martedì 28 aprile 2015

25 aprile. Tanta retorica e un tragico terremoto






Il 25 aprile scorso, mentre una stucchevole retorica celebrava in Italia i partigiani (?), un tremendo terremoto ha scosso e fatto crollare “il tetto del mondo”, in particolare il Nepal.

In poco più di un minuto si sono avute migliaia di vittime; la tragica conta è giunta a 4.000, ma il numero è destinato purtroppo a salire. Sono state distrutte città e luoghi mitici, patrimonio dell’umanità, come Kathmandu e Pokhara.

In luoghi che nell’immaginario collettivo sono il simbolo stesso della pace e della serenità dello spirito, si è scatenato un vero e proprio inferno. Dall’Everest si è staccata una valanga che ha seppellito decine di alpinisti e ha fatto centinaia di feriti.

Nel disastro totale sono morti anche 4 italiani, e 40 risultano ancora dispersi.

La situazione si aggrava di giorno in giorno, per la mancanza di qualsiasi genere di  necessità, compresa (sembra incredibile) anche l’acqua. Un milione di bambini sono a rischio di morte per malattie e denutrizione.

Un ennesimo trionfo della morte, in questa nostra epoca che sembra diventata davvero, per dirla con Neruda, “l’età della cenere” e pare di udire “le ruote dell’Apocalisse”.

La vita e la morte, nel loro ennesimo scontro.

Voglio postare Der Erlkönig, una drammatica romanza di Goethe con la musica sublime di Schubert (1815). È la storia di un fanciullo che il padre cerca di strappare inutilmente alla morte, rappresentata dalla voce del re degli Elfi. 

Un appello perché in Nepal invece la morte non vinca, ma prevalga la forza del bene, espressa nell’aiuto ai sopravvissuti, specialmente ai più piccoli.

E un omaggio alle vittime con una musica di altissimo valore, degna del “tetto del mondo”.

Anche la splendida interpretazione di Anne Sofie von Otter e la direzione di Claudio Abbado impreziosiscono questo capolavoro musicale di Schubert.


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