Comprare, vendere, commerciare esseri umani è da secoli
considerato un crimine contro l’umanità.
Ridurre la persona ad un oggetto è ciò che di più spregevole
si possa fare.
Se poi questo turpe commercio riguarda bambini, allora siamo
di fronte a vera e propria aberrazione.
Coloro che sottraggono i figli ai loro genitori si chiamano rapitori di
bambini, o per dirla in inglese, così di moda per questi argomenti, si tratta
di “kidnapping”.
È ciò che in pratica hanno fatto Nichi Vendola e il suo
compare: quest’ultimo ha dato il seme per un ovulo di una donna californiana,
impiantato poi nell’utero di un’altra donna indonesiana, dietro pagamento.
Quindi, per risultato, abbiamo come padre il compare di
Vendola, e come madre una donna californiana e in subaffitto una madre
indonesiana (quella che ha partorito).
E Vendola che c’entra con questo figlio, assemblato in mezzo mondo, e tutto tranne che
suo? Meno che niente, ovviamente. Ma lui si dichiara padre e festeggia.
Quando i due compari verranno in Italia, all’aeroporto, allo smistamento “bagagli” dovrebbero trovare la polizia che arresti i rapitori del bambino
(dov’è la mamma?) e li ammanetti come kidnappers.
Sarà così? Ma per favore! Troveranno un giudice compiacente
che dichiarerà la povera innocente creatura figlia di una coppia di uomini e di
nessuna mamma.
Tutto secondo natura, no?
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