Mentre Google onora oggi con un bel logo il genio di Maria Gaetana Agnesi, matematica, scienziata, filosofa, benefattrice e quant’altro, vissuta in Lombardia nel XVIII secolo, dobbiamo leggere la notizia che in questi giorni Meriam Yehya Ibrahim, una cristiana di 27 anni del Sudan, incinta di otto mesi e madre di un altro bambino di 20 mesi, è in carcere ed è stata condannata a morte per apostasia e adulterio, cioè per essersi convertita al cristianesimo rinnegando la religione islamica e per aver sposato un cristiano (in ciò consisterebbe l’adulterio).
“Ti abbiamo dato tre giorni di tempo per rinunciare alla fede cristiana, ma tu continui a non voler tornare all’Islam e dunque ti condanno a morte per impiccagione”. Così il tribunale di Karthoum.
La donna, prima di essere
impiccata, dovrà ricevere anche 100 frustate...
Se non fosse tragica, la faccenda
avrebbe veramente del grottesco.
Ma che razza di religione e di
legge (la cosiddetta sharìa) è arrivata ai nostri giorni? Ma da quale incubo
notturno si sono materializzati questi giudici di Karthoum? Ma dove è andato a
finire nell’islam il cervello di Avicenna, Averroè, Al-Khwarizmi e di tanti
altri grandi pensatori, matematici, scienziati, giuristi, del millennio passato del mondo
islamico?
Non si vergognano questi tali a sentenziare la morte di una donna (incinta!)
per le sue idee religiose e per il suo matrimonio? Però questi tali hanno assicurato che la
condanna avverrà dopo che la donna avrà partorito... Ma come sono umani, loro,
direbbe Fantozzi.
Non bastava Boko Haram; ora c'è anche la sharìa del Sudan.
Non bastava Boko Haram; ora c'è anche la sharìa del Sudan.
Mi unisco all’indignazione
mondiale per questa annunciata condanna, che fa vergogna a chi l’ha pronunciata
e mette in ridicolo una religione che 1000 anni fa era (forse) più civile di oggi.
Meriam deve essere subito rimessa
in libertà, perché possa vivere con il marito che ha scelto, allevare i figli secondo
coscienza e professare la fede che vuole.
Perfino Averroè, il grande
commentatore musulmano di Aristotele, l’uomo del libero pensiero, sarebbe d’accordo.
È vissuto nel XII secolo.
Condivido in pieno le tue parole e la tua santa indignazione!!!!
RispondiEliminaUn risultato è già stato ottenuto: la revisione del processo, con altra accusa in cui non è prevista la pena di morte.
EliminaVedremo di che si tratta.
Ma il problema è proprio il processo in sé stesso: processo di che? Mah!
Un abbraccio, cara Annamaria :-)
Allucinante, caro Antonio.
RispondiEliminaHo letto pure io d'un nuovo processo...mah, vedremo.
Ti abbraccio.
Un grande abbraccio anche da parte mia, carissima Gianna :-)
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