana, la chiesa.
    In altri termini, se la chiesa avesse voluto occultare le discrepanze tra i vangeli, lo avrebbe potuto fare eliminandole o accettando solo un vangelo.

    Invece ha lasciato i tre sinottici e Giovanni, con le loro peculiari caratteristiche, anche caratteriali, perché il messaggio di fondo è uno solo: Gesù, che loro hanno visto o sul quale hanno investigato con 'acribia' (Prologo di Luca) è il Cristo, cioè il Messia, l'atteso dal popolo e dalle genti; e il Messia è il Figlio di Dio, che con la sua morte e Risurrezione ci ha liberato dal peccato e dalla morte.

    Solo chi non sa distinguere il particolare dall'essenziale, può rimanere scandalizzato dalle piccole differenze dei vangeli.

    E invece sono proprio quelle differenze che ci fanno certi che siamo davanti a testimoni veritieri, che dicono ciò che ricordano e che sanno.

    Coloro che si accaniscono a cercare queste differenze, si vede che non conoscono la psiche umana: lo stesso fatto, visto da quattro persone, viene narrato nelle parti essenziali in modo identico; ma nei particolari ognuno nota qualcosa che a un altro può sfuggire o apparire in modo un po' diverso, senza intaccare il fatto in se stesso.

    Ciao!

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  5. Caro Amicusplato, al di là della relativa "fragilità" delle fonti latine mi domando perche' vengano compressi e ridotti al rango di dettagli due fatti : 1) la natura eminentemente politica del Concilio di Nicea, ( fortemente voluto da Costantino per coagulare afflati anche molto diversi tra di loro ) che fu atto determinante per tracciare una demarcazione tra agiografia "ortodossa" e "deviata", stravolgendo molti degli elementi presenti nel Cristianesimo delle origini ( come starebbero a dimostrare i recenti ritrovamenti - Rotoli di Qumran e Codici di Nag Hammadi - ).
    2) La stretta somiglianza della figura del Cristo con figure ( Horus ) reperibili in culti pre - Cristiani.

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  6. Caro Elkenar,

    ho visto solo ora il tuo commento, ma sono anche contento di ciò, perché nel frattempo ho avuto modo di "incontrarti" altrove nella blogosfera :-)

    Per quanto riguarda il secondo punto, è assolutamente improponibile anche il minimo raffronto tra Horus e Cristo; è un'invenzione del massone Gerald Massey di fine XIX secolo, ripresa in epoca attuale da una certa Murdock (1999), in un periodo in cui tutti scrivono quello che passa loro per la testa (tipo Dan Brown).
    Scusa, ma che rapporti ci può essere tra un dio in forma di falco adorato dagli Egizi e Gesù?
    Tutti gli studiosi contestano alla Murdock che il suo libro ("la cospirazione di Cristo")manca assolutamente di documentazione storica.

    Tra l'altro è da ricordare che i Vangeli non dicono che Gesù è nato il 25 dicembre.
    La data fu scelta dai cristiani nel III secolo proprio per opporsi alle feste pagane del solstizio invernale. Quindi i Vangeli non hanno copiato proprio nulla.

    Per quanto riguarda il Concilio di Nicea, siccome abbiamo gli atti e tutta la descrizione (Mansi, vol. II), sappiamo benissimo come andò.
    Costantino convocò il concilio insieme al vescovo Osio di Cordova e mise a disposizione il "cursus publicus", cioè i mezzi di trasporto pubblico dell'immenso impero, per dare possibilità ai 318 padri conciliari di recarsi a Nicea e definire la questione nei confronti di Ario e dei suoi seguaci, che negavano la divinità del Figlio di Dio.
    Ma Costantino, dato il saluto ai padri conciliari, non mise più il becco sulle definizioni dogmatiche.
    I Padri conciliari definirono quello che ancor oggi si chiama il Simbolo Niceno, cioè il Credo, che viene recitato ogni domenica alla Messa.

    Che Costantino avesse piacere che nell'impero ci fosse la pace, anche religiosa, è una cosa nota. Ma il Concilio di Nicea si svolse come ogni concilio: un'assise di vescovi che discussero e sottoscrissero gli atti in piena libertà di coscienza.

    I rotoli di Kumran portano luce su aspetti interessanti della comunità di Esseni, a cui forse Gesù in qualche aspetto si ispirò. Ma questo non aggiunge né toglie nulla al messaggio evangelico.
    Con il Concilio di Nicea poi non hanno niente a che vedere.

    Ciao!

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  7. Carissimo Amicusplato, i miei complimenti innanzitutto per la ricchezza di notizie che apporti ad un evento su cui si sta scrivendo di tutto meno che sulla realtà storica dell'esistenza in vita di Gesù Cristo.
    Io non posso definirmi un cattolico praticante, e purtroppo (o per fortuna) non sono un grande cultore della Bibbia, ma non credo che ciò concorra nel mio sentimento di vicinanza col Signore. Certo ognuno di noi si pone delle domande sulla Sua esistenza, ma credo che dappprima bisognerebbe credere di più nell'uomo, e forse è proprio questo il messaggio di Gesù.

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